Imu e scuola, due mine per il governo

da L’Unita’.it

Imu e scuola, due mine per il governo

Sblocco degli scatti di anzianità e delle retribuzioni (ferme al 2007), piano di investimenti pluriennale, risoluzione del problema del precariato. Sono i contenuti della piattaforma condivisa da tutte le sigle dei sindacati della scuola (Cgil, Uil, Cisl, Snals-Confsal, Gilda), che questa mattina si sono date appuntamento prima in piazza Montecitorio e poi al teatro Quirino per discutere delle richieste da avanzare a Governo e Parlamento, in conseguenza dei contenuti penalizzanti della legge di stabilità, e del calendario delle eventuali iniziative di protesta da realizzare nel caso in cui queste istanze restino inascoltate.

«Chiediamo che si aprano trattative sulla parte normativa e su quella contrattuale, che vengano ripristinati gli scatti e che si discuta un piano d’investimenti – ha detto Mimmo Pantaleo della Cgil – a parole tutti dicono di voler migliorare e tutelare la scuola ma poi si continua a tagliare. Se continueranno il blocco dei contratti e degli scatti, il disinvestimento e la mancata risoluzione del problema del precariato sarà inevitabile la prosecuzione della mobilitazione e, in ultima analisi, lo sciopero».

Pantaleo ha sottolineato come «tutte le decisioni avvengono senza un confronto reale con i sindacati. Abbiamo verificato tanta buona disponbilità anche da parte del ministro Carrozza, ma non abbiamo avuto ancora risposte. La conversione. Del decreto 104 (decreto istruzione) – ad esempio – è stato un primo passo ma in quello stesso decreto ci sono tante incongruenze, a partire dai 450 milioni di risorse spalmati su quattro anni».

Massimo Di Menna, segretario della Uil scuola, ha posto l’accento sulla doppia penalizzazione alla quale il Governo Letta ha sottoposto i lavoratori della scuola non solo decidendo «il blocco dei contratti, ma togliendo 300 milioni di euro dalle tasche dei lavoratori della scuola e bloccando gli aumenti previsti per l’attuale contratto per l’anzianità con il decreto approvato in agosto e poi inserito nella legge di stabilità». Una legge che «Governo e Parlamento devono cambiare – ha proseguito – perchè i lavoratori della scuola non possono essre trattati come sudditi. Abbiamo sollecitato il Governo a un confronto ma è sordo».

«La nostra è una vertenza forte e sentita – ha chiarito Francesco Scrima di Cisl Scuola – perchè il personale della scuola, con la legge di stabilità, viene penalizzato con il blocco del contratto e degli scatti di anzianità. Un blocco che – ha proseguito – non si può motivare con le condizioni del Paese. Le risorse si possono trovare tagliando sprechi, consulenze e con un nuovo assetto istituzionale del Paese. Basti pensare – ha ricordato – che negli ultimi dieci anni sono stati cancellati 350mila posti di lavoro nella pubblica amministrazione, i contratti sono bloccati dal 2007, ma la spesa pubblica è aumentata di 200 miliardi. Dunque, i dipendenti pubblici non sono la causa della spesa che cresce. Devono spiegarci a cosa servono 170mila dirigenti pubblici e consulenti che costano 1,4 mld».

Al Governo, ha ribadito Scrima, «chiediamo di essere coerente rispetto al valore che dice di attribuire alla scuola. Oggi abbiamo iniziato un percorso, la nostra è una vertenza sindacale non una protesta – ha tenuto a chiarire – che si pone obiettivi raggiungibili ed ha interlocutori che godono di una precarietà quasi quotidiana. Se non riuscissimo a ottenere risposte, la mobilitazione continuerà con le forme che decideremo man mano». «Manifestiamo per chiedere al Governo un cambio di passo sulla legge di stabilità relativamente al blocco delle retribuzioni e dei contratti nel pubblico impiego, e segnatamente nella scuola – ha fatto eco ai colleghi Marco Paolo Nigi di Snal-Confsal – un blocco che ha portato, in sei anni, a una perdita del reale potere d’acquisto delle retribuzioni di circa seimila euro per ogni dipendente. È un taglio studiato e pensato per la diminuzione del debito pubblico, quasi che la maggior parte dell’onere debbano svolgerlo la scuola e i dipendenti pubblici».

Rino Di Meglio, coordinatore nazionale di Gilda scuola, ha infine posto l’accento sull’importanza di «questa unità delle sigle sindacali. Abbiamo superato le diversità di fronte a una vera emergenza economica ma anche morale – ha aggiunto – perchè c’è un forte disagio nelle scuole. Quando il Governo smonta pezzi di contratto – ha spiegato – questo si ripercuote sull’atmosfera nelle scuole, perchè crea frustrazioni, disparità. Tagliando il numero degli insegnanti inoltre creiamo un problema, ad esempio, nell’integrazione degli studenti stranieri. Se non ci saranno risposte – ha concluso Di Meglio – mi auguro che unitariamente si vada verso la manifestazione fino allo sciopero».