Per pagare gli scatti si prosciuga il fondo d’istituto

da Tecnica della Scuola

Per pagare gli scatti si prosciuga il fondo d’istituto
di Lucio Ficara
La “linea” è ormai chiara, se si continua su questa strada il fondo di istituto sparirà del tutto e rimarranno, forse, pochi spiccioli solo per collaboratori del dirigente e funzioni strumentali. Il conto alla rovescia è iniziato. I funerali dell’autonomia sono certi, manca solo di conoscerne la data.
Il pagamento degli scatti d’anzianità degli insegnanti o la tutela del fondo d’istituto per il miglioramento dell’offerta formativa? Questa è una domanda che nasce dal fatto che il governo ha deciso di mettere sui piatti di una bilancia due capitoli di spesa importanti per il nostro sistema scolastico, per i quali uno dei due dovrebbe prevalere necessariamente sull’altro. È giusto dire che gli scatti di anzianità sono una parte salariale molto importante per gli insegnanti, che non hanno altro modo di avanzare in carriera. Infatti ancora oggi i docenti progrediscono in carriera unicamente attraverso il riconoscimento dell’anzianità di servizio, che è stata garantita da precisi accordi sindacali risalenti al gennaio 2009. È utile ricordare che la Flc-Cgil è stato l’unico sindacato che non sottoscrisse quell’accordo economico del contratto scuola, dichiarando che l’accordo non adeguava gli stipendi all’inflazione reale e riduceva il fondo d’istituto delle scuole. Da allora fino ad oggi, le politiche governative dei vari esecutivi che si sono succeduti, hanno bloccato gli scatti di anzianità per alcuni anni, per poi sbloccarli utilizzando le risorse dei risparmi di spessa disposti dall’art.64 della legge n. 133/2008 e le risorse destinate  alle scuole per garantire il miglioramento dell’offerta formativa. Prelevare sodi dai fondi destinati  per il miglioramento dell’offerta formativa per garantire lo sblocco degli scatti di anzianità sta diventando un vero e proprio problema che sta determinando un pesante peggioramento delle condizioni di lavoro del personale, un evidente abbassamento della qualità dell’offerta formativa, oltre alla riduzione del salario accessorio nelle tasche dei docenti. Il decreto legge approvato dal Consiglio dei ministri il 17 gennaio 2014, consentirà a tutto il personale scolastico che era scattato nel 2013 per effetto del blocco dell’anno 2012, di non restituire al mittente gli aumenti stipendiali ricevuti a gennaio 2013 o a settembre 2013 di mantenere la classe stipendiale raggiunta con tale scatto. Una toppa messa dal Governo all’ultimo secondo, che  comunque vedrà reperire le risorse sempre dai risparmi di spesa ai sensi dell’art. 64 legge n. 133/2008, ma anche da una ulteriore decurtazione del fondo per il miglioramento dell’offerta formativa. Quindi, da quanto emerge dal decreto sugli scatti, sembrerebbe che si continuano ad utilizzare le risorse destinate per il funzionamento delle scuole autonome, senza prevedere stanziamenti finanziari aggiuntivi volti a garantire la validità dell’anno 2012 per l’avanzamento di carriera del personale scolastico. In buona sostanza si pagano gli scatti ma si prosciuga il fondo d’istituto, rischiando di mandare in corto circuito l’organizzazione del lavoro delle scuole. Per comprendere le dimensioni economiche del problema di cui stiamo parlando, è utile sapere che per sanare il mancato pagamento degli scatti del 2012 serviranno 490 milioni di euro. I tre quarti di questi soldi, cioè circa 370 milioni di euro saranno prelevati obtorto collo dal cosiddetto Mof, che rappresenta linfa vitale per rendere una scuola veramente autonoma. I dirigenti scolastici stanno incominciando a protestare seriamente, contro questi tagli continui alle risorse della scuola, lamentando anche l’impossibilità di potere chiudere i contratti integrativi di istituto con le Rsu, per l’incertezza che regna sovrana sulla precisa entità del fondo d’istituto, che è diventato ormai, con grande dispiacere di tutti, il bancomat governativo per sanare la norma dello sblocco degli scatti di anzianità.