Un libro a tre piste
di Maurizio Tiriticco
Massimo Di Menna, Luigi Nardo, Ettore Vitale, Tifo per il Barcellona, pp. 104, € 18,00, Tullio Pironti editore, Roma, 2013
Quante ricerche, oggi, sui nuovi mezzi della comunicazione! E su quanto possano implementare i messaggi che con essi sono veicolati! E non c’è nessuno che non sappia o abbia sentito dire che il mezzo è il messaggio: quella rivoluzione che McLuhan annunciò fin dal lontano 1967, ma che pochi o nessuno hanno completamente tradotto in nuove forme di comunicazione. I libri sono sempre quello che sono, la Tv idem e così via! Potremmo anche aggiungere tutte le diavolerie offerte oggi dal web, dai cellulari o dai social network! Ma sono più divertissement che veri e propri “mezzi/messaggi”.
Perché le virgolette? Perché, contrariamente a quanto si è da sempre pensato, che cioè ciò che conta è il messaggio e che il mezzo è ininfluente, il nostro McLuhan ha dimostrato che non è affatto così e che ogni mezzo non solo condiziona il messaggio, ma lo caratterizza anche e lo sostanzia nei suoi contenuti comunicativi! Un mezzo “altro” produce un messaggio “altro”! Negli stessi anni gli analitici inglesi scoprivano la “corposità” stessa del linguaggio! Altro che parole parole parole! Che differenza corre tra un “ti amo” e un “ti condanno a morte”? Sono solo parole? E Carlo Levi ci ha insegnato che “le parole sono pietre”. Fare tesoro di queste intuizioni, di queste nuove realtà che hanno investito il mondo della comunicazione, è o sarebbe indispensabile, anche se non è cosa facile!
Confesso di essere rimasto stupito e sconcertato quando ho avuto il primo impatto con il Tifo per Bercellona! Mi aspettavo la presentazione di sempre: una presidenza con gli amici dell’autore, i complimenti di rito, qualche intervento benevolo e l’autore che gongola e ringrazia! Poi la corsa alla dedica autografa. E qualche pasticcino che chiude sempre in bellezza! Ebbene, niente di tutto questo! Ma i pasticcini c’erano! Un’altra cosa? Un altro mondo? Un altro libro? O meglio un libro “altro?” Proprio così! Un libro “altro”! Tre autori, tre linguaggi, tre piste! Il testo descrittivo/argomentativo, il testo narrativo/informativo, le immagini, per illustrare, far ricordare, sottolineare, enfatizzare! Ma pur sempre un unico oggetto!
Non siamo abituati a testi, o meglio ad ipertesti cartacei di questo tipo e confesso che – nonostante la mia pretesa preparazione in teorie dell’informazione e della comunicazione – ho fatto un po’ di fatica a capire… dopo un primo difficile impatto! Una scelta coraggiosa, che farà scuola certamente. In genere un recensore va subito alla pagina 1! Con il libro in questione non mi sono comportato così! Ho capito che l’oggetto fisico è importante, il suo peso, i colori della copertina… E’ un libro quadrato con cerchi multicolori a spirale su di una copertina scura: linee rette e linee curve, quanto basta per sollecitare un lettore, anzi un fruitore, un po’ smaliziato, quale penso di essere, a pensare che il volume vuole impegnare i due emisferi del nostro cervello, quello sinistro blu e quello destro rosso: quello delle indispensabili informazioni e quello delle altrettanto indispensabili emozioni! Inoltre un titolo in totale divergenza! Insomma quel poesia e non poesia crociane che una buona volta si coniugano insieme!
Trent’anni della storia della nostra scuola, o meglio trent’anni della nostra storia, perché la scuola è la popolazione intera che apprende e cresce, e che fa la cultura del nostro Paese, cultura in senso lato, ovviamente! E che si intreccia con la storia di noi tutti. Quindi avanza la colonna portante di Massimo Di Menna, che traccia il filo rosso dei governi e dei governati, delle trattative e dei contratti, con richiami colti: i limiti del relativismo, la necessità dell’evoluzionismo, gli auspici per un Europa dei popoli in un contesto laico e democratico. Il sindacato non è solo contrattazione, se è sindacato avanzato e responsabile. La strategia minuta del contrattare non può non discendere da una visione alta di quello che un sistema educativo di istruzione e formazione è e deve essere, oggi e domani.
E alla colonna portante dell’argomentazione si affianca il piombo della narrazione meticolosa, anno dopo anno, dei fatti salienti, non solo della scuola, ma dell’intero mondo da cui il vero e produttivo insegnare/apprendere non può mai prescindere. Il giornalista Luigi De Nardo attende ottimamente a questo gravoso e puntuale compito di ritrovare costantemente tutte le maglie che legano il fatto scuola ai fatti della vicenda storica, politica e sociale.
E pagina dopo pagina le illustrazioni curate da Ettore Vitale, ora narrative, i manifesti, i volantini, le copertine di pubblicazioni colte, e tante immagini, sempre fortemente conative, un Pertini montanaro, la Sofia Loren de “La Ciociara”, Dario fo, Falcone e Borsellino, i Mondiali di calcio e l’aquilone che torma a volare su Kabul. Tutto ci si sfila davanti a rinforzare le informazioni date dalla colonna portante di Di Menna.
“La simbologia del filo… è legata alla specificità della scuola”, ci dice Vitale. E’ una simbologia che concorre alla costruzione di un libro come “spazio aperto”. Sono saggi insegnamenti che ci vengono da lontano, dall’Opera aperta di Eco, dalla visione strutturalista di un Escarpit o dalle avvincenti e seduttive intuizioni di un Roland Barthes. “In uno spazio aperto – scrive Vitale – gli elementi grafici e le lettere assumono l’aspetto di figure integrate nell’ambiente. Le lettere, che con la loro combinatoria formano la scrittura e la comunicazione della conoscenza”…. Il filo che non solo consente di attraversare il susseguirsi dei fatti, ma di costruire costantemente un “collegamento tra passato e presente e presente e futuro… tra tradizione e innovazione… il filo come tessitura del sapere”.
In conclusione, al di là del valore intrinseco dell’opera, che consente a ciascuno di noi di ripercorrere la storia della nostra scuola mai scollegata dalla nostra storia complessiva, penso che il volume possa essere inteso anche come un libro laboratorio. Un libro nuovo, capace di dire molto di più di quanto ci raccontano quelli a cui siamo abituati, pagina dopo pagina, rigo dopo rigo, un inizio e una fine. Nel libro dei nostri tre amici è difficile trovare un inizio e una fine… è un libro aperto nel tempo, come aperta quella scuola che viene da lontano, implementa il presente e… dovrebbe costruire il nostro futuro!
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.