“Ed ora… Che faccio?”

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“Ed ora… Che faccio?”
Pratiche Innovative nell’Orientamento Post Secondario

di Carlo De Nitti e Concetta Rosato

INDICE

  • PREFAZIONE di ENZO FIORENTINO
  • ESERGHI
  • DEDICA
  • L’ORIENTAMENTO ‘FULCRO’ DELL’EDUCAZIONE
    di CARLO DE NITTI e CONCETTA ROSATO
  • TESTI NORMATIVI DI RIFERIMENTO
    a cura di CARLO DE NITTI
  • L’ORIENTAMENTO NELLA NORMATIVA EUROPEA E NAZIONALE
    di CARLO DE NITTI
  • LA DIDATTICA DELL’ORIENTAMENTO
    di CONCETTA ROSATO
  • LE “BEST PRACTICES”
  •  L’OSSERVATORIO PROVINCIALE PER L’ORIENTAMENTO
    di CARLO DE NITTI
  • IL PROGETTO ISOMERI
    di CONCETTA ROSATO
  • ALMADIPLOMA
    di CONCETTA ROSATO
  • CONVENZIONE COSTITUZIONE GIURISPRUDENZA
    di CONCETTA ROSATO
  • CONVENZIONE SANTARELLA/POLITECNICO
    di CARLO DE NITTI
  • COOPERATIVA SA.G.&F.
    di CARLO DE NITTI
  • CHARITY CHIC
    di CARLO DE NITTI e CONCETTA ROSATO
  • A MO’ DI CONCLUSIONE
    di CARLO DE NITTI e CONCETTA ROSATO
  • BIBLIOGRAFIA
    di CARLO DE NITTI e CONCETTA ROSATO
  • AUTORI

Prefazione di Enzo Fiorentino

Orientare vuol significare porre l’individuo nelle condizioni di conoscere se stesso e quanto proviene dall’ambiente, al fine di operare scelte consapevoli e mirate in condizioni di autonomia, sia nella direzione della futura scelta scolastica sia orientate al mercato del lavoro[1].

La mirata riflessione della Pombeni definisce, or dunque, l’orientamento come:

–       L’azione di mettere il soggetto e, nello specifico, l’educando, in condizione di effettuare autonomamente la propria scelta scolastica;

–       Il supporto fornito dagli operatori nel processo decisionale del singolo.

Nella società complessa e nella scuola del ben – essere, l’orientamento deve assumere una valenza formativa nel senso di acquisizione di specifiche competenze orientative, diverse in rapporto alla situazione che la persona si trova ad affrontare.

Ed una delle direttrici di riferimento, che dà ragione dell’importanza dell’orientamento fin dai primi anni della scuola dell’infanzia, lo concepisce come processo continuo e formativo, che aiuta il soggetto a maturare capacità di decisione, di autoconsapevolezza e di autostima parallelamente allo sviluppo professionale[2].

Ma il percorso orientativo ed orientante oggi deve superare la frammentazione degli interventi, i quali, al contrario, devono confluire in un sistema sinergico in grado di evitare i disorientamenti, che emergono sempre più negli studenti prossimi alle scelte culturali e professionali[3].

Va da sé che gli interventi orientativi, finalizzati ad abbattere il fenomeno della dispersione, oggi in piena fase di preoccupante recrudescenza, a promuovere la cultura del lavoro e a sviluppare le capacità atte a far emergere le competenze personali e professionali, devono tenere in debita considerazione le caratteristiche degli utenti, il loro stile di apprendimento, la motivazione, le lacune dovute ad una problematica scolarizzazione.

Ogni azione sistematica dalle buone pratiche orientative, messa in atto dalla scuola del ben – essere, che è anche e soprattutto scuola orientante, deve favorire obiettivi specifici condivisi come lo sviluppo delle competenze affettivo – relazionali, il potenziamento delle motivazioni individuali, il sostegno alla crescita personale e professionale, lo sviluppo dell’interesse e della capacità a realizzare percorsi di autoformazione, di aggiornamento professionale, di autoimprenditorialità[4].

La metodologia dell’orientamento, deve, per essere efficace, contemplare il raggiungimento degli obiettivi propri delle tre tappe fondamentali:

–       L’orientamento iniziale;

–       L’orientamento in itinere;

–       L’orientamento per l’accompagnamento/inserimento professionale[5].

Un discorso a sé merita la formazione dei docenti alla didattica orientativa, come “buona pratica”, che coinvolge tutti i cicli scolastici, formazione spesso trascurata e che deve, invece, valorizzare e potenziare le risorse del singolo docente e l’aspetto formativo/educativo delle singole discipline negli interventi quotidiani.

La didattica disciplinare, per divenire veramente orientativa e per fornire gli strumenti necessari all’attivazione delle capacità di scelta, deve porre l’attenzione su aspetti come:

–       La scelta dei contenuti da proporre, in cui gli studenti possano progressivamente scoprire interessi ed attitudini;

–       La scelta e il potenziamento degli strumenti di studio più idonei a favorire l’apprendimento;

–       Il rafforzamento dell’autoconsapevolezza e della capacità di riflessione sul proprio percorso;

–       La pluralità delle metodologie didattiche.

Si tratta, in sostanza, di progettare situazioni di apprendimento, dove le singole discipline non siano concepite dai docenti e percepite dagli allievi come luoghi depositari di un sapere da memorizzare, fisso ed immutabile, bensì siano funzionali alla soluzione dei problemi, che bisogna risolvere nell’agire quotidiano[6].

Il lavoro di Carlo De Nitti e di Concetta Rosato, con la competenza propria di chi da anni si dedica teoricamente e praticamente all’istruzione orientativa, coglie molti degli aspetti innanzi proposti, esponendoli, per parafrasare il Viglietti, in una guida pratica di indubbio interesse per gli studenti, chiamati a perseguire gli obiettivi delle buone pratiche orientative in una società sempre più complessa, caratterizzata profondamente dalla categoria della trasformazione. L’auspicio è che sia dato al lavoro il giusto rilievo dalle istituzioni preposte alla diffusione delle competenze, che devono degnamente supportare, con ogni possibile strumento, l’acquisizione di capacità critiche e di pensiero divergente.


[1] Pombeni M. L., Orientamento scolastico e professionale, Bologna, Il Mulino, 1997.

[2] Viglietti M., Educazione alla scelta – Guida operativa pratica, Torino, SEI, 1995.

[3] CENSIS, Rapporto sulla situazione sociale del paese 2013, Milano, Franco Angeli, 2013.

[4] Fiorentino V., Per una Scuola che educa ed istruisce, in Laneve C. (a cura di), La Scuola educa o istruisce?, Roma, Carocci, 2010.

[5] Frabboni F., Guerra L., Scurati C., Realtà e prospettive dell’educazione, Mondadori, Milano, 1999.

[6] Selvatici A., D’Angelo A.G., Il bilancio di competenze, Franco Angeli, Milano, 1999.