Genitori, svegliatevi!

Genitori, svegliatevi!

di Umberto Tenuta

 

Genitori, svegliatevi! 

Genitori, li avete messi al mondo voi, i vostri figli.

Averli messi al mondo può diventare un atto irresponsabile se voi ora non vi preoccupate di allevarli e di curarne l’educazione.

 

Non aspettate certamente che si alimentino da soli, che si vadano a trovare il latte, che se lo succhino dai seni materni.

Voi, madri, ve li prendete tra le braccia, li accarezzate e li accostate ai vostri seni, li stimolate ad aprire le loro boccucce ed a succhiare i vostri capezzoli. 

Ma sono loro che debbono attaccarsi e succhiare, e lo fanno spinti dalla loro fame.

Fame che essi si portano dentro, fame che si manifesta appena l’ostetrica taglia il cordone ombelicale che li nutriva ed essi cominciano ad avvertire la fame, fame che li morde dentro, che li asseta, che li rende bramosi del latte materno che nessun altro latte può sostituire.

Sì, il taglio del cordone ombelicale attiva in loro la sete, la fame, il bisogno di riempire il loro piccolo stomaco vuoto.

E non smettono di succhiare, di bere alle vostre fontane di vita se non sono sazi, se non hanno riempito il loro piccolo stomaco che fa cessare i suoi morsi, i suoi richiami, i suoi stimoli: voce meravigliosa dell’istinto vitale!

Spettacolo stupendo quello di una bambina, di un bambino, attaccato al seno materno!

Spettacolo che incanta gli sguardi dei padri amorosi, anch’essi premurosi che il richiamo dei loro figli sia ascoltato, sia soddisfatto!

 

Mamme, Papà, vi premurate di nutrirli, di alimentarli, i vostri figli, i figli che voi avete messo al mondo, avete chiamato alla vita!

 

Quanta saggezza in madre Natura, in Gea, dea della Terra, dea della vita, o genitori, anche voi da lei nati!

 

E poi, li riparate dal freddo i vostri figli, li coprite, li vestite, con abiti amorevolmente preparati, i più belli che voi potete procurarvi!

Create un altro grembo materno che li accolga così come faceva il caldo grembo della vostra compagna di vita, compagna della vostra vita e compagna della vita dei vostri figli.

 

E si nutrono, i vostri bambini!

E  continuano a crescere, crescere, crescere, rapidamente, così come avevano fatto nel grembo materno.

Meno male che questa fretta di crescere rallenta a mano a mano che crescono, sennò diventerebbero dei giganti, i vostri figli, o madri, o padri!

 

Rallentano la loro crescita corporea a mano a mano che il loro corpo si forma, che gli organi cominciano a funzionare sempre meglio, a mano a mano che crescono, diventano alti, cresciuti, adulti.

Prima bambine e bambini, poi fanciulli e fanciulle, poi adolescenti, poi giovani, infine donne, infine uomini!

 

Quale percorso evolutivo!

Quale meraviglioso spettacolo vi offrono, o madri, o padri!

Voi li amate i vostri figli, o genitrici, o genitori, o figli di Gea!

Li amate come nessuno nessuno nessuno li amerà nella loro vita, come nessuno nessuno nessuno vi ha amati nella vostra vita!

Li amate, vi prendete cura della loro crescita.

Ma i vostri figli sono insaziabili, e non vi chiedono solo latte.

 

Appena nati, no, ancor prima, anche nel grembo materno essi si agitavano, si muovevano, spingevano, toccavano, esploravano il loro cielo, la loro terra.

Cominciavano ad esplorare il mondo al quale voi li avete chiamati a vivere, perché un giorno vi sostituiscano nella catena della vita, nuovo anello che si aggiungerà al vostro, per allungare sempre più la catena, che ci auguriamo infinita, della vita dell’uomo.

Anelli sempre più grandi che non ripetono mai gli anelli delle loro madri e dei loro padri, dei quali accrescono la loro humanitas.

Nati non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza, dice il Poeta!

Sì, nati non sono a vivere come bruti, i vostri figli, o madri, o padri!

Essi esprimono subito il loro istinto di vita, il loro bisogno di crescere, chiedendovi di soddisfare il loro bisogno di alimentarsi per divenire adulti, per andare oltre, per essere più grandi di voi!

 

Pigmei che stanno sulle vostre spalle, diventano giganti!

 

Dicevamo, o madri, che i vostri bimbi hanno iniziato il loro cammino di vita muovendosi, agitandosi, esplorando, col loro corpo, coi loro arti, il vostro grembo materno.

Già nel vostro grembo hanno imparato a muoversi.

Ed hanno anche imparato, forse già fin dal quinto mese di gestazione, ad ascoltare la vostra cara, dolce, amorevole voce materna che, accarezzandoli a due mani sul grembo che li ospitava, faceva ascoltare già la sua voce, la sua nenia, il suo canto amoroso.

O madri amorose che Enrico Pestalozzi ha cantato, affascinato dal ruolo che voi, figlie di Gea, svolgete per soddisfare il destino della vita che, nata non si sa ancora quando, continuerà non si sa ancora fino a quando.

 

Genitori, genitori, ora la vostra bimba, ora il vostro bimbo, che voi avete chiamato alla vita, ad aggiungere al vostro un altro anello alla catena della vita, ora i vostri bimbi chiedono il vostro aiuto per diventare adulti, cresciuti, alti, capaci di vivere da soli, donne ed uomini come voi.

 

Ora, andate a prendervi cura di loro, perché possano muovere il loro corpo, le gambe e le braccia, per renderli capaci di muoversi, di alzarsi, di prendere, di camminare, di correre, di andare lontano lontano lontano.

 

Sì, essi hanno sete di latte, ma subito hanno anche sete di aprire gli occhi per esplorare il nuovo mondo di sole che ora si squaderna dinanzi ai loro occhi, di aprire le orecchie alle vostre nenie, ai suoni della pioggia che cade sui tetti.

 

Oh lungo cammino dell‘homo erectus, sapiens, sapiens sapiens!

 

Sì, madri, ho capito, i vostri bimbi vi chiamano con il loro pianto, perché hanno fame, perché hanno bisogno del vostro latte, del latte che li fa adulti!

 

Andate!

Io verrò da voi un altro giorno!

Io verrò e canteremo insieme la gioia dei vostri figli, la gioia di crescere, la gioia di vivere, la gioia di guardare con occhi incantati il volto divino del mondo!