Leggere, leggere il mondo, leggere i libri, leggere con amore

Leggere, leggere il mondo, leggere i libri, leggere con amore

di Umberto Tenuta    

                      

Leggere,dal latino lego, legare, collegare, unire, prendere assieme, comprendere…

Legge il bambino: A     M     O

La prima lettera: A

La seconda lettera: M

La terza lettera: O

Ma non basta pronunciare i fonemi A, poi M e poi O.

Occorre legare, collegare, mettere assieme questi fonemi: A>M>O

Quante difficoltà incontrano i bambini per fare questi collegamenti, queste letture!

 

E allora? Allora bisogna imparare a collegare, a legare assieme, a stabilire un legamento tra cose o eventi diversi.

UN ESEMPIO

Osservare il paesaggio: monti, valli, pianure, fiumi, mari. 

Leggerlo collegando questi elementi!

Là, sui monti le acque zampillano dalle sorgenti e per le valli vanno alla pianura e poi si buttano a mare!

E, poi, signora Maestra?

E, poi, vediamo che fa l’acqua nella pentola.

Bolle, esce il vapore, va in alto, non si vede più… Ma ecco le nuvole… e poi la pioggia… e poi i torrenti straripano… e poi si buttano a mare… e poi… evaporano… e poi… le nuvole in cielo… il cielo nuvoloso… la pioggia… soprattutto là, sulla montagna…… e il torrente ingrossa…. e…

Lettura del ciclo dall’acqua collegando i singoli fenomeni.

E, ancora!

A primavera, il ciliegio è in fiore…e poi nell’estate le ciliege… e poi le mangiamo, così dolci e così amare, come ci piacciono!

Lettura, collegamento degli elementi e dei fenomeni naturali: del cielo, delle acque, del ciclo della vita delle piante…

Leggere intorno a noi… leggere mari, pianure, valli, monti, cieli azzurri, cieli coperti, cieli attraversati dai fulmini…

Leggere… legare… collegare… comprendere… capire!

Mettere assieme i fonemi, le lettere dell’alfabeto, le parole.

Sì, ieri, le parole sostituivano le cose.

Adamo ed Eva assegnarono i nomi alle cose del Paradiso terrestre.

Prima, le parole orali, poi le parole scritte.

Prima Omero, l’aedo che cantava nel villaggio le storie di Penelope, di Ulisse, di Achille, di Ilio, di Priamo, di Ettore e Andromaca…

Cantavano gli aedi.

Poi le parole sono state tradotte in pittogrammi, ideogrammi: ogni pittogramma ha un significato preciso, quel determinato oggetto.

Tanti pittogrammi, tanti ideogrammi quante cose, quante idee.

Che fatica ricordarli, anche se i cinesini ci riescono, e bene!

Ma l’uomo, si sa, è vagabondo o, se volete, parsimonioso: niente sprechi, economia al massimo!

Si racconta che un uomo o una donna sconosciuta dell’antica Fenicia abbia fatto una scoperta: quando parliamo, noi non usiamo centinaia di migliaia di fonemi, ma solo poche decine, tra i venti e i trenta fonemi.

Quale grande scoperta, superata poi solo dai Matematici che per scrivere gli infiniti numeri utilizzano solo dieci cifre:  0  1  2  3  4  5  6  7  8  9  0 !

Nella Lingua italiana le lettere sono meno di trenta e costituiscono il nostro alfabeto, col quale è stata scritta la Divina Commedia e l’Enciclopedia TRECCANI!

Ma, attenzione, per scrivere i nomi delle cose e delle azioni che noi effettuiamo, abbiamo bisogno di combinare diversamente le lettere dell’alfabeto. Le dobbiamo legare assieme per costruire parole: legare, cioè leggere!

Ma noi leggiamo parole e, come ci hanno insegnato Adamo ed Eva, ogni parola indica una cosa.

Noi leggiamo parole che indicano, simbolizzano cose, azioni, fenomeni…

Non assistiamo più al duello di Ettore e di Achille.

Non assistiamo più al pianto di Didone per l’amato Ulisse che l’abbandona!

Leggiamo, leggiamo… i papiri, le pergamene… le carte stampate di Gutenberg… con i carattere di Manuzio…

Leggiamo, e riviviamo gli eventi, le storie, le nostre storie, quelle dei nostri antenati…

E, così, leggiamo la Bibbia con tutte le sue storie… e poi Erodoto… e poi Dante e Petrarca… e poi Leopardi… e poi il novello Ulisse di Joyce.

Prima, il mondo delle cose e, poi, il mondo delle parole, poi il mondo degli alfabeti…

Il mondo in un libro, il mondo in un CD-ROM… il mondo sulle Nuvole (CLOUD)!

Oh, meravigliosa avventura dell’uomo, di ogni uomo, che nasce milioni e milioni di anni fa… Oh meravigliosa avventura degli uomini −homo sapiens sapiens− che oggi parlano, scrivono e leggono nelle mille lingue degli uomini  che popolano il pianeta Terra e che fanno sentire i loro suoni, i loro fonemi, le loro parole, le loro frasi, le loro storie: ronzio d’un’ape dentro il bugno vuoto!

Oddio, quale meravigliosa avventura quella dei padri, quella dell’uomo, quella di ogni figlio di donna che stamattina nasce alla vita… nelle sale parto degli ospedali… nelle nostre aule!

Dai gesti ai mugolii, ai fonemi, alle parole, simbolizzate prima con i pittogrammi, c poi con gli ideogrammi, infine con i ventuno caratteruzzi coi quali possiamo scrivere tutto lo scibile umano presente e futuro.

Quale eredità i nostri padri ci hanno lasciato, senza chiedere alcuna riconoscenza!

Il leggere o lo scrivere ci sono stati donati, offerti in gratuita eredità dai nostri padri.

Ma noi che facciamo ora?…………….

La condanna a leggere, il leggere come obbligo, come pena, come castigo?

Oddio, quale furto ai danni dei nostri giovani, quale sacrilegio si consuma nei libri di testo, nei sussidiari, nei libri di lettura, nelle antologie…

Alla gioia incantata dei nostri padri che ascoltavano il cieco Omero si sostituisce la pena della lettura imposta, obbligata, costretta: dovere e condanna, pena e sofferenza!

Come è possibile che questo reato si consumi sotto i nostri occhi e nessuno lo denunci all’autorità giudiziaria?

Com’è possibile tollerare simili misfatti che non uccidono corpi ma anime?

La mortalità scolastica non è l’abbandono delle scuole, ma la morte nella scuola, la morte dell’innata curiosità umana di leggere, di comprendere, di capire le cose ed i fenomeni, le piante, gli animali, la pioggia, le nuvole, i fulmini, i cristalli della neve che fiocca lenta lenta, volteggiando nel cielo bianco che ci incantava, fanciulli.

A scuola si impara a leggere, ma per imparare a leggere, si impara a odiare la lettura. 

 

Si dirà che questa è un’esagerazione!

È vero.

Ma una domanda lasciatemela fare.

Quanti italiani leggono un libro in un anno?

Quali sono i maggiori consumi dei nostri giovani?

La letteratura, anche quella dell’infanzia, dove è finita?

Chiedetelo agli editori che, benemeriti non riconosciuti, continuano nella loro generosa offerta di nuovi libri che solo pochi leggono quel tanto che forse manco basta a coprire le specie di stampa.

Una minoranza di italiani oggi legge.

Eppure, dal 1962 funziona la scuola dell’obbligo.

Ma, forse proprio perché dell’obbligo di studiare, di leggere, di scrivere, la scuola non insegna ad amare la lettura.

E allora?

Allora, generosi docenti che ancora siete presenti nelle nostra patrie scuole, leggete con la gioia nei vostri occhi, con la gioia nei vostri volti, con la gioia nei vostri cuori!

Col vostro esempio fate nascere l’amore della lettura in tutti i giovani che frequentano le nostre scuole.

Peraltro, questo è un vostro dovere, oltre che un vostro piacere.

Come dicono i programmi che per la scuola elementare del 1985, <<L’insegnante, anche testimoniando la sua consuetudine alla lettura, stimola e accresce la motivazione del fanciullo a leggere e dedica particolare attenzione alla scelta di testi validi per le loro qualità intrinseche>>.

Si, bando all’obbligo della lettura, alle spiegazioni, ai riassunti dell’Iliade e della Odissea, della Divina Commedia, di Laura… di Alice nel paese delle meraviglie, della Capanna della Zio Tom.

TOM, domandate ai giovani!

Professo’, sicuro che lo conosco! Ce l’ha mio padre sul cruscotto della sua Chrysler!