“Tuteli la dignità della scuola”. E l’aggressione dei genitori alla prof diventa un caso

da Repubblica.it

“Tuteli la dignità della scuola”. E l’aggressione dei genitori alla prof diventa un caso

Centinaia di interventi alla storia raccontata su Repubblica.it (che è stata condivisa decina di migliaia di volte sui social network). Testimoniano la crisi dell’universo scuola. E raccontano del rispetto reciproco dimenticato

di SALVO INTRAVAIA

“Non tornare indietro, la dignità va difesa”. Si trovano anche dubbi e contestazioni, ma non sono solo professori i tanti che – tra le centinaia di commenti arrivati a Repubblica.it – hanno deciso di intervenire per sostenere l’operato della prof aggredita verbalmente dal padre di un alunno. La storia, rigorosamente anonima , è stata raccontata due giorni fa da Repubblica.it. Oltre alla denuncia l’intenzione era – infatti – sollevare il problema del rapporto genitori-docenti nella scuola e, soprattutto, far riflettere sull’entrata in crisi di un rapporto di rispetto reciproco nel “triangolo dell’istruzione” (prof-genitori-ragazzi).

Un alunno accusato di avere copiato un compito a casa. I genitori che irrompono a scuola aggredendo (verbalmente) e offendendo l’insegnante davanti agli alunni (con l’aggravante di un “lei non sa che io sono un poliziotto…”). La professoressa li querela, poi agitata dal dubbio di accogliere la richiesta di ritirare tutto . E i lettori che si schierano sul sito di Repubblica, per lo più con la lei, la professoressa colpita nella sua dignità.

“Da genitore  –  scrive g67  –  dico alla professoressa di non scendere a compromessi e non ritirare la querela, per il bene del ragazzo che speriamo in futuro capisca l’errore dei suoi genitori e non lo ripeta quando a sua volta sarà genitore”. Ma quello che emerge è anche lo screditamento sociale che ha colpito la figura del docente negli ultimi anni. “L’educatrice  –  scrive Jov Attelappesca  –  deve proseguire l’azione intrapresa perché possa essere di esempio a tutti coloro che hanno seguito la vicenda. L’azione è aggravata dalla posizione del genitore che si qualifica come tutore della legge. Forse è arrivato il momento di tornare al rispetto della professione di insegnante”.

Segue un vero e proprio diluvio di critiche al genitore-poliziotto “arrogante, che svilisce la divisa che porta”. Alcuni non riescono a mandare giù episodi come quelli della scuola Diaz nel 2001, durante il G8 di Genova, o il caso Aldovrandi, che nel 2005 portò alla morte di Federico Aldovrandi ad opera di alcuni poliziotti che lo fermarono durante la notte del 25 settembre. Poliziotti che vennero ritenuti colpevoli e condannati a 3 anni e sei mesi di reclusione. Ma c’è anche chi invita a non fare di “tutta l’erba un fascio”. “Ammiro i tutori dell’ordine per il nobile lavoro che fanno”, aggiunge ninoben.

Anche se dai tutori dell’ordine gli italiani si aspettano di più. Quello che reputano insopportabile e diseducativo al massimo è quel “lei non sa chi sono io”, che troppo spesso si pronuncia in Italia.
“L’articolo dà la possibilità ad insegnanti e no di descrivere l’aria che si respira a scuola. Purtroppo  –  spiega cap82  –   questo è ciò che avviene giornalmente nella scuola italiana. I genitori non fanno altro che denigrare la figura dell’insegnante e i ragazzi ne approfittano. I presidi, a volte, si schierano contro i docenti; sono accecati dall’ansia di essere i “manager d’azienda” che deve far sembrare la propria scuola la migliore di tutte e dove gli studenti hanno i voti migliori”.

“Gli insegnanti non ne possono più”.  “Basta, se in Italia un docente rimprovera o corregge un nostro figlio (genio) è la fine del mondo”, commenta tano50. “Se ritira la querela  –  ammonisce quidvis  –  scredita la categoria”. Con i nostalgici che ricordano i tempi che furono. “Ai mie tempi  –  ricorda luigils65  –  vi era più rispetto per gli insegnanti”. In tanti raccontano di non avere mai “avuto ragione dai genitori nei confronti dell’insegnante”. Anche fabio54perugia, docente universitario,  è solidale con la prof offesa. “Esprimo tutta la mia solidarietà alla professoressa offesa e minacciata, per di più da un agente di polizia!! La scuola italiana deve divenire più selettiva, non il contrario”, scrive.

Ma, per tanti lettori, anche la scuola e le istituzioni scolastiche sono da condannare perché non hanno preso le difese dell’insegnante. “La decisione  –  spiega Cado Mai  –  andrebbe presa in modo collegiale dalla preside e da tutti gli insegnanti. Non è solo il singolo che è stato offeso ma tutto l’istituto”. “Le istituzioni dove sono?”, si chiede codiceporta. “Dove era il dirigente scolastico quando la scenata ha avuto luogo? Chiunque può entrare a scuola, interrompere le lezioni e insultare i prof?”. “Sarebbe auspicabile  –  aggiunge bagigioff  –  che il ministero diventi querelante al posto dell’insegnante”.

Ma secondo tantissimi lettori è il ruolo del genitore che oggi vacilla. “E’ proprio il comportamento di questi genitori che spingono i giovani a non essere responsabili di nulla”, osserva vifer35. E mistikpizza parla di “ragazzi iperviziati e genitori superprotettivi”. “Una volta  –  dice  –  l’alunno avrebbe avuto un rimprovero dai genitori per spronarlo a studiare di più”. Ma c’è chi getta la croce sui docenti. “L’insegnante  –  si chiede eldorado  –  come fa a dire che non era farina del suo sacco? Spesso gli insegnanti sono di basso livello come i poliziotti e magari ha giudicato l’allievo solo in base a simpatie personali o in base alla classe sociale di appartenenza del ragazzo, ormai l’Italia è diventata un reality a cielo aperto popolato da buffoni di tutti i tipi”.

“I professori  –  sostiene semprevigile  –   non sono dei santi o dei geni, sono delle persone come tutti che possono sbagliare, però difficilmente si può mettere in discussione il loro operato”. “Perché non succede mai che gli insegnanti abusino del loro potere?”, aggiunge istiklal85. I moderati invitano la docente ad assumere una soluzione “salomonica”. Non ha dubbi Claudio Marrocu: “Scuse pubbliche  –  scrive  –  in presenza di alunni e professori”. “Giunga ad un accordo bonario con quell’individuo  –  consiglia statodidiritto  –  rimettendo la querela in cambio di una grossa somma economica da devolvere in beneficenza, magari proprio alla parrocchia del quartiere di questo signore. Il modo migliore per punire certa gente, da sempre, è toccargli il portafoglio”.

E c’è perfino chi dubita della veridicità dell’episodio. “Dubito  –  sostiene titanio  –   che un agente di polizia, oltretutto sotto ufficiale, si metta a pubblicizzare apertamente la propria posizione lavorativa innanzi all’insegnate di suo figlio. E’ un altra delle tante invenzioni che devono comunque poter scatenare un dibattito e mettere in cattiva luce le forze dell’ordine. Ci saranno sicuramente occasioni in cui alcuni ufficiali fanno pesare il loro ruolo istituzionale, ma non credo sia questo il caso”. Mentre per luciano2206 “bisogna conoscere tutta la storia prima di sentenziare, i giornali scrivono sempre quello che vogliono! Devono vendere le notizie, è un business non è informazione!”.