Motivare Motivare Motivare!

Motivare Motivare Motivare!

di Umberto Tenuta

<<Amor, ch’a nullo amato amar perdona>>

 (Dante, Inferno, V, 103)

Che cosa fanno i grandi maestri? Qual è il loro segreto professionale?

Che cosa li rende “grandi maestri”?

 

La loro vasta cultura, innanzitutto!

 

Ma grandi sono stati soprattutto coloro che, come Socrate, avevano la passione del conoscere e che dichiaravano finanche la loro ignoranza, come ogni grande maestro sempre fa: scio me nihil scire!

 

Ora, salve le pur lodevoli ed anche numerose eccezioni, gli insegnanti salgono in cattedra e, senza nemmeno chiedere il consenso, se non il parere, ai loro alunni, ex abrupto, cominciano a far lezione ai loro venticinque alunni che dalla piccola platea che si para innanzi, con i banchi allineati su tre file, sono costretti ad ascoltarli, perché è stato detto loro dalle mamme e dai papà che questo avrebbero dovuto fare a scuola: ascoltare i propri insegnanti e fare, senza muovere alcuna obiezione, quello che essi ordinano di fare, e cioè ascoltare, stare con le mani conserte ad ascoltare, guardare la lavagna, pardon, la  LIM, e, ancora. scrivere quanto essi dettano, ed eseguire gli esercizi ed i problemi alle pagine x ed y dei libri di testo, insomma non disobbedire mai e obbedire sempre, perinde ac cadaver!

E così fanno, o almeno si sforzano di fare, i nostri bambini, i nostri fanciulli, i nostri adolescenti, i nostri cari giovani.

 

Ma non sempre ci riescono, stante la forza del loro essere giovani, di essere giovani e forti, di essere vivaci, pieni e traboccanti di vita.

Sono vivaci, i nostri giovani! Lo attestano, lo dichiarano, lo proclamano, lo denunciano i loro insegnanti!

Sì, lo denunciano, anche per iscritto, con note sui registri digitali, con le segnalazioni ai dirigenti..

 

Ma non c’è nulla da fare: i giovani sono vivaci! 

Sono vivaci, perché i genitori premurosi hanno dato loro le vitamine, sin dalla loro nascita, quando sono venuti fuori dal grembo materno, nel quale pure avevano scalciato a non finire, per la gioia delle madri che sopportavano pazientemente i dolori prodotti dai figli che così testimoniavano la loro vivacità, il loro essere vivi, la loro vitalità!

Sono vivaci i giovani, per la gioia dei loro genitori, per la gioia dei loro nonni, per la loro gioia che implode, che esplode: la gioia di vivere, di essere forti, di essere giovani, di mordere i frutti terrestri con saldi e bianchi denti voraci…, come canta Gabriele D’Annunzio!

 

Ma non si lamenta forse, come un grande danno, la mortalità scolastica, la mancata frequenza dalla scuola da parte di tanti giovani che hanno visto morire dentro la loro anima la gioia di andare incontro al mondo, di esplorare con le loro mani e coi loro piedi, già nel grembo materno, e poi, appena nati, agitandosi, toccando, aprendo la bocca alla ricerca dei capezzoli materni, da quali bere il latte della vita, l’alimento che li avrebbe fatti crescere, in virtute e canoscenza?

 

Non si vuole la mortalità scolastica e poi si proibisce, si condanna senza appello la vivacità di giovani!

Le sagge mamme danno loro le vitamine, e gli insegnanti “colti” condannano la loro vivacità!

 

Sinceramente, questo è un rebus di quelli che non ho mai saputo risolvere, tra i tanti che pure mi affascina saper risolvere!

 

Smettiamo una buona volta  di uccidere la vivacità dei nostri giovani!

 

Anzi, alimentiamola col nostro esempio!

Dicono testualmente i programmi didattici nel 1985 per la scuola primaria: <<L’insegnante, anche testimoniando la sua consuetudine alla lettura, stimola e accresce la motivazione dei fanciulli a leggere>>.

Testimoni della gioia di vivere, della gioia di conoscere, filosofi, i maestri, con la loro testimonianza incoraggiano i loro studenti, resi bramosi di conoscere, di risolvere i problemi più vari, non solo quelli di aritmetica e di geometria, di esplorare i campi sterminati dei saperi, le valli dei Maya, le cime innevate dell’Everest!

 

Rileggiamo Enriques a proposito dei Maestri:

«Se il nostro pensiero e le nostre parole debbono muovere l’attività del discepolo,bisogna che qualcosa di vivo che è in noi passi nello spirito di lui come scintilla di fuoco ad accendere altro fuoco»

E, quando, questa gioia i nostri studenti, sì studenti, innamorati, amanti del sapere, filosofi, non dimostrano ancora questa fiamma che arde, seppure sopita, in ogni figlio di donna, accendiamola, sollecitiamola col nostro soffio vivace, come si fa quando si soffia sul fuoco perché divampi!

Non mettiamo acqua sui carboni quasi spenti sotto la cenere, ma soffiamo, soffiamo sopra il fuoco della vita che arde dentro i cuori dei nostri giovani.

 

Insegnanti no, abbiamo gridato, docenti forse, maestri si, maestri di vita!

Orsù, ogni mattina, entrando nelle aule, laboratori di umanità, portiamo grande la nostra passione per le avventure matematiche, geometriche, storiche, scientifiche, linguistiche… che ci affascinano nel nostro tempo extrascolastico, che alimentiamo ogni giorno con i nostri amici libri, certamente non con quelli di testo, ma anche con le riviste culturali, coi giornali che ormai ogni santo giorno si presentano come delle vere e proprie enciclopedie che non abbiamo il coraggio di mandare al macero.

Filosofi, amanti del sapere, studiosi e studenti si nasce e si diventa ogni giorno, coltivando l’amore del sapere, del saper fare, del sapere essere.

 

Maestri, oh quanto vi invidio, io, impedito ad entrare nelle vostre aule affollate da giovani vivaci, perché dovrei riposare, essere in quiescenza!

No, no, no, no!

Io non sono mai andato in quiescenza, oh maestri e studenti che ogni mattina banchettate all’agape della sapienza, che ogni mattina godete la gioia di vivere, di inventare, di scoprire nuove terre incantate di fiabe, di fiumi, di monti, di popoli, di terre lontane nei secoli

 

Io vi seguo, sì, vi ascolto, come il giovane Dienes, accoccolato sull’albero accanto alla finestra della stanza nella quale il padre viveva con i suoi colleghi le avventure della matematica, come il nostro Ludovico Antonio Muratori che, incantato, sotto la finestra ascoltava la maestra dentro l’aula.

 

Le vostre voci mi raggiungono da lontano ed io godo con voi la gioia di Prometeo che ruba il fuoco agli dei per incendiare i cuori e le menti dei vostri giovani studenti.