Come diventare insegnanti efficaci

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Come diventare insegnanti efficaci

di Gennaro Palmisciano

 

Dopo tre anni, si è conclusa negli USA da pochi giorni, tra polemiche e critiche, la mega-indagine, denominata con l’acronimo MET (Measutring Education Teaching), finanziata dalla Fondazione Bill&Melinda Gates sulla misura dell’efficacia dell’insegnamento e sulla valutazione della qualità degli insegnanti. La conclusione principale è che si può misurare e prevedere l’ insegnamento efficace e l’insegnante efficace. Nell’indagine sono stati adottati dei test e dei protocolli di osservazione in classe, che hanno fondato una valutazione degli insegnanti attendibile e validata, in grado di identificare e premiare gli insegnanti migliori. In Italia il discorso è troppo avveniristico: perciò, in questo articolo cercherò di offrirvi un esempio operativo di efficacia, estensibile a tutte le discipline, definendo l’educazione fisica efficace e l’insegnante efficace. E’ per me un momento particolare, perché dopo una lunga esperienza da insegnante efficace, condotta nella scuola dell’infanzia e nella primaria, nei superiori (tutti gli ordini) fino all’università, vengo nominato dirigente ispettore tecnico, e vorrei che quanti più colleghi raccogliessero il mio testimone.

 

Cosa si intende per “educazione fisica efficace”?

L’educazione fisica efficace è quella che persegue obiettivi determinati e li raggiunge, in due prospettive fondamentali: un atteggiamento positivo verso il movimento e l’apprendimento motorio. Esse, con buona approssimazione, possono corrispondere alla 1) consapevolezza dell’importanza dell’attività fisica e sportiva per il benessere individuale e sociale e alla 2) competenza nel saper esercitare detta attività, di cui fanno cenno i documenti ministeriali.

Fate in modo che gli alunni ricordino con piacere le lezioni svolte: saranno più motivati a trovare nella loro vita occasione per l’attività fisica e sportiva.

L’efficacia dell’insegnamento si riflette sull’autoefficacia percepita dall’alunno.

Gli alunni, che raggiungono il successo, sono quelli che si applicano di più, pur avendone meno bisogno, mentre, al contrario, quelli che devono recuperare si applicano poco. L’insegnamento efficace diventa, così, un fattore di equità sociale.

Mosston ne “L’insegnamento dei giochi sportivi” conduce un’analisi degli stili di insegnamento, che è utile soprattutto per la definizione di alcuni metodi, quelli della pratica e dell’inclusione, che favoriscono a livello scolastico la partecipazione di tutti gli alunni.

 

 

Cosa si può intendere per “insegnante efficace”?

L’insegnante efficace si caratterizza per la padronanza di alcuni ferri del mestiere:

1)    Entusiasmo: espresso nel comportamento verbale e non verbale del docente, che propone e sostiene situazioni accattivanti. L’insegnante sorprende, positivamente, l’alunno con le sue proposte. L’insegnante, inoltre, si aggiorna per soddisfare l’interesse per il suo lavoro.

2)    Chiarezza: presentazione chiara, adattata al livello cognitivo degli alunni, per costruire in tutti l’immagine ottico-verbale del compito. L’alunno è guidato nell’apprendimento motorio da uno schema motorio, che l’insegnante aiuta a precisare. Inoltre, l’insegnante dà chiare istruzioni agli alunni su come portare a termine le consegne, gli incarichi, gli esercizi etc in maniera professionale.

3)    Commenti stimolanti: assistere l’alunno indirettamente e direttamente, rinnovando il suo impegno. Attenzione che una critica molto negativa ha un effetto altrettanto molto negativo sui risultati dell’alunno. E’ molto più costruttivo indirizzare il pensiero degli alunni ad un elemento preciso e circostanziato: indicare l’inizio e la fine di una attività, riassumere il senso di un esercizio o di un’esperienza, porre domande, ecc.

4)    Partecipazione al compito: aumentare il tempo di applicazione degli alunni al compito motorio, riducendo le forme di dispersione e richiedendo nuove esecuzioni.

5)    Attività indiretta da parte del docente: raccogliere idee, accettare i sentimenti degli alunni e stimolare l’auto-attività. Vanno garantiti a tutti gli alunni spazi di scelta e di valutazione autonomi.

6)    Flessibilità: variare il comportamento d’aiuto del docente, organizzare attività diverse etc. Variare il livello sia delle richieste che dell’interazione.

7)    Feedback specifico positivo: operare feedback, ovvero risposte di ritorno all’allievo sulla sua prestazione, non generiche e dal tono affettivamente non negativo, anche nel proporre una critica.

8)    Corrispondenza tra ciò che si insegna e ciò che viene chiesto nelle verifiche: Fornire agli alunni l’occasione di imparare la sostanza dei criteri di valutazione ovvero una chiara valutazione quotidiana. L’alunno va valutato ogni giorno di lezione, perché la valutazione deve diventare fonte di gratificazione per l’alunno.

 

La certificazione caratterizza i moderni orientamenti didattici. Quale relazione con la valutazione?

In quel cammino di vita, che è la relazione pedagogica, per comprendere se l’allievo e l’insegnante hanno migliorato il livello delle competenze nell’esercizio motorio, bisogna apprezzare la loro acquisizione, in quattro fasi: in partenza, durante il corso delle lezioni e alla fine, certificando alla conclusione di ogni anno scolastico. Si tratta, dunque, di operare una valutazione d’ingresso, una valutazione in itinere, una valutazione finale e la certificazione delle competenze (valutazione certificativa). Attenzione, che la valutazione si fonda su una scala grafica di valutazione decimale, mentre la certificazione su una scala di valutazione basata su standard di competenza: sono due sistemi completamente diversi.

Sicuramente si tratta di adottare anche dei test, che siano in grado di oggettivizzare il processo di apprendimento (misurazione). Ma la realtà di ogni alunno va colta nella sua pienezza, quindi osservandolo da più prospettive e con differenti prove (triangolazione).

I test di rendimento vanno accompagnati da prove in grado di sondare l’impegno profuso e la partecipazione ai processi educativi: questionari, osservazioni partecipate, analisi di documenti, griglie di analisi, ecc. L’orizzonte di riferimento diventa una valutazione autentica, che utilizza compiti di realtà.

E’ un discorso che parte da lontano. Pensate che l’art 79 del R.D. 4 maggio 1925, n. 625 recita: “I voti si assegnano, su proposta dei singoli professori, in base ad un giudizio brevemente motivato desunto da un congruo numero di interrogazioni e di esercizi scritti, grafici o pratici fatti in casa o a scuola, corretti e classificati durante il trimestre o durante l’ultimo periodo delle lezioni.”
Il paradigma del miglioramento da misurazione diventa triangolazione, verso una valutazione autentica.

 

Come si può realizzare “una pedagogia del successo e dell’entusiasmo”?

Vanno certamente introdotti e generalizzati alcuni strumenti didattici obliqui: accanto ai test sui risultati di apprendimento standardizzati, lavoro in piccoli gruppi, brevi unità di studio separate, l’assistenza diretta e indiretta, programmi speciali per i superdotati e per gli alunni con disabilità motorie, ecc.

Durante la presentazione, gli insegnanti dovrebbero usare tecniche che mantengano gli studenti attenti e coinvolti. Bisogna adattare l’insegnamento ad ogni alunno, offrendo libertà di espressione alle esigenze personali di ciascuno, e nel contempo seguire attentamente l’evolversi della didattica: libertà a tutti di contribuire, ma non lassismo.

I docenti dovrebbero selezionare compiti basati non solo sulla pertinenza con gli obiettivi della lezione e dell’unità didattica, ma in base all’appropriatezza del lavoro di ciascun alunno.

Quando assegnano i compiti, gli insegnanti dovrebbero stabilire gli standard di successo e comunicare agli studenti che ci si aspetta che tutti li portino a termine.

Gli insegnanti dovrebbero monitorare regolarmente il coinvolgimento dello studente nell’apprendimento, non solo per valutare, ma anche per verificare gli apprendimenti. Gli studenti dovrebbero essere resi consapevoli della completezza e della qualità del loro lavoro. Valutando a turno gli alunni, l’insegnante dovrebbe assicurare che tutti abbiano imparato ragionevolmente bene ciò che ci si aspettava che essi imparassero, prima di permettere loro di lavorare da soli. I docenti dovrebbero usare le informazioni che hanno ottenuto dal lavoro dei loro studenti non solo per valutarli, ma anche per fornire loro l’insegnamento addizionale indirizzato alla correzione degli errori e alla comprensione di cose che non hanno acquisito. Durante il lavoro (individuale, per coppie, in piccoli gruppi o per squadre), l’insegnante dovrebbe circolare tra gli studenti e monitorarne il lavoro. L’insegnante dovrebbe rinforzare l’atteggiamento degli studenti a fare attenzione e ad applicare lo sforzo necessario per apprendere e migliorarsi.

 

Il migliore sistema per convincere gli alunni, nativi digitali di una generazione sedentaria, a correre per fare riscaldamento resta comunque mettersi a correre davanti agli alunni stessi, per offrire con il proprio comportamento un esempio diretto.