De Sanctis e lo spirito di ricerca

print

De Sanctis e lo spirito di ricerca

di Anna Marra Barone

 

Obiettivi importanti della formazione dei giovani  si rivelano  essere  oggi, soprattutto,  la capacità di ricerca,  intesa come manifestazione di uno spirito euristico e critico, e la creatività che della ricerca rappresenta forse la nota più qualificante e produttiva, sia sotto il profilo personale che sotto quello sociale. Creatività, dunque, intesa come capacità di porsi, in maniera autonoma e sempre diversa, di fronte a problemi nuovi e di saperli affrontare e risolvere inventando strategie e procedimenti adeguati.

In questo senso Francesco De Sanctis, che oltre ad essere uno dei più grandi critici letterari italiani fu anche un appassionato studioso di problemi educativi in funzione soprattutto della realtà politica italiana del tempo, si può considerare, a buon diritto, un autentico anticipatore delle più avanzate concezioni moderne sulla scuola e sui sistemi educativi nel loro complesso. Le sue concezioni pedagogiche, racchiuse per la maggior parte nelle sue prose autobiografiche e nelle sue numerose lettere, furono il frutto delle sue esperienze di insegnante. Quale uomo di scuola, era fermamente convinto che alla base dell’apprendimento di qualsiasi disciplina ci dovesse essere innanzitutto l’interesse, quale stimolo per l’allievo  ad intraprendere attività autonome. Al riguardo, facendo riferimento all’alunno, affermava testualmente «che lo scibile è lui che deve conquistarlo, se vuole che sia veraménte cosa sua». E di qui ne derivava la sua avanzatissima concezione  della scuola  intesa «come laboratorio dove tutti siano compagni di lavoro, maestri e discepoli, ed il maestro non esponga solo e dimostri, ma cerchi ed osservi insieme con loro, sicché attori siano tutti, e tutti siano come un solo essere organico, animato dallo stesso spirito».

Il suo ideale educativo appare ancora più evidente in uno scritto del 1872 intitolato «La scuola in cui  affermava: «Cominciai la scuola con questo disegno, di associare giovani al mio lavoro, e far sì che ciascuna lezione fosse il prodotto di un lavoro collettivo. Spiegherò il soggetto di una lezione, indicherò le indagini, le analisi, i libri da consultare, i materiali da raccogliere, e poi li comporremo, li formeremo,  et  lux facta est  e la lezione è fatta. Avremo forse una sola lezione  in un mese, ma sarà il frutto del lavoro collettivo di tutto il mese. Ciascuna lezione sarebbe stata un avvenimento. I giovani l’avrebbero veduta nascere, formarsi, acquistare colore. Questo è il laboratorio come io l’intendo”

La lezione, dunque, concepita dal De Sanctis come attività di ricerca programmata, il tema di studio inteso come unità di lavoro da sviluppare in una successione di attività collettive e l’insegnante, infine, raffigurato come guida e ricercatore insieme ai suoi alunni, impegnato non tanto a svolgere il suo corso, quanto piuttosto a scoprirlo con i suoi alunni in un continuo processo di comprensione e di reciproco confronto di esperienze, di conoscenze, di capacità.

Purtroppo, il De Sanctis dovette accontentarsi di far lezione secondo il modello tradizionale, in quanto i suoi allievi, immaturi per questo suo progetto, desideravano ascoltare il maestro piuttosto che lavorare loro. Egli riuscì soltanto a mantenere viva, nel corso delle sue lezioni, la discussione sugli argomenti da lui presentati.

Ancora oggi, a distanza di più di un secolo, la nostra scuola difetta di quello spirito comunitario di ricerca tanto auspicato dal De Sanctis e che si rivela oggi, a tutti i livelli, necessario per un reale rinnovamento della scuola e per la formazione critica della personalità dei giovani.

                                          De Sanctis : Studioso e Maestro

La professione dell’insegnamento diventò per il De Sanctis definitiva  (grazie all’intervento del marchese Puoti) nel 1838-39, più o meno contemporaneamente nel settore della scuola pubblica . A quest’ultima esperienza (di cui restano importanti documenti nei Quaderni di scuola e una vasta rievocazione nella raccolta “Giovinezza” ) si attribuisce, per tradizione ormai consolidata, la definizione di “prima scuola” del De Sanctis. Ma sarebbe forse più giusto comprendere nella definizione l’esperienza didattica complessiva del decennio 1838-48: il decennio che consacrò il successo indiscusso del De Sanctis  Maestro,

I numerosi Quaderni di scuola, che documentano il suo  primo insegnamento, furono in massima parte scritti dagli alunni stessi  sotto dettatura del maestro e finalizzati a raccogliere il “succo” dei diversi corsi di lezioni, rispetto ai quali si configuravano come veri e propri libri di testo costruiti in parallelo con l’esperienza scolastica.

I  quaderni erano  divisi secondo le “materie d’insegnamento” della scuola.

La grammatica fu l’insegnamento originario  ma i quaderni “grammaticali” più importanti che ci restano appartengono agli ultimi anni. I più antichi tra i quaderni in nostro possesso sono quelli di Lingua e stile (1840-41).

Una lunga storia della poesia è nei quaderni dedicati alla Lirica (1841-42), in cui l’approdo è rappresentato dal Leopardi.

I quaderni sul Genere narrativo (1842-43) hanno le loro fonti in Villemain, Sismondi, Voltaire. Un salto di qualità notevolissimo si avverte nei corsi del 1843-44 (Estetica) e del 1844-45 (Estetica applicata. Hegel fa la sua apparizione nel corso di Storia della critica (1845-46), che introduce una più stimolante rivisitazione della lirica.

Alla luce dei nuovi  principi  affronta inoltre l’esame della Letteratura drammatica (1846-47), soffermandosi a lungo sulle opere di Shakespeare.

Dell’ultimo anno di scuola (1847-48) ci resta anche un quadernetto di Storia e filosofia della storia, che ha come punti di riferimento costanti Vico, Sismondi, Hegel

Questo blocco di materiali storiografici conferma il livello criticamente e ideologicamente molto avanzato della ricerca del De Sanctis alla fine della “prima scuola“, attestando una visione laica della storia, un rigoroso rifiuto di ogni astrattismo e una forte rivendicazione della “concretezza” in ogni ambito di analisi. Come detto prima,  alcuni  quaderni sono  presenti fin dall’inizio nella “Giovinezza”  e altri  sono stati introdotti successivamente.

(De Sanctis  nacque nel 1817 da una famiglia di piccoli proprietari terrieri a Morra in provincia di Avellino che in suo onore  fu chiamata Morra De Sanctis) e morì  a Napoli   il 29 dicembre 1883.