BES di tutti gli studenti

BES di tutti gli studenti, tutti diversi, tutti inclusi, tutti integrati!

di Umberto Tenuta 

 

Leggo su Internet un serrato dibattito dal titolo

BES, così cresce la disuguaglianza (Marina Boscaino).

La prima osservazione che mi viene spontanea è: quanto poco sugli Internet si dibattono i problemi della scuola, a fronte di un continuo twittare e instagrammare……!

A che sono serviti tutti i fondi europei ed italiani spesi per informatizzare le nostre scuole, se non tutti i nostri Maestri (oso chiamare tali tutti gli insegnanti, tutti i docenti, tutti i professori!), se non leggono nemmeno su Internet?

Ma vengo al nocciolo della quistione, nella speranza che i miei non ancora raggiunti venticinque manzoniani lettori mi vogliano ancora leggere.

Comincio col riportare alcuni brani significativi del documento di cui sopra:

1)Nei documenti del ministero l’alunno non è mai visto come soggetto protagonista e attore/autore del proprio percorso. Da un riconoscimento delle differenze che si basa sul principio di eguaglianza, si passa ad una logica differenzialistica, che stigmatizza in modo sofisticato e accentua le diseguaglianze.

2)La didattica viva viene trasformata in pura procedura tecnica e si fa dell’insegnante un consumatore di ricette standardizzate, da applicare in tutte le situazioni, prodotte dal business editoriale.

Si perde di vista che l’insegnamento/ apprendimento è anzitutto relazione, un processo complesso che fa dello spazio classe un laboratorio interattivo permanente.

Si perde anche di vista che la stessa pedagogia e didattica speciale è per tutti: quello che viene inventato e sperimentato nell’esperienza con alunni disabili può funzionare con alunni senza disabilità.

3)… Si va sempre più nettamente verso una scuola a due velocità: quella per l’élite che ha i soldi nei ‘quartieri alti’ e quella per i figli del nuovo proletariato nelle periferie della società.

4)… Con la direttiva sui BES vi è anche il rischio molto concreto di dare un avallo pseudo-scientifico ad un processo preoccupante in atto in molte scuole: le aule di sostegno che diventano sempre di più classi ghetto, le sezioni di serie A e di serie B negli istituti scolastici, le scuole ‘bene’ e quelle degradate, perché collocate in territori sociali e quartieri periferici.

La logica burocratica-tecnocratica, che cala dall’alto delle proposte pasticciate e anche spesso inapplicabili, tende poi a considerare gli insegnanti come degli incompetenti, destinatari d’interventi ‘esperti’ e non degli attori delle trasformazioni. Sappiamo tutti che esistono tante criticità che vanno affrontate, che vi sono anche molti insegnanti poco preparati sul piano pedagogico e altri che dovrebbero cambiare mestiere. Ma esiste una grande massa d’insegnanti che lotta ogni giorno, che fa bene il proprio lavoro, che s’impegna spesso in modo disinteressato e con il senso della propria responsabilità nei confronti delle future generazioni.

5)… Penso che sarebbe quindi utile fornire una formazione plurale e completa agli insegnanti: è la base per fare delle scelte consapevoli e non farsi ‘colonizzare’ dall’ultima moda, spacciata come unica verità ’scientifica’. Penso anche che le società di pedagogia dovrebbero fare un lavoro di recupero del patrimonio pedagogico ricco e vario del passato, metterlo a disposizione del mondo della scuola: sono i fondamentali della funzione docente, sono alla base dell’identità culturale della professionalità dell’insegnante. Riappropriarsi della centralità della pedagogia e della didattica viva e mostrare che è altrettanto scientifica della psicologia clinica mi sembra un modo anche per ridare dignità agli insegnanti e far sì che non vivano un enorme complesso d’inferiorità nel rapporto con altre figure professionali.

6)… Per esempio, una grande ricerca-azione partecipata che coinvolga direttamente la scuola e gli insegnanti, ma anche gli alunni e i genitori, sui temi della gestione dei gruppi classe, degli apprendimenti, della valutazione non solo delle performance, ma anche dei processi d’insegnamento/apprendimento, sulle pratiche didattiche e i progetti pedagogici nelle scuole.

7)… L’autrice dell’articolo ad un certo punto scrive:
“forse dimenticando che nei consigli di classe da sempre chi sa svolgere correttamente il proprio lavoro ha tenuto in conto le condizioni personali particolari degli studenti”ma forse l’autrice stessa dimentica che “chi sa svolgere correttamente il proprio lavoro” è una minoranza all’interno delle nostre scuole.

8)…Non condivido e intravedo una difesa ’strumentale’ per non dire francamente ’sindacale’! Il punto, invece, è proprio la Pedagogia, la Didattica Speciale, quella che i nostri Docenti non conoscono affatto, soprattutto quelli delle Scuole Secondarie Superiori: i BES sono l’occasione proprio per ri-formare i docenti, insegnandoli, con corsi di aggiornamento Attivi, che vadano proprio nella direzione di aggiornare la Didattica per Tutti, nel rispetto delle Diversità di Ciascuno. Dissento fortemente anche sulla riflessione che il Cambiamento possa avvenire ‘Bottom-Up’,

9)… OBBLIGARE TUTTI I COLLEGI AD USARE IL POF CON PRIORITA’ ASSOLUTA PER QUESTO. Questa è la vera lotta agli sprechi. In questo marasma di controversie io ancora vedo soldi che si spendono per progetti e progettini, sentiamo dire, ampliamento dell’offerta formativa, anche i ragazzi bravi hanno bisogno di opportunità, ma i ragazzi bravi a scuola, seguiti da famiglie che non hanno problematiche particolari, se la caveranno comunque, se siamo in tempi di difficoltà economiche, bisogna considerare le priorità. LE PRIORITA SONO I PIU’ DEBOLI, ALTRIMENTI NON SOLO NON CI POSSIAMO CONSIDERARE SOCIETA’ DEMOCRATICA,NON CI POSSIAMO CONSIDERARE NEANCHE ESSERI UMANI COMPLETI E VERI.

 

Quanto sopra mi sembra comportare l’opinione da me espressa in tanti libri pubblicati presso le maggiori Case Editrici, in tanti corsi di aggiornamento, in tanti articoli scritti sulle maggiori riviste didattiche cartacee, in tanti articoli scritti sulle seguenti riviste digitali da me curate[1]:

http:www.edscuola.it/dida.html

www.rivistadidattica.com

E, pertanto, vorrei sintetizzare il mio pensiero che mi sembra di ritrovare confortato dalle espressioni sopra riportate.

Gli studenti, in quanto esseri umani, sono tutti diversi, non ve ne sono nemmeno due eguali nei milioni di giovani che frequentano le nostre scuole.

 

Gli uomini, in quanto individua substantia rationalis naturae  sono tutti l’uno diverso dall’altro, da Guinnes dei primati: ognuno può tranquillamente dire: come me non c’è nessuno! 

Oh! Grandezza dell’uomo, degli uomini, dei sette miliardi di esseri umani che popolano la Terra!

Ogni essere umano è infinito valore, un diamante dai miliardi di carati.

Ah! Voi uomini, ma soprattutto voi donne, ogni mattina  guardatevi allo specchio e dite: ” bella come me non c’è nessuna”! 

Anche gli studenti dovrebbero essere invitati a guardarsi allo specchio per dirsi: come me non c’è nessuno!

Milioni di studenti, tutti diversi, tutti con BES!

 

E, allora?

Allora allora allora: la risposta è stata data chissà quante volte a chissà quanti uomini di scuola distratti!

La risposta è una scuola della personalizzazione educativa per tutti gli studenti, tutti diversi, tutti con BES, tutti da integrare in una società della convivenza democratica.

Ma come la realizziamo una siffatta scuola?

Mica abbiamo il dono dello spirito santo che da tutti si fa ascoltare nelle loro lingue, tutte diverse!

Evidentemente è così!

Quindi, nelle nostre aule, niente più noiosi discorsi, niente più preconfezionate conferenze, niente più inutili lezioni collettive! 

Gli studenti non stanno più seduti nei banchi delle cattedrali medievali, con l’insegnante che fa lezione seduto dietro la cattedra, ma siedono in gruppi di tre/cinque intorno a tavoli come quelli della pizza serale, quando si ritrovano assieme, non più separati, non più rivali.

Il docente ha preparato, non le schede fotocopiate e generosamente illustrate, ma tutti i materiali concreti, virtuali, iconici e simbolici che essi utilizzano per scoprire, riscoprire, inventare/reinventare, costruire/ricostruire i concetti e, attraverso queste attività, acquisire competenze (capacità) e atteggiamenti (curiosità, interessi, aperture mentali, motivazioni…).

Gli studenti ricevono brevi proposte operative come guida per impegnarsi a ricercare, reinventare, riscoprire i contenuti dell’odierno umano sapere, saper fare, saper essere. 

Il docente, scaricato delle onerose lezioni conferenze e verifiche a non finire, si impegna a programmare, a motivare, ad aiutare, a guidare gli studenti nelle loro attività di problem solving … ma mai si sostituisce ai suoi studenti.

Al riguardo, scrive il Delessert che il docente avrà <<soprattutto il corag­gio di non dire e questo è il punto più difficile tutto ciò che sa sulle questioni trattate>>[2].

Alla fine, gli studenti riassumono i risultati cui sono pervenuti e li consegnano al docente che li sintetizza nel libro in progress della prova dei suoi studenti.

 

Difficile, questo lavoro? 

Eh, sì, direbbe Papa Francesco!

Certamente per il maestro.

Ma piacevole, gioioso, festante e produttivo di saperi (sapere, saper fare, saper essere) per gli studenti, tutti singolari, tutti diversi, tutti con BES. 

 

Per ora andiamoci a rileggere tutta la letteratura pedagogica su questa impostazione.

Un solo suggerimento disinteressato, perché si tratta:

a)               Sia di volumi per i quali da diversi anni non ricevo diritti di autore[3];

b)              Sia di articoli gratuitamente reperibili su riviste digitali da me curate[4].

 

Prometto che ritornerò su questo discorso, soffermandomi in particolare sui singoli momenti di questa attività che coinvolge, sia i docenti, sia gli studenti in un impegno gratificante e produttivo per entrambi, quello della realizzazione di una scuola su misura di tutti gli studenti, tutti diversi, tutti con BES, tutti affidati agli stessi docenti, anche essi tutti diversi, tutti con capacità e competenze specifiche, tutti disponibili a mettere le loro competenze a disposizione di tutti gli studenti di tutta la suola, scuola senza classi, scuola laboratoriale in ogni suo momento; scuola della gioia di essere maestri, di essere studenti, studenti tutti col cuore pieno di gioia, della gioia di imparare, della gioia di studiare, della gioia di lavorare assieme ai propri compagni, assieme ai propri maestri, tutti beneamati, tutti specialisti in uno o più campi della umana cultura.



[1] Libri e articoli sono riportati in elenchi pubblicati su questa rubrica.

[2] DELESSERT A., Alcuni problemi che interessano la formazione degli insegnanti di matematica, in: SITIA C.(a cura di), La didattica della matematica oggi, PITAGORA, BOLOGNA, 1979, p. 367.

[3] Vedi ELENCO DEI LIBRI DI UMBERTO TENUTA, in questa Rubrica di EDUCAZIONE&SCUOLA

[4] Vedi ELENCHI DEGLI ARTICOLI DI UMBERTO TENUTA in questa rubrica di EDUCAZIONE&SCUOLA