Maestra aprimi il tuo sacco. Maestra, voglio giocare

Maestra aprimi il tuo sacco. Maestra, voglio giocare

di Umberto Tenuta

Maestra, voglio giocare a correre, a correre, a correre non so dove.

Voglio  affacciarmi al muro di cinta per guardare che c’è dietro, un mistero che mi affascina, un mistero che mi trascina; un mistero che non mi dà pace.

 

Maestra,voglio sapere chi sei, voglio sapere donde vieni, dove vai, con chi stai, perché mi guardi.

Voglio sapere che cosa hai fatto ieri, avant’ieri, e l’altro ieri ancora,

E poi, Maestra, voglio sapere che cosa farai domani, voglio sapere che cosa ci racconterai domani, voglio sapere che cosa ci leggerai domani.

 

Maestra, ti prego, non essere distratta, distratta dalle mille voci che nella nostra aula risuonano.

Maestra, ascoltami, ascolta me, perché io ho da chiederti tante cose, cose importanti per la mia vita, importanti come le cose e come le persone della tua vita.

Maestra, voglio sapere perché il  tuo bicchiere è sempre pieno sulla tua cattedra.

 

Maestra, guardami, guardami negli occhi, guardami e sorridimi.

Maestra, parlami con la tua voce dolce, dolce dolce come quella della mamma mia.

Maestra, fammi venire alla tua scrivania per ascoltarmi meglio, per sentire meglio la mia voce sottile.

Maestra, accarezza le mie guance e posa la tua mano delicata sui miei occhi curiosi.

 

Maestra, fammi correre ancora nei prati fioriti della mia infanzia, della mia fanciullezza, della mia adolescenza.

Maestra, voglio correre correre correre, andare lontano lontano lontano, là dove il cielo tocca la terra, là dove il sole tramonta la sera, là dove il sole sorge al mattino.

 

Maestra, voglio farti tante domande, voglio chiederti tanti perché, tanti dove, tanti quando.

Maestra, sto guardandomi attorno da quando sono nato, da quando ho aperto gli occhi la prima volta e dietro il vetro del mio nido c’era il nonno che mi aspettava.

Ed io gli ho regalato il mio primo sorriso.

 

Maestra, tu lo sai quante carezze mi ha fatto la mamma mia, quand’ero nel suo grembo caldo.

Maestra, tu lo sai quante volte, quante volte la mamma mia dolce mi ha fatto ascoltare le musiche di Johann Sebastian Bach che le infermiere mi hanno fatto riascoltare appena nato, nel nido.

Maestra, tu lo sai quante e quante volte mi muovevo nel grembo materno per esplorare le sue calde pareti.

Maestra, tu lo hai quanta fretta io avevo di esplorare con le mie mani il volto della mamma mia.

Maestra, tu lo sai quanto mi piacevano i miei primi vocalizzi, le mie prime sillabe, la mia prima parola: mamma!

 

Maestra, tu sa tante cose, tante cose di te, tante cose del mondo, del mondo di ieri e del mondo di oggi.

Maestra, io ho cominciato ad esplorare il mondo della mamma mia, il mondo del babbo mio, il mondo dei miei fratelli di sangue e di gioco.

 

Ora, Maestra, io ti voglio rivolgere tante domande, voglio porti tanti tanti tanti perché.

Maestra, voglio chiederti chi sei; voglio chiederti come ti chiami; voglio chiederti come si chiamano i figlioletti tuoi; e voglio chiederti come si chiama la mamma tua.

 

Maestra, io voglio chiederti un sacco di cose, un sacco grande come quello della Befana.

Maestra, io so che il tuo sacco è pieno, ma io so che il tuo sacco lo riempi ogni giorno di più, per la gioia dei tuoi figli e per la gioia dei bambini della scuola tua.

 

Maestra, ti posso fare una domanda?

Maestra, cosa c’è dentro il tuo sacco? 

Maestra, grazie del bacio che mi dai mentre ti disponi ad aprire il tuo sacco!