Cosa vale la pena cambiare nella nostra scuola?

da Tecnica della Scuola

Cosa vale la pena cambiare nella nostra scuola?
di P.A.
Tullio De Mauro prova, sulle pagine di Internazionale.it, a definire un’idea del nuovo insegnante, del moderno “Principe” gramsciano, capace di guidare la società verso il cambiamento
Negli anni è emerso sempre più nettamente il nodo centrale: non si riesce a mantenere o rinnovare una buona scuola se un paese, una classe dirigente, non decide di investire non tanto e solo danaro per le retribuzioni, ma idee, impegno, stimoli perché si formino docenti di qualità. Sono loro gli “intellettuali organici” del “moderno principe” di cui parlò Gramsci, l’educatore che Hargreaves dichiara di preferire. L’impegno individuale di studio, tirocinio, passione non basta. Ci vuole un principe, una classe dirigente che, come in Finlandia negli anni ottanta (ma, aggiungiamo, anche in Corea o nel Giappone del 1870), sappia e voglia decidere di investire nello sviluppo del “capitale professionale” degli insegnanti, fatto di capacità personali e di consenso sociale e autonomia decisionale di ciascuna scuola. Classe dirigente distratta, scuola inefficiente.