Incontri, lezioni, teatro e web Il rispetto comincia nelle scuole

da Corriere della Sera

I PROGETTI SUI BANCHI

Incontri, lezioni, teatro e web Il rispetto comincia nelle scuole

Dalle elementari alle superiori, corsi e filmati contro la discriminazione: tante le associazioni coinvolte

CARLOTTA DE LEO

Ripartire dalla scuola per cambiare il mondo. Si può, si deve. Lo sostengono da anni le associazioni che, con sacrificio e altrettanto volontariato, entrano nelle scuole per educare al rispetto dei generi e rompere gli stereotipi che ingabbiano i «maschi» e le «femmine» in un ruolo sociale ben definito. Nella maggior parte di casi si tratta di cicli o singoli incontri per alunni, insegnanti e genitori pagati dalle scuole. Di programmi ministeriali non ce ne sono ancora, anche se comuni coraggiosi come quello di Torino stanno sperimentando nuovi approcci. Nel decreto da poco approvato poi, il ministro dell’Istruzione, Maria Chiara Carrozza, ha stanziato 10 milioni per l’aggiornamento dei professori anche in tema di educazione all’affettività e pari opportunità.

Risvegliare la critica «Partire dagli educatori è essenziale perché sono il fulcro di un meccanismo che coinvolge alunni e famiglie» dice Lorella Zanardo che, con il documentario Il corpo delle donne ha iniziato il suo percorso nelle scuole e dopo migliaia di incontri ha scritto il libro Senza chiedere il permesso. «Più andiamo avanti e più sono convinta che se lavoriamo con le studentesse e gli studenti, il mondo lo miglioriamo. Agendo in quella fascia d’età che va dai 14 ai 19 anni tutto può succedere – dice Zanardo – Quando mostriamo ai ragazzi, in maniera critica, gli stereotipi che le immagini tv veicolano, iniziano a riflettere. È come se si svegliassero». Il suo è un progetto globale di educazione ai media focalizzata sugli stereotipi di genere (www.nuoviocchiperimedia.it), in cui gli insegnanti sono chiamati a svolgere il ruolo di media education. «Sono già diverse decine in Toscana e in Trentino e hanno incontrato i ragazzi di mille scuole – spiega Zanardo – Abbiamo un dialogo aperto con il Miur per allargare il progetto. Ogni mese, circa un centinaio di scuole ci contatta, ed è frustrante dire no».

Di pari passo Si rivolge ai ragazzi delle medie, invece, Di Pari Passo, il progetto di Terre des Hommes e Soccorso Rosa. «È nella preadolescenza che si cristallizzano la percezione discriminatoria dell’altro e gli stereotipi che giustificano l’uso della violenza» spiega Fulvia Giannotta di Terre des Hommes. Il progetto, che lo scorso anno ha coinvolto 300 studenti milanesi, ha fatto emergere i primi dubbi dei ragazzi sulla parità tra i sessi. «Agire subito è determinante. Per esempio, prima del corso, il 20,4% sentiva la violenza come un fatto privato, della coppia e basta. Il dato è sceso all’11% dopo gli incontri, anche perché gli studenti hanno capito che l’isolamento è uno dei motivi che impedisce la cultura dell’aiuto e il sostegno delle vittime». Il progetto – che è stato condensato in un manuale per le scuole contro la violenza di genere, appena pubblicato – ripartirà a gennaio. Per candidarsi: www.terredeshommes.it

È meglio iniziare presto È specializzata nei corsi per le elementari l’associazione L’ombelico (www.lombelico.org) che opera a Roma e Milano. Ma non è troppo presto? «Gli studi internazionali dimostrano che corsi di educazione all’affettività alle elementari dimezzano il rischio di abusi – spiega Stefania Ghirelli – E oggi i bambini entrano in contatto con la pornografia, anche attraverso i videogiochi. Ragazzini di nove anni mi chiedono cosa sia un rapporto orale, ma poi non sanno come nascono i bambini». L’Ombelico ha anche realizzato incontri per i genitori del nido. «Ci sono modelli che, inconsciamente, riproponiamo ai nostri figli. Bisogna rifletterci per aiutare i bimbi a crescere liberi».

Il teatro sociale Sono diversi poi, i corsi che utilizzano altri strumenti. Come la performance di teatro sociale «15.22» che ha portato mille studenti romani a parlare di femminicidio davanti a Montecitorio. «Domani saremo a Napoli – spiega Pina Debbi – e porteremo sul palco il lavoro di quattrocento ragazzi delle superiori». Anche a Parma l’esperimento Maschere e Volti (www.giollicoop.it) chiede aiuto al teatro. «Un mezzo che dà ai ragazzi la possibilità di parlare liberamente di violenza di genere – spiega Massimiliano Filoni – Abbiamo raccolto le loro idee con una serie di laboratori che hanno coinvolto 400 studenti. Poi abbiamo portato in scena una performance e consegnato al Consiglio provinciale le loro proposte per cambiare». Un progetto che restituisce speranza. «Questi ragazzi vogliono cambiare: i modelli culturali che noi adulti gli abbiamo cucito addosso sono ormai troppo stretti».

Il web per tutti Sfrutta il web, invece, Safebook, il programma di educazione sessuale e prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili che si basa su video-lezioni del professor Luca Bini. Lo scorso anno circa 600 mila ragazzi delle medie e delle superiori hanno visto sulle Lim (lavagne elettroniche) i filmati che toccano anche il tema del rispetto: «Relazione vuol dire un gioco dinamico e non potere e prevaricazione» spiega Bini. Si muove dentro e fuori le aule, invece, il Progetto Alice (ilprogettoalice.wordpress.com) che a Bologna ha coinvolto ormai più di tremila ragazzi. «Un antidoto alla violenza – spiega Cristina Gamberi – e a tutta la cultura che è alla base del femminicidio, della subordinazione delle donne sul lavoro, in famiglia e nella vita politica». L’ultimo progetto realizzato con gli studenti è Bolorights Area, una mappa dei diritti che raccoglie i servizi di ascolto e protezione della città per aiutare chiunque sia in difficoltà.