Blocco contratti, scatti e precari: la protesta arriva in piazza

da Tecnica della Scuola

Blocco contratti, scatti e precari: la protesta arriva in piazza
di Alessandro Giuliani
La mattina del 30 novembre Flc-Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda hanno manifestato contro una manovra che in media priverà di mille euro all’anno i collaboratori scolastici e tra 2.500 a 3.000 euro gli insegnanti: una doppia penalizzazione che non può essere tollerata da chi ha già pagato in questi anni un prezzo altissimo. Presto si saprà se la mobilitazione è servita: nei prossimi giorni la Camera sarà chiamata ad esprimersi sulla legge di stabilità.
Il 30 novembre i sindacati della scuola – Flc-Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda – assieme ad una folta rappresentanza di lavoratori del settore, hanno portato la protesta davanti alla Camera dei Deputati, dove a giorni riprenderà l’esame della legge di stabilità votata dal Senato, di cui puntano a ottenere cambiamenti. Questo l’obiettivo dei sindacati scuola più rappresentativi, che chiedono con forza lo sblocco dei contratti e degli scatti di anzianità. Una situazione di stallo che non si può più tollerare: chiedono più attenzione e risorse ad un settore che ha pagato in questi anni un prezzo altissimo in perdita di posti e aggravio delle condizioni di lavoro.
Per i sindacati, il “prelievo” di 300 milioni di euro penalizza ingiustamente chi ogni giorno garantisce il buon funzionamento delle scuole statali nel nostro Paese. Dopo l’approvazione del maxi-emendamento alla legge di stabilità in Senato, il provvedimento è ora all’esame della Camera. Per questo il sit in si è svolto davanti al Parlamento, che i sindacati sollecitano, insieme al governo, affinché l’impostazione della legge sia modificata, così come richiesto anche dalla Commissione Cultura del Senato in sede di parere sulla legge di stabilità. Nella seconda parte della mattina, la manifestazione si è spostata al teatro Quirino. Dove la Uil Scuola ha spiegato che il blocco del contratto unito al blocco degli scatti di anzianità previsto dalla legge di stabilità comporta una “doppia penalizzazione” che si traduce in mille euro all’anno in meno per un collaboratore scolastico, e da 2.500 a 3.000 euro all’anno per gli insegnanti. “Chiediamo – ha detto Mimmo Pantaleo, segretario generale Flc-Cgil – di aprire le trattative contrattuali, sia sulla parte retributiva che su quella normativa. Vogliamo poi un piano di investimenti: a parole tutti dicono che vogliono dare priorità all’istruzione ma nel concreto si pensa solo a tagliare”. La mobilitazione continuerà, promette il leader sindacale, che non esclude il ricorso allo sciopero se alla lunga le richieste dei sindacati non saranno accolte. Meno propenso allo sciopero si dichiara il segretario generale della Uil Scuola, Massimo Di Menna: “è una giornata di paga in meno per i lavoratori, non gli faremo questo favore, non è di alcuna utilità”. Di Menna sottolinea l’unitarietà della protesta, “che non è tanto frequente” e aggiunge: “il Governo e il Parlamento devono cambiare la legge di stabilità, non possono dire che la scuola è al centro della politica se poi trattano gli insegnanti come gli ultimi. Abbiamo gli stipendi più bassi d’Europa”. Al fianco dei sindacati anche gli studenti dell’Unione degli universitari e della Rete degli studenti. “Caro Babbo Natale, anche quest’anno non mi hanno rinnovato il contratto. Puoi fare qualcosa?” recitava un cartello portato da un insegnante. E sempre a Babbo Natale si rivolge un lavoratore della scuola precario, chiedendogli stabilità.
“La nostra mobilitazione non si ferma qui – ha detto il segretario generale della Cisl Scuola Francesco Scrima – vogliamo risposte immediate, che traducano nei fatti gli impegni assunti dalla ministra Carrozza nell’incontro del 22 novembre. Aprire subito la trattativa all’ARAN sul recupero degli scatti 2012, togliere dalla legge di stabilità il blocco di quelli del 2013 e quello dei contratti. I lavoratori della scuola non si accontentano più di parole, ne ganno ricevute anche troppe. Chiedono che si riconosca il valore del loro lavoro, dicono no a continui e inutili appesantimenti burocratici, chiedono di essere messi in condizione di lavorare con dignità. Chiedono stabilità del lavoro, chiedono di essere sostenuti nel loro impegno di dare al paese una scuola pubblica di qualità”. Ma l’attuale condizione politico-economica è in grado di dare risposte positive al mondo della scuola? Lo scopriremo già nei prossimi giorni. Quando la legge di stabilità verrà esaminata alla Camera: se il blocco dei contratti e le altre penalizzazioni verso la scuola dovessero permanere (eventualità purtroppo davvero probabile per lavoratori e alunni), ci accingiamo a vivere un inverno con un crescendo di proteste.