Sempre meno iscritti alle superiori, quasi 2 su 10 fermati al primo anno

da Tecnica della Scuola

Sempre meno iscritti alle superiori, quasi 2 su 10 fermati al primo anno
di Alessandro Giuliani
A sostenerlo è l’Istat, attraverso l’Annuario 2013: nell’a.s. 2011/12 si sono persi 7.800 allievi. Ma non è una novità: la tendenza negativa è al quarto anno consecutivo. In compenso la scolarizzazione è passata in 12 mesi dal 90% al 93%. Ma la Commissione europea ricorda che nello stesso periodo l’Italia è stata tra le peggiori cinque d’Europa (su 28) per abbandoni: lasciano i banchi troppo presto il 17,6% di alunni contro la media Ue del 12,7%.
Nell’anno scolastico 2011/2012 il numero di studenti iscritti alle scuole superiori si è complessivamente ridotto di circa 4.600 unità rispetto a quello precedente. A sostenerlo è l’Istat, attraverso l’Annuario 2013. Nel rapporto annuale, l’istituto di statistica ha quantificato in 8.961.159 gli studenti iscritti. Con la riduzione di alunni confermata per il quarto anno consecutivo. A scendere di numero sono soprattutto gli iscritti alle scuole secondarie di secondo grado (-7.800 unità circa).
L’Istat ha anche rilevato che il tasso di scolarità si attesta ormai da qualche anno intorno al cento per cento per la scuola primaria e per la secondaria di primo grado, mentre presenta una ripresa – dal 90% del 2010/2011 al 93% – quello della scuola secondaria di secondo grado.
Considerando tutti gli ordini scolastici, l’aumento della scolarizzazione ha prodotto, nel corso degli anni, un costante innalzamento del livello di istruzione della popolazione italiana: la quota di persone con qualifica o diploma di scuola secondaria superiore raggiunge il 34,9% (34,5% nel 2010/2011), mentre sale all’11,8% la quota di chi possiede un titolo di studio universitario (11,2% nel 2010/2011).
Tuttavia, c’è poco da gioire: secondo la Commissione europea, nel 2012 in Italia il tasso di abbandono scolastico ha continuato a rimanere alto: rispetto alla media dei 28 Paesi dell’Ue, scesa al 12,7%, e all’obiettivo del raggiungimento del 10% entro il 2020, ci sono ancora cinque Paesi ancora molto lontani dalla meta. Tra questi figura l’Italia, oggi al 17,6%, che per numero di 18-24enni che hanno lasciato gli studi prima del tempo è riuscita a fare peggio anche della Romania, che è al 17,4%.
“Non può consolarci sapere – rileva l’Anief – che in Spagna lasciano la scuola prima del tempo, acquisendo al massimo il titolo di licenza media, il 24,9% dei ragazzi. E che anche Malta (22,6%) e il Portogallo (20,8%) sono degli esempi da evitare. Mentre sono sicuramente da prendere in considerazione quei 12 Paesi dell’Unione che hanno già raggiunto e superato l’obiettivo del 10% di dispersione. E pure Germania, Francia e Regno Unito, quasi prossimi al raggiungimento della soglia”. Il numero di alunni che lasciano gli studi troppo presto risulta particolarmente alto “in Sicilia, Sardegna e Campania, dove vi sono aree con punte di abbandoni scolastici del 25%. E il periodo più a rischio abbandono rimane quello dei 15 anni, quando i ragazzi frequentano il biennio delle superiori”.
“L’allontanamento dall’Europa in merito alla dispersione scolastica – ha commentato Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – non è un dato casuale. Ma è legato a doppio filo ai tagli a risorse e organici della scuola attuati negli ultimi anni”.
Tornando ai dati Istat, per quanto riguarda gli esami di terza media, l’istituto nazionale di statistica ha rilevato che sono superati dalla quasi totalità degli studenti (99,5%). Però, solo il 6% supera l’esame con il voto più alto, mentre il 58,2% consegue il titolo con un voto uguale o inferiore al ‘sette’.
A proposito del numero di alunni respinti, invece, l’Istat ha calcolato che quelli che ripetono l’anno nelle scuole secondarie di secondo grado sono il 6,3% degli iscritti (7,9% maschi e 4,5% femmine): le ripetenze scolastiche sono maggiori nel passaggio dal primo al secondo anno. Infatti, in questo periodo formativo superiore la percentuale di alunni respinti sale al 17,5%. Una percentuale che attraverso delle attività di orientamento più incisive si potrebbe sicuramente ridurre.