La ripetenza è un diritto?

La ripetenza è un diritto?

di Salvatore Nocera

Leggo su Superando del 13 Novembre l’articolo “ una vittoria a metà per Alberto  ” nel quale si riferisce di una sentenza del TAR Puglia ( in vero deve trattarsi di ordinanza sospensiva) che ha riammesso a ripetere il quinto anno di una scuola superiore un alunno con disabilità che seguiva un pei differenziato.

Non ho letto l’ordinanza e quindi  mi permetto di riferire a caldo le mie impressioni di dissenso dalla stessa. Intanto si comprende perché l’ordinanza ammette l’alunno solo sino ad Aprile 2014 , poiché in tale data ci sarà la discussione di merito del ricorso. Come mai però il TAR non ha precisato che l’alunno dovesse avere tutti i diritti degli alunni con disabilità a partire dal sostegno didattico, che attualmente viene negato dalla scuola?

Ma ciò che prioritariamente mi lascia perplesso è lo svolgimento dei fatti, interpretati alla luce della normativa vigente:

L’alunno, d’intesa con la scuola, non si è presentato agli esami e la scuola gli ha rilasciato l’attestato coi crediti formativi, previsto per gli alunni che svolgono un pei differenziato.

Per legge un alunno che non si presenta agli esami viene bocciato; ma ciò non gli dà diritto alla ripetenza; questa dipende da una delibera del Collegio dei docenti che può essere positiva o negativa. Quindi qui manca un passaggio fondamentale che è la delibera del Collegio dei docenti che nega la ripetenza. A mio avviso, una ripetenza col pei differenziato non ha senso, poiché le ripetenze servono in un tempo più lungo a far raggiungere gli obiettivi minimi dei programmi ministeriali, mentre il pei differenziato per definizione non deve raggiungere tali obiettivi. Altra anomalia è costituita dal fatto che la scuola ha rilasciato l’attestato , che deve essere invece rilasciato dalla Commissione di esami e, se l’alunno non si presenta agli esami, perde il diritto ad avere anche l’attestato.

Ma veniamo alle motivazioni dell’ordinanza come riferite da Superando:”

Ma i genitori non ci stanno e  presentano richiesta di sospensiva al TAR di Lecce e i Giudici danno ragione alla famiglia, sostenendo che l’allontanamento del giovane dall’ambiente scolastico «potrebbe rivelarsi particolarmente pregiudizievole per il ragazzo, avuto riguardo al suo stato di salute psichica».
Non solo, secondo la Sentenza, «la mancata frequentazione della scuola dove il giovane risulta essere ben integrato, può ripercuotersi negativamente sullo sviluppo e il consolidamento delle sue capacità relazionali».”

A chi obietta che l’alunno verrebbe parcheggiato, la famiglia replica che” Noi non parcheggiamo nessuno. Alberto fa canto, danza, tiro con l’arco, ippoterapia. Per noi è un percorso di riabilitazione”

Sia la motivazione della sentenza che la spiegazione della famiglia mostrano un palese e totale travisamento del senso dell’inclusione previsto dalla nostra normativa. Infatti se l’inclusione servisse solo a garantire un ambiente affettivamente accogliente per gli alunni con disabilità , essi potrebbero rimanere in classe senza limiti di età; se inoltre le attività svolte da un alunno sono quelle indicate dalla famiglia, non si vede a che cosa possa servire un anno in più per migliorare  gli apprendimenti dell’alunno che si possono realizzare benissimo in centri sportivi, culturali, teatrali e centri diurni. La scuola, anche e soprattutto per gli alunni con disabilità deve garantire una crescita  “ negli apprendimenti “ scolastici, secondo l’art 12 comma 3 l.n. 104/92, ovviamente secondo le effettive capacità di ciascuno. Infine a scuola non si fa né può farsi riabilitazione, perché si fa educazione ed istruzione. Per questo c’è stata l’importantissima sentenza n. 215/87 della Corte costituzionale e per questo noi delle associazioni ci battiamo per garantire un ciclo di studi sino al compimento delle scuole superiori come per tutti i compagni senza disabilità.

Dubito che la sentenza di merito, se tenesse conto di queste argomentazioni, potrebbe accogliere il ricorso. Se lo accogliesse, sarò curioso di conoscere le motivazioni che difficilmente coincideranno con la pluriennale cultura dell’inclusione scolastica in Italia.

So che queste mie parole solleveranno dibattito; ma è bene che ci sia ciò per chiarire bene i fondamentali dell’inclusione che , in questi ultimi anni, si stanno notevolmente offuscandosi sia da parte del Ministero che accetta la delega dei docenti curricolari ai soli docenti per il sostegno, sia da parte di talune famiglie che hanno una visione individualistica e non più corale dell’inclusione.