Come in un film

da L’Unita’.it

Come in un film

Franco Labella

Questa cosa di Saccomanni e Carrozza che “litigano” per i 150 euro da trattenere o no sugli stipendi dei docenti mi ricorda la scena del film dove c’è il poliziotto buono e quello cattivo che si alternano per stendere il criminale di turno. Solo che questo non è un film ed il “criminale di turno” è una persona (il docente) a cui , per mantenere, in base ad un principio giuridico che si definisce “affidamento”, l’unica forma attuale di progressione economica nello stipendio, prima hanno dato degli arretrati (nel 2013) ed ora (dicembre 2013, ieri l’altro) vogliono riprenderseli. Pensioni d’oro, indennità parlamentari, consulenze di dubbio valore? Stiamo parlando di questo? No, stiamo parlando della retribuzione dei docenti e di un recupero almeno minimo per cinque (cinque) anni di blocco. Fra l’altro un recupero pagato da se medesimi perché i famosi soldi che ora vogliono che si restituiscano erano e sono soldi della scuola, il taglio del fondo d’istituto se qualcuno sa cosa è e a cosa serve. Io non amo Grillo ma ho una certa avversione anche per gli struzzi ed i tartufi. Trovo che questa pantomima, Carrozza e Saccomanni che fanno finta di litigare fino ad autorevoli esponenti della Direzione nazionale del PD che ora si sbracciano tra dichiarazioni roboanti da neofiti e raccolte di firme per evitare la trattenuta e la restituzione di quanto dato (peraltro senza interessi e rivalutazione monetaria scriverebbero i legulei) appena qualche mese fa sa di vecchio. E’ benzina per Grillo e per il suo cupio dissolvi. Non a caso quando ho letto che una delle dichiarazioni più tempestive sulla vicenda era di un esponente di punta di M5S sono sobbalzato. Non perché M5s non sia titolato ad indignarsi, ci mancherebbe. Ma giusto perché in questo caso l’indignazione non è preventiva (in fase di discussione parlamentare di questo non ha parlato quasi nessuno) ma solo a babbo morto. Intendiamoci: ho la massima ammirazione per chi vuole introdurre elementi di sostanziale novità nel teatrino della politica e nella vita sociale dell’Italia. Solo che Grillo, che pure è magna pars di questa tensione (e lo scrivo in senso positivo), non è poi né conseguente né rassicurante perché si capisca dove finisce la distruzione e come comincia la costruzione. E’ un mio giudizio e se lo scrivo serve a chiarire con quale stato d’animo (incazzato nero con chi distribuisce carburante al grillismo (e non ai grillini) per dirla con chiarezza) sto scrivendo stamattina questo pezzo. Anche perché un po’ tutti sembrano parlare della storia come in un film. Ed allora vi propongo un risveglio dal sogno cinefilo. La storia, brutalmente, è questa: da tempo in Italia non c’è per la scuola e per il mondo che vi ruota intorno (dagli studenti alle loro famiglie passando per chi ci lavora come docenti e come personale ATA) non solo alcuna considerazione (vi risparmio la dotta citazione dei dati OCSE e bla blabla da cui si deduce che spendiamo meno di altri Paesi) ma anche la convinzione che il mondo dell’istruzione sia un gigantesco ammortizzatore sociale che serve a pagare solo stipendio a nullafacenti come il sottoscritto. Al quale sottoscritto , alcuni decenni fa, dopo aver vinto senza raccomandazioni o intrallazzi vari, il suo bravo concorso pubblico previsto dalla Costituzione era stato garantito in sequenza: a) che il suo stipendio sarebbe stato più basso dei suoi colleghi europei; b) che l’unica forma di incremento stipendiale sarebbe stato legato all’anzianità; c) che non era autorizzato ad alimentare sogni come quello di poter svolgere attività legate alla sua funzione di docente che potessero generare un qualche significativo sviluppo nella sua vita professionale con conseguente incremento retributivo. Le promesse di cui alle lettere a) e c) sono state attentamente mantenute da maggioranze di destra, sinistra, centro, alto e basso. La promessa (che nel mondo non dei sogni filmici si chiama affidamento fino a modifiche normative non ancora pervenute) di cui alla lettera b non solo non è stata mantenuta ma è stato fatto credere all’universo intero che non mantenerla serviva al risanamento economico del Paese. Insomma medaglia d’oro a fine carriera (pardon, dai tempi della pensione di mio padre non esiste più nemmeno quella, sempre per il risanamento economico del Paese) al prof. Labella che con il blocco degli scatti di anzianità salverà i conti del Paese dopo averli appesantiti con gli stipendi rubati mensilmente. Poi, però, succede che qualcuno ricorda che fino a quando non si stabilirà che il mio incremento stipendiale invece che essere legato all’anzianità (principio che si può condividere o meno ma al momento è l’unico previsto e non sostituito da altro) sarà legato al colore dei capelli, alla mia capacità di dire sempre “signorsì” o al mio giocare o meno a tressette oppure al mio non scrivere più sull’Unità (può essere un’idea….), fino a quel momento il mio stipendio può aumentare solo così. Non abbiamo più né scale mobili né premi di produttività, né un accidente di niente che consenta, come per tutti i lavoratori (a meno di non voler escludere per decreto l’appartenenza dei docenti a questa categoria, pure questa potrebbe rientrare nel Job act….) di recuperare anche solo la perdita del potere d’acquisto. Quando è stata approvata la norma invocata da Saccomanni per pretendere la restituzione del “maltolto” la manina che ha scritto la norma è arrivata da Marte? Il Pd era chiuso per ferie congressuali? Gli autorevoli esponenti della Direzione PD non erano ancora tali ma c’erano lo stesso oppure no? Ed allora smettiamola con questo film e cominciamo a parlare della realtà. Mi pare il minimo sindacale anche solo ristabilire la verità e fare chiarezza per l’opinione pubblica (nun me viene de’ scrive la ggente) , se ancora si può scrivere così. E scusate l’incazzatura…………

@francolabella1