Saccomanni choc: così il governo chiede indietro 150 euro ai prof

da L’Unita’.it

Saccomanni choc: così il governo chiede indietro 150 euro ai prof

Di Laura Matteucci

«Soprassedere» al recupero degli scatti di stipendio maturati dagli insegnanti nel 2013. Dopo giorni di protesta da parte di migliaia di docenti, sfociata in una petizione indirizzata al premier Enrico Letta, a prendere la parola è la ministra dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza, che ha scritto ieri al collega dell’Economia Fabrizio Saccomanni chiedendogli appunto di sospendere la procedura (come ha twittato lei stessa).

Ma il ministero dell’Economia replica: «Non dipende dal Tesoro, è un atto dovuto. Se il Miur riesce a trovare dei risparmi nell’ambito del suo dicastero per derogare al blocco degli scatti, il governo a quel punto potrà erogarli».  Insomma, il pasticciatissimo caso resta aperto. Anche il Pd si schiera contro la richiesta di Saccomanni. Durissimo il segretario Matteo Renzi: «A me non interessa il rimpasto. Ma se il ministero dell’Economia oggi chiede indietro 150 euro agli insegnanti, io mi arrabbio. Perché non stiamo su scherzi a parte. Non puoi dare dei soldi e poi chiederli indietro» ha detto ieri sera.

«Si tratta di importi provenienti dal taglio dei fondi di funzionamento delle scuole che erano stati promessi ai docenti come pagamento dei dovuti scatti di stipendio – aggiunge il responsabile Scuola dei democratici, Davide Faraone – Al danno, cioè il taglio di quei fondi sacrosanti, si somma adesso alla beffa: una volta percepite e spese queste somme i docenti le dovranno restituire. Siamo all’assurdo: dopo i diritti acquisiti e i diritti offesi siamo giunti ai diritti restituiti. Mi auguro che tutto ciò sia un equivoco». E Faraone continua dicendosi «sorpreso» «perché ancora una volta si va a punire col segno meno l’unica categoria di lavoratori dello Stato che ha prodotto nel 2013 un segno più».

CONTRATTO BLOCCATO DAL 2006
Tutto ha inizio con una nota del 27 dicembre del ministero dell’Economia, in cui veniva annunciato che sarebbero stati trattenuti dalle buste paga di docenti e lavoratori del comparto scuola 150 euro al mese a partire dalla busta paga di gennaio. Questo per «restituire» gli scatti di anzianità del 2013: in sostanza, il governo si vorrebbe riprendere gli aumenti percepiti l’anno passato. Anzi, a dirla tutta, la vicenda parte a settembre scorso, quando un Dpr arriva a bloccare gli scatti dell’anno in corso (come già era accaduto dal 2010), quelli che nel frattempo gli insegnanti stavano percependo. E infatti, già allora i sindacati sollevano il problema, ma senza ricevere alcuna risposta.

La nota di dicembre rivolta a 90mila insegnanti, com’era ovvio, ha scatenato la rivolta, e surriscaldato il clima tra i sindacati, che già avevano ricevuto risposta negativa sulla restituzione degli scatti di stipendio 2012, e che ora si prepararano a difendere i docenti dal prelievo ex post 2013. «È un provvedimento assurdo e vessatorio nei confronti dei lavoratori della scuola, non s’è mai vista una cosa del genere – dice Mimmo Pantaleo, segretario della Cgil per il comparto – che tra l’altro colpisce persone che già vivono una situazione di grave sofferenza: ricordo che il contratto nazionale è bloccato dal 2006 nella sua parte normativa e dal 2009 in quella economica, e che quindi gli scatti rappresentano l’unica possibilità per un minimo aumento di stipendio. Per non parlare della situazione dei precari, che in questo modo non fa che aggravarsi». «È chiaro che la restituzione va evitata – continua Pantaleo – Se non si troverà una soluzione, siamo anche pronti allo sciopero».

Sulla stessa lunghezza d’onda la Uil, che parla di «situazione gravissima», e il sindacato autonomo Gilda. Come viene sottolineato nella petizione firmata in pochi giorni da migliaia di insegnanti: «La beffa è che tali scatti erano stati promessi come conseguenza del taglio del Fondo di Funzionamento delle Scuole, taglio contro cui molti di noi docenti avevamo protestato perché sospettavamo che quelle somme, tolte alla Scuola, non sarebbero state investite per la Scuola». Ancora: «L’atto vergognoso di farsi restituire, anzi decurtare con rate mensili di 150 euro soldi promessi, dovuti, pagati e già spesi da docenti che percepiscono meno di 1.500 euro non può passare sotto silenzio».

E sulla scuola grava anche il problema del pagamento dei supplenti temporanei, come denuncia la senatrice Alessia Petraglia, capogruppo di Sel in commissione Istruzione a Palazzo Madama. «A questo si aggiunge un’altra beffa inserita dal governo Monti – spiega Petraglia – cioè la mancata monetizzazione delle ferie non godute, al pari della mancata retribuzione per il servizio prestato dal personale in tempi certi». Al primo settembre 2013, informa Sel, i posti liberi in organico di diritto erano 29.523. Se si procedesse a stabilizzare tutti i posti oggi conferiti fino al 30 giugno, sia per il personale docente che quello Ata, ci sarebbero le condizioni per stabilizzare 105.930 persone.