da La Stampa
sicurezza. gli istituti dimenticati
Due scuole su cinque cadono a pezzi
flavia amabile
È la stessa strada percorsa dal governo Letta che a fine dicembre aveva annunciato di aver recuperato oltre 6 miliardi di fondi europei non spesi che correvano il rischio di perdersi. La novità è la destinazione. Renzi chiede che cinque miliardi vadano per intero alla ristrutturazione delle scuole. Senza dividere le somme in mille capitoli diversi, un po’ al turismo, un po’ al lavoro e così via come è sempre accaduto finora. L’incapacità di affrontare sul serio l’emergenza è tale che da quasi venti anni il Miur lavora alla mappatura completa degli interventi urgenti da fare nelle scuole, un’altra tela di Penelope infinita a cui mancano ancora troppi dati mentre quelli che sono stati inviati con il tempo finiscono per essere superati, e quindi inutili.
Il Miur ha pubblicato soltanto una volta una parte dei dati a sua disposizione, nell’autunno del 2012 quando ministro era Francesco Profumo. Le cifre raccontano quello che vivono ogni giorno gli studenti sulla loro pelle. Il 4% degli edifici è stato costruito prima del 1900. E la maggior parte, il 44% delle scuole, in un periodo che va dal 1961 al 1980. Solo il 17,7% degli edifici è in possesso del certificato di prevenzione incendi. Il 33% non possiede un impianto idrico antincendio; un edificio su due non ha una scala interna di sicurezza; quattro su dieci non hanno la dichiarazione di conformità dell’impianto elettrico. Ancora più serio è l’allarme sismico, quasi 4 edifici su 10 sono in zone ad alto rischio.
Se i dati del ministero si fermano qui, altre associazioni tentano ogni anno di restituire una fotografia ancora più dettagliata dello «scuolicidio», la distruzione lenta e costante degli istituti con indagini a campione. Secondo il rapporto 2013 di CittadinanzAttiva in una scuola su sette ci sono lesioni strutturali evidenti, presenti in gran parte sulla facciata esterna dell’edificio, il 20% delle aule presenta distacchi di intonaco: muffe, infiltrazioni e umidità sono stati rilevati in quasi un terzo dei bagni (31%) e in un’aula e palestra su quattro. Il 39% delle scuole presenta uno stato di manutenzione del tutto inadeguato molto in aumento rispetto al 2012 quando erano il 21%. Più della metà delle scuole non possiede il certificato di agibilità statica, oltre 6 su 10 non hanno quello di agibilità igienico sanitaria, altrettante non hanno quello di prevenzione incendi. Solo un quarto delle scuole è in regola con tutte le certificazioni. Temperature ed aerazione non sono adeguate nella gran parte delle aule, visto che il 51% di esse è senza tapparelle o persiane e il 28% ha le finestre rotte. Il 10% delle sedie e dei banchi è rotto e in oltre un terzo dei casi (39%) gli arredi non sono a norma, adeguati ad esempio all’altezza degli alunni.
Legambiente ha analizzato anche le disparità tra le diverse parti d’Italia. Dal rapporto Ecosistema Scuola 2013 emerge che se Trento, Prato e Piacenza sono i primi tre capoluoghi di provincia per qualità dell’edilizia scolastica, bisogna invece arrivare alla 23esima posizione per trovare il primo capoluogo di provincia del Sud che è l’Aquila, seguito da Lecce alla 27esima posizione.