Successo formativo come diritto soggettivo dei giovani

Successo formativo come diritto soggettivo dei giovani
Le responsabilità educative degli uomini di scuola.

di Umberto Tenuta

Io non sono un giurista ma uno scribacchino di pedagogia e, perciò, mi scuso in anticipo di questa mia invasione nel campo del diritto.

Tuttavia, confido nell’intelligenza di chi ancora resta a leggermi, perché si sforzi di comprendere il significato di quanto  scrivo.

 

Ecco quello che vorrei dire.

È arcinoto che, a differenza dei vegetali e degli animali, l’uomo diventa tale solo attraverso l’educazione, come già affermava Kant: uomini non si nasce ma si diventa attraverso l’educazione!

Il pulcino, appena uscito dal guscio, salta sulla terra e si mette a correre, seppure con qualche iniziale esitazione.

Ma il figlio di donna nasce prematuro −o immaturo che dir si voglia− ed ha bisogno di un grembo artificiale ancora per molti anni, prima che possa divenire un uomo maturo, adulto, capace, non solo di correre, ma anche di compiere tutte le attività che sono proprie dell’uomo: opporre il pollice alle altre dita per prendere gli oggetti, coordinare i movimenti delle braccia per abbracciare le bambole, emettere sequenze significative di fonemi per chiamare la madre, salire e scendere le scale, correre per i prati fioriti, cooperare con i propri simili, immaginare giardini fioriti, fantasticare  sui propri desideri, ragionare, pensare… sentire la bellezza del nuovo sole che sorge dai monti, commuoversi al canto melodioso dell’usignolo…

Oh, di quanto tempo e di quanta cura il figlio della donna ha bisogno per divenire un uomo!

Ma questo divenire uomo è un suo diritto inalienabile, che nessuno gli può negare, che anzi tutti hanno il dovere di soddisfare, a cominciare dai genitori che si sono assunta la responsabilità di farlo venire al mondo.

Diritto naturale alla condizione umana, alla vita da uomo, non da vegetale, non da animale, ma da uomo, da uomo che sa appropriarsi di tutta l’humanitas che gli uomini hanno creato nel lungo cammino dei milioni, delle migliaia, delle centinaia di anni dalla loro comparsa sulla faccia del pianeta Terra.

Diritto all’educazione, come affermato nelle Carte internazionali dei diritti dell’uomo, dei Diritti della donna, dei Diritti dei bambini, dei Diritti delle studentesse e degli studenti.

Diritto al successo formativo come affermato ultimamente, nel diritto positivo, dal D.P.R. 275/1991: <<L’autonomia delle istituzioni scolastiche …si sostanzia nella progettazione e nella realizzazione di interventi di educazione, formazione e istruzione mirati allo sviluppo della persona umana, adeguati ai diversi contesti, alla domanda delle famiglie e alle caratteristiche specifiche dei soggetti coinvolti, al fine di garantire loro il successo formativo, coerentemente con le finalità e gli obiettivi generali del sistema di istruzione e con l’esigenza di migliorare l’efficacia del processo di insegnamento e di apprendimento>>.

Le scuole nascono, quindi, con l’obbligo di garantire il successo formativo a tutti i giovani, nessuno escluso.

Pertanto, quali cittadini per diritto di nascita, i giovani hanno diritto a che loro sia garantito il successo formativo.

Non si tratta dell’apprendimento di un repertorio di conoscenze, ma della piena acquisizione di tutte le capacità  e gli atteggiamenti umani.

Le scuole statali, e non solo statali, nascono con questo obbligo che debbono garantire assieme e/o in sostituzione dei genitori.

Al riguardo, è opportuno precisare che l’obbligo scolastico consiste per i genitori primariamente nell’obbligo di far frequentare le scuole ai propri figli.

L’obbligo di garantire il successo formativo incombe primariamente sui genitori e, per loro delega, sulla scuola, statale e non statale che sia.

Per estrema chiarezza, è opportuno sottolineare −ancora una volta!− che alle scuole, e, quindi, agli operatori scolastici tutti, incombe l’onere di garantire il successo formativo di tutti i giovani, nessuno escluso, atteso che oggi le scienze dell’educazione garantiscono che tutti i figli di donna sono educabili, compresi quelli con difficoltà di apprendimento anche gravi.

 

Se questo ragionamento appena abbozzato ha una sua logica, allora è necessario trarne le conseguenze, riassumendole in alcune sintetiche affermazioni.

I − Il diritto all’educazione e all’istruzione si configura come diritto alla piena, integrale e originale formazione della persona umana di tutti i giovani, formazione che si riassume nella espressione successo formativo;

II − Il successo formativo è un diritto soggettivo di tutti i figli di donna;

III− Le istituzioni scolastiche, nell’ambito del sistema formativo integrato, assumono un ruolo guida e hanno il dovere di garantire il successo formativo a tutti gli studenti, nessuno escluso. 

 

Di conseguenza, gli operatori scolastici tutti −dirigenti scolastici, docenti, personale amministrativo scolastico− hanno il dovere di garantire il successo formativo a tutti gli studenti che frequentano le scuole.

Pertanto, essi non possono scaricare su altri −genitori, contesti sociali e studenti− le loro responsabilità relativamente al mancato conseguimento del successo formativo da parte di tutti i giovani studenti delle proprie scuole.

Le posizioni si invertono!

Non sono i giovani i responsabili  del loro successo formativo, ma sono gli operatori scolastici a dovere adoperarsi perché tutti i giovani raggiungano il successo formativo.

In altri termini, potremo dire che non sono i malati ad avere l’obbligo di guarire, ma sono i medici ad avere l’obbligo di guarire i malati, nei limiti consentiti dalle più avanzate possibilità offerte dalle scienze mediche.

Se la morte del malato viene riconosciuta dipendente da imperizia dei medici, questi ne sono chiamati responsabili, non solo deontologicamente ma anche penalmente.

Siccome l’uomo è un’unità psicofisica, la sua salute non è solo quella del corpo ma anche e soprattutto quella del suo benessere culturale, della sua educazione, della sua formazione.

Pertanto, gli operatori scolastici dovrebbero essere riconosciuti responsabili anche del mancato successo formativo dei giovani, ove questo dipenda da disimpegno o da imperizia.

Su un altro piano, potremmo anche aggiungere che se la caduta di un aereo è riconosciuta come dipendente da imperizia del pilota, questi, se rimasto incolume, ne viene riconosciuto penalmente e civilmente responsabile.

Si dirà che non è agevole, come nel caso dei medici e dei piloti, accertare le responsabilità degli operatori scolastici nel caso di insuccesso formativo.

E questo potrebbe essere vero.

Ma a noi importa, in questa sede, non accertare le responsabilità, ma riconoscere su chi incombe la responsabilità di educare.

E, nel caso del successo formativo, sembra razionalmente evidente che del successo formativo dei giovani risponde il sistema formativo integrato, del quale la scuola, con i suoi operatori tutti, è centro promotore e coordinatore.

 

Amici e colleghi operatori scolastici tutti, il mio non vuole essere un j’accuse, ma semplicemente un promemoria, come, per dire, siamo avvisati!

Ora, traetene le conseguenze e provvedete con la massima cura, nell’interesse prioritario degli studenti, ma anche nel vostro interesse!