L’intelligenza deve essere leggera

L’intelligenza deve essere leggera

di Adriana Rumbolo

Ieri sera l’intervista di Lilli Gruber e Beppe Severgnini  all’architetto Renzo Piano

Tutta l’intervista è stata molto, molto, molto interessante e si potrebbe riassumere  nella citazione dell’architetto: “L’intelligenza deve essere leggera”

Finalmente una conversazione ricca  di argomenti ,con le sole parole  necessarie. Il dialogo scorreva fluido ,caratterizzato dalla freschezza dell’improvvisazione, che tradiva in profondità  studi,scambi produttivi, esperienze a largo raggio.

Poi il gioco dei contrasti: niente può essere assoluto se vogliamo che esista

I limiti  nel desiderio  che mi   ricordano  i  bassi muri che limitano le colline a terrazza per aumentarne lo spazio e rafforzarle. Mentre troviamo un’idea che ci affascina nella sua assolutezza ci scontriamo con la sua negazione che invece di cancellare la prima ne fa nascere una nuova,  spesso migliore

Avviene nel nostro cervello ed è il segnale che spesso denuncia che stiamo uscendo dall’adolescenza con la morbidezza dell’ostinazione perché  la rigidità  ha una sola soluzione..

L’intelligenza deve essere leggera,  agile,  fluida ed essere vaccinata subito nel bambino/a piccolo/a dai pregiudizi ,dai luoghi comuni,  dalle banalità,  dalle parole inutili e aperta alla musica e all’armonia alle quali la natura lo ha già abituata/o se non venisse in fretta disturbato da tanti insegnamenti anossici. In quel momento ho anche fatto pace  con me stessa  sulla comunicazione.

Sempre più di frequente sento dire di un politico: “E’ un genio della comunicazione: è un vero comunicatore solo perchè  riesce a trasmettere un messaggio che non condivide e solo finalizzato al proprio interesse “.

Ieri sera l’architetto Piano è stato  un ottimo comunicatore: le sue parole sulla progettualità delle periferie erano chiarissime e rispondevano ai tanti perché  che l’argomento suscitava perché  il suo pensiero era chiaro e aveva lo scopo di arrivare con la stessa chiarezza  a quanti erano interessati al progetto Ha spiegato con garbo che il lavoro politico dell’architetto  ha come scopo finale,oltre la conoscenza di tecniche ,di materiali, il benessere del cittadino nella risposta ai suoi bisogni estetici ,esistenziali , di comunicazione e pratici.

Proprio una piacevolissima e intelligente intervista.