Scatti, il problema rimane: i sindacati affilano le armi

da Tecnica della Scuola

Scatti, il problema rimane: i sindacati affilano le armi
di Alessandro Giuliani
Il blocco imposto dal D.P.R. 122/2013 per gli aumenti dal 2011 in poi rimane in vita. Per eliminarlo occorre un provvedimento legislativo. Che le organizzazioni dei lavoratori chiedono da tempo. Anche attraverso la protesta più estrema: lo sciopero. Le posizioni dei sindacati
L’esito positivo degli scatti del 2012 non convince i sindacati: sanno bene che se si è prevalso su una battaglia, ma la guerra è lontana dall’essere vinta. Tanto è vero che nel pomeriggio del 13 gennaio, la Gilda degli Insegnanti parla di probabile sciopero. Fallito il tentativo di conciliazione, il leader del sindacato autonomo Rino Di Meglio dice che dopo aver “verificato che non esistono le condizioni per un accordo e dunque andremo avanti con la mobilitazione. Bisogna risolvere al tavolo contrattuale la vertenza delle progressioni di carriera 2012 e 2013 – spiega Di Meglio – per evitare che la questione diventi una sorta di lotteria, generando un’inaccettabile disparità tra chi ha percepito gli scatti e chi, invece, non li ha avuti e rischia di non averli mai”.
Se nei prossimi giorni il Governo non interverrà concretamente, dunque, lo sciopero ci sarà. Resta solo da stabilire quando: “Ci riserviamo di decidere la data auspicabilmente con gli altri sindacati – afferma il leader della Gilda – così da mantenere l’unità e creare un fronte compatto in grado di incidere con forza sulla politica del Governo e di ottenere un risultato positivo per tutto il personale della scuola”.
Per ora, però, le altre organizzazioni non fanno accenno alla protesta più estrema. Anche la Flc-Cgil, che nell’ultimo triennio è scesa in piazza in solitudine pur di portare avanti sino in fondo la propria opposizione alle politiche del Governo di turno. “A partire dal 2009 – scrive il segretario generale Mimmo Pantaleo – questo personale ha visto la busta paga fortemente diminuita, i diritti compressi e violati, la “qualità di vita e di lavoro” ridotta ai minimi termini. I governi successivi, tecnici e di larghe intese, non hanno prodotto sostanziali cambiamenti nelle condizioni di sfascio dei comparti della conoscenza realizzate dagli ex Ministri Tremonti, Brunetta e Gelmini.  Contro queste politiche la Flc-Cgil ha messo in campo una grande campagna di denuncia e contrasto: otto giornate di sciopero e migliaia di ore di assemblea, presidi e manifestazioni diffuse su tutto il territorio nazionale”.
Prende posizione netta, non solo sugli scatti, anche la Cisl Scuola. Tramite il segretario generale, Francesco Scrima, chiede “un forte segnale di rinnovamento sul versante delle politiche scolastiche: se davvero si vuole dar senso alla parole mentre si proclama l’avvio di una fase costituente per la scuola, si smetta di considerare istruzione e formazione solo come costi da contenere”. Facendo specifico riferimento alla questione dell’assunzione degli insegnanti di sostegno, Scrima fa notare che “resta sullo sfondo la sgradevole sensazione di una difficoltà a rapportarsi e a dialogare in modo costruttivo tra dicasteri, con un’azione di controllo condotta in modo miope che impedisce talvolta di chiudere problemi il cui perdurare costa assai più della spesa che si dice di voler contenere”. “Ne offre una dimostrazione lampante, ma è solo l’ultimo caso – aggiunge – il mancato accordo sul dimensionamento delle istituzioni scolastiche: un’intesa pronta da mesi viene mandata a gambe all’aria da un’impuntatura del Mef che ci ‘regala’ la prospettiva di un altro anno di disagi per le scuola e per chi le dirige”.
Sulla questione scatti, torna anche Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir, secondo il quale farli pagare attraverso il Mof rappresenta “comunque un danno al mondo della scuola”, perché “verrà ulteriormente ridimensionata in termini di performance e servizi. Oltretutto, per realizzare una soluzione provvisoria che non risolve in modo definitivo il problema del blocco degli scatti automatici e delle progressioni di carriera”. L’Anief, infatti, sostiene da tempo che quello concesso ai dipendenti è un aumento stipendiale da considerare come un “assegno ad personam”. Per farlo valere a tutti gli effetti come un incremento valido anche ai fini delle progressioni di carriera occorre rimuovere il blocco disposto dal D.P.R. 122/2013. Una modifica importante, legislativa, per raggiungere la quale il sindacato autonomo ha già detto di portare la questione davanti alla Corte di Giustizia Europea. Mentre le altre organizzazioni ricorreranno, semmai, al più tradizionale sciopero.