7 novembre BES e Sostegno in Senato

Si svolge in Senato la seguente interrogazione:

INTERROGAZIONE SUGLI INSEGNANTI DI SOSTEGNO PER ALUNNI CON BISOGNI EDUCATIVI SPECIALI (BES)

(3-00348) (10 settembre 2013)

SERRA, BOCCHINO, MONTEVECCHI, CIOFFI, SCIBONA, PEPE, BERTOROTTA, CRIMI, CAPPELLETTI, VACCIANO, SIMEONI, DONNO, GAETTI, MORRA, BIGNAMI, MOLINARI – Ai Ministri dell’economia e delle finanze e dell’istruzione, dell’università e della ricerca – Premesso che:

la legge n. 104 del 1992, nota come “legge 104”, legge per l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti delle persone portatrici di handicap, definiva (art. 3) in maniera precisa il concetto di handicap in relazione alla partecipazione sociale delle persone: la persona handicappata è “colui che presenta una minorazione fisica, psichica o sensoriale, stabilizzata o progressiva, che è causa di difficoltà di apprendimento, di relazione (…) e tale da determinare un processo di svantaggio sociale e di emarginazione”;

la legge n. 170 del 2010, ad integrazione della precedente legge 104, riconosce come portatori di DSA (disturbi specifici dell’apprendimento) gli individui che presentano deficit come la discalculia, la disgrafia, la disortografia e la dislessia;

la direttiva ministeriale del 27 dicembre 2012 introduce e definisce i BES (bisogni educativi speciali) o SEN (special educational needs) come disturbi non necessariamente certificabili, per la cui identificazione si fa riferimento al modello diagnostico ICF (International classification of functioning); inoltre la stessa direttiva ministeriale individua il PAI (piano annuale per l’inclusività) come strumento che possa contribuire ad accrescere la consapevolezza dell’intera comunità educante sulla centralità e la trasversalità dei processi inclusivi;

storicamente la nozione di BES o, meglio, quella di SEN compariva per la prima volta in Inghilterra nel rapporto Warnock nel 1978. In tale documento si rilevava la necessità di integrare, nelle scuole della Gran Bretagna, gli alunni, tradizionalmente considerati “diversi”, mediante l’utilizzo di un approccio inclusivo basato sull’individuazione di scopi educativi comuni a tutti gli allievi, ciò a prescindere dalle loro abilità o disabilità. Successivamente, con lo Special educational needs and disability Act del 2001, si affermava l’esigenza di prevenire ogni forma di discriminazione in ordine all’ammissione scolastica degli alunni con bisogni educativi speciali e di promuoverne la piena partecipazione alla stessa. Si tratta, quindi, di una consapevolezza già raggiunta e risalente nel tempo;

considerato che:

dalla lettura di dati statistici forniti dal Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca si evidenzia che nell’ultimo decennio in Italia il numero di alunni certificati come disabili è progressivamente cresciuto, passando da una percentuale dell’1,7 per cento nell’anno scolastico 2000-2001 al 2,5 nell’anno scolastico 2010-2011; con un incremento del 50,9 per cento, corrispondente a circa 64.000 alunni a livello nazionale. Una percentuale elevata di alunni con disabilità si riscontra nella scuola secondaria di primo grado (3,3 per cento). Inoltre, tra gli alunni stranieri è in continua crescita il numero di studenti disabili. Occorre rilevare che i dati ministeriali, relativamente all’anno 2009-2010, riscontrano che la presenza di alunni stranieri nella scuola italiana è cresciuta mediamente del 7 per cento rispetto all’anno precedente, tuttavia la crescita del numero di stranieri con disabilità sfiora il 20 per cento. Un ulteriore dato, relativo all’anno scolastico 2010-2011, riguarda la disomogeneità nella distribuzione degli alunni con disabilità tra le regioni italiane con un’incidenza minima dell’1,7 per cento in Basilicata e una massima del 2,9 per cento nel Lazio, a fronte di una media nazionale del 2,3 per cento. Si unisce a questo la variabilità tra le regioni italiane del rapporto fra alunni disabili e insegnante di sostegno, valore massimo 2,5 riscontrabile in Abruzzo e minimo 1,62 riscontrabile, invece, nella Basilicata; la media nazionale è di 2,0. Un aumento così rilevante di patologie in età evolutiva e la sua disomogeneità di distribuzione sul territorio non è riscontrabile in studi epidemiologici;

la circolare del Dipartimento per l’istruzione del Ministero del 6 marzo 2013 esplicava la necessità di realizzare un gruppo di lavoro per l’inclusione (GLI) con le seguenti funzioni: rilevazione dei BES presenti nella scuola, raccolta di documentazione per gli interventi didattico-educativi, consulenza e supporto per strategie e metodologie delle gestioni delle classi, raccolta e coordinamento delle proposte formulate dai singoli GLH (gruppi di lavoro handicap) operativi sulla base delle effettive esigenze;

la nota esplicativa del Dipartimento per l’istruzione, prot. n. 0001551/2013 del 27 giugno 2013, precisa che il PAI non rappresenta per l’insegnante un ulteriore adempimento burocratico, ma va inteso come uno strumento di accrescimento dell’intera comunità educante in quanto coinvolge non solo la scuola ma anche il personale ATA, le famiglie interessate e le relative competenze territoriali;

considerato inoltre che:

il taglio dei BES nelle scuole è stato rinviato di un anno dal Ministro dell’istruzione, quindi da settembre 2014 gli alunni, con alcune disabilità, non potranno usufruire di un insegnamento individualizzato;

è prevista, contestualmente, una riduzione notevole del contingente di docenti di sostegno,

si chiede di sapere:

se i master universitari di primo livello sui BES già avviati in alcune regioni, e in procinto di partire, dal prossimo anno scolastico, in altre, consentiranno all’insegnante curriculare di acquisire le competenze necessarie per lo svolgimento di un ulteriore servizio di estrema importanza e delicatezza;

se l’alunno BES verrà opportunamente seguito in classe dall’insegnante che dovrà programmare la lezione conciliando i differenti tempi di apprendimento dell’alunno con disabilità rispetto a quelli del gruppo classe;

quali siano gli effettivi vantaggi, per un alunno BES, di un insegnamento che si svolge esclusivamente in classe, dove difficilmente potrà beneficiare di una didattica e di una programmazione individualizzate con contenuti semplificati ed esoneri dallo studio di alcune materie;

se il contesto che viene proposto agli alunni con bisogni educativi speciali possa rappresentare quell’ambiente educante in cui ciascuno ha il diritto di sentirsi seguito e valorizzato nella sua individualità;

quali siano i motivi dei tagli operati dal Ministero dell’istruzione che hanno colpito in modo incisivo proprio quei docenti preposti all’insegnamento-affiancamento degli alunni con tali svantaggi; allievi che dovrebbero, invece, essere al centro dell’attenzione della scuola quale massimo organo educativo e sociale.

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GALLETTI, sottosegretario di Stato per l’istruzione, l’università e la ricerca. Signor Presidente, l’interrogante chiede una serie di misure in materia di inclusione degli alunni con bisogni educativi speciali (BES) in ambito scolastico.

Il tema illustrato dall’onorevole interrogante è stato già affrontato nella discussione di altri atti di sindacato ispettivo di analogo contenuto e nelle precedenti occasioni è stato sottolineato che la direttiva del 27 dicembre 2012, recante strumenti d’intervento per alunni con bisogni educativi speciali e organizzazione territoriale per l’inclusione scolastica, estende agli alunni con bisogni educativi speciali (BES) i principi contenuti nelle leggi n. 104 del 1992 (legge quadro per l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate) e n. 170 del 2010 (nuove norme in materia di disturbi specifici di apprendimento in ambito scolastico) e che l’obiettivo del sistema scolastico è assicurare l’inclusione degli alunni in situazioni svantaggiate attraverso lo sviluppo delle loro potenzialità e capacità.

Ciò premesso, sulle specifiche questioni sollevate in questa sede, si rappresenta quanto segue: riguardo al contingente dei docenti di sostegno, il recente decreto legge n. 104 del 12 settembre 2013 – appena approvato – ha previsto un incremento della dotazione organica di diritto dei posti per 26.684 unità nell’arco di tre anni e le relative assunzioni sui posti autorizzati, che saranno effettuate in aggiunta a quelle ordinarie di sostituzione del personale collocato a riposo.

Come già ricordato nelle precedenti occasioni, si tratta di interventi in linea con un ben preciso programma di valorizzazione del sostegno già in atto da alcuni anni, nell’ambito del quale si collocano: l’attivazione di posti in deroga a fronte di situazioni di particolare gravità (articolo 9, comma 15, del decreto-legge n. 78 del 2010); l’aumento del numero di insegnanti (che negli ultimi quattro anni è passato da 88.441 dell’anno scolastico 2007-2008 ad oltre 101.301 nell’anno scolastico 2012-2013, con un rapporto fra docenti ed alunni corrispondente a 1 docente su 1,99 alunni); la tendenza alla stabilizzazione degli stessi (nell’anno scolastico 2011-2012 la quota di insegnanti a tempo indeterminato sul totale dei posti in organico è stata pari al 63,4 per cento, contro il 48,5 per cento registrato nell’anno scolastico 2004/2005).

In merito alla formazione del personale docente, il Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca ha sottoscritto il 5 luglio 2011 un accordo quadro con le università presso le quali sono attivati corsi di Scienze della formazione mediante i quali sono stati attivati complessivamente 70 master di primo livello sui disturbi specifici dell’apprendimento e 40 master di primo livello su disabilità specifiche, tra le quali la sindrome di deficit di attenzione e iperattività e il ritardo mentale, che rientrano proprio nell’ambito dei BES.

I suddetti master, attivati su tutto il territorio nazionale, hanno durata annuale e prevedono 1.500 ore di insegnamento suddivise tra lezioni teoriche, laboratori, formazione a distanza, partecipazione a forum di discussione e stage.

La platea dei docenti formati o in formazione raggiunge quasi le 11.000 unità a cui vanno ad aggiungersi i docenti formati attraverso gli interventi organizzati dagli uffici scolastici regionali.

Con la circolare ministeriale n. 8 del 6 marzo 2013 è stato inoltre previsto il potenziamento della rete dei Centri Territoriali di Supporto (CTS), ai quali si affiancheranno i Centri per l’Inclusione (CTI), già presenti in alcune Regioni, che forniranno supporto alle scuole anche organizzando attività di formazione.

Per quanto concerne l’inclusione dell’alunno con bisogni educativi speciali, oltre a quanto già detto sulla centralità di tale principio in questa e nelle precedenti occasioni, va ricordato che il Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca, già dal 2010 ha avuto cura di diffondere presso le scuole il modello di rilevazione dei BES elaborato dall’OMS assumendo tale modello come approccio alla didattica e alla programmazione focalizzato sul ruolo determinante dell’ambiente scolastico e sull’analisi dei fattori contestuali che fungono da elementi di facilitazione o di ostacolo per i risultati scolastici degli alunni con BES.

Merita poi ricordare quanto previsto dalla circolare n. 8 del 6 marzo 2013, secondo la quale il gruppo di lavoro per l’inclusione di ciascuna istituzione scolastica è tenuto ad elaborare una proposta di piano annuale per l’inclusività quale strumento che possa accrescere la consapevolezza dell’intera comunità educante sulla centralità e la trasversalità dei processi inclusivi in relazione alla qualità dei risultati educativi.

Secondo le indicazioni fornite dal Ministero agli uffici scolastici regionali, con nota del 27 giugno 2013, durante l’anno scolastico in corso saranno sperimentate e monitorate metodologie e pratiche organizzative per l’attuazione della direttiva del 27 dicembre 2012 e della citata circolare n. 8 del 2013.

 

BOCCHINO (M5S). Signor Presidente, vorrei innanzitutto ringraziare il Sottosegretario per la risposta articolata e precisa data alla nostra interrogazione rispetto alla quale possiamo dichiararci solo parzialmente soddisfatti. Prendiamo atto di tutte le iniziative che il Ministero ha messo in opera per la formazione dei docenti ed anche delle iniziativa previste nel decreto-legge cosiddetto scuole per aumentare il numero dei docenti di sostegno.

Tuttavia, non possiamo non rimarcare che tutto l’argomento del sostegno nella scuola pubblica italiana è in grandissima sofferenza.

In particolare, mi riferisco alla notevole mole di ricorsi che ogni anno vengono posti in essere dalle famiglie, al fine di riconoscere il diritto dell’alunno di avere una assistenza adeguata al grado di disabilità che possiede. Tanto grande è questo disagio che addirittura lo stesso decreto‑legge n. 104, che abbiamo appena approvato, prevede l’esenzione del contributo unico per i processi amministrativi riguardanti proprio i casi di mancata assegnazione delle ore di sostegno.

Quindi, la sofferenza c’è e i posti messi a disposizione da questo decreto‑legge sono comunque sufficienti. Ricordo che si raggiungerà il 100 per cento dell’organico dell’anno scolastico 2006‑2007 soltanto fra tre anni. Noi avevamo presentato un ordine del giorno per anticipare questo pareggio, ma anche quell’organico a cui si riferisce il decreto scuola è esso stesso insufficiente per coprire tutti i posti di cui ha bisogno il sistema scolastico.

Pertanto, ci riteniamo soltanto parzialmente soddisfatti.