Il nuovo sostegno taglia i precari

da ItaliaOggi

Il nuovo sostegno taglia i precari

La creazione dell’area unica inciderà sui trasferimenti

Carlo Forte

L’unificazione delle aree del sostegno nelle scuole superiori si farà già da quest’anno. E con lei sono a rischio moltissimi posti di lavoro nella scuola.

Il ministero dell’istruzione sta spingendo il piede sull’acceleratore e ha già presentato alle organizzazioni sindacali una bozza di accordo.

La proposta dell’amministrazione centrale è diretta a modificare l’ipotesi di contratto sui trasferimenti e sui passaggi siglata il 17 dicembre scorso ed inviata alla funzione pubblica il 22 gennaio.

L’intenzione del dicastero di viale Trastevere è quella di procedere celermente così da chiudere l’accordo in tempo per le prossime operazioni di mobilità.

Che secondo quanto risulta a ItaliaOggi dovrebbero partire nel mese di marzo con la presentazione delle domande on line. Se non ci saranno intoppi, la sottoscrizione definitiva dell’ipotesi di contratto potrebbe avvenire già il 24 febbraio prossimo. Fermo restando che, per l’unificazione delle aree, bisognerà sottoscrivere un accordo a parte, che gli addetti ai lavori chiamano «sequenza contrattuale».

Il testo del nuovo accordo andrà a sostituire l’articolo 30 del contratto sulla mobilità è disporrà l’unificazione delle 4 aree (AD01, AD02; AD03; AD04) in cui attualmente sono suddivise le specialità del sostegno delle superiori. Il tutto in analogia con quanto già avviene nelle scuole secondarie di I grado. In buona sostanza, dunque, l’amministrazione scolastica avrebbe deciso di non attendere la mobilità annuale per dare attuazione all’articolo 13, del decreto legge n. 104/92 (così come modificato dall’art. 15, comma 3 bis, della L. 128/2013).

E ciò, sempre secondo quanto risulta a ItaliaOggi, coinciderebbe con precise indicazioni che sarebbero state impartite direttamente dal ministro, Maria Chiara Carrozza.

Il rischio che si corre, con l’applicazione della nuova disciplina, è quello di ingenerare una forte riduzione dei posti di lavoro per i docenti a tempo determinato. E la fase più rischiosa per i precari è proprio quella dei trasferimenti. Al momento, infatti, il passaggio sul sostegno (che si configura giuridicamente come un trasferimento) può essere chiesto solo con riferimento all’area di appartenenza. E ciò limita fortemente le probabilità di ottenere il movimento richiesto.

Ma se la possibilità del passaggio sarà consentita su qualsiasi area, a prescindere da quella di appartenenza, il numero dei docenti che otterranno il passaggio è destinato a salire vertiginosamente. Ciò determinerà una forte contrazione delle disponibilità di posti sul sostegno già nell’organico di diritto.

E poi il colpo di grazia interverrà al momento delle utilizzazioni. In tale fase, infatti, oltre ai movimenti e alle conferme dei docenti della Dos (dotazione organica del sostegno) e cioè dei docenti di sostegno di ruolo che insegnano alle superiori, verranno disposti anche più provvedimenti di utilizzazione sul sostegno. Proprio perché, mancando il vincolo dell’area di appartenenza, gli interessati avranno molte più probabilità di ottenere i movimenti richiesti (sulla Dos). E ciò farà diminuire sensibilmente le disponibilità per gli incarichi di supplenza. Di qui il rischio, più che fondato, che molti docenti precari rimangano senza lavoro.

Va detto subito, però, che l’interpretazione del ministero non è indenne da elementi di criticità. Il decreto Carrozza, infatti, nel disporre in generale l’unificazione delle aree del sostegno, reca una serie di disposizioni di dettaglio che sembrerebbero orientare l’interprete nel senso dell’applicabilità delle nuove disposizioni solo ai fini del reclutamento. Per giunta, ai soli concorsi che saranno banditi dopo l’entrata in vigore della riforma. Salvo una graduale applicazione anche alla disciplina delle supplenze da conferire tramite lo scorrimento delle graduatorie di istituto.

Ed è proprio il mantenimento in vita delle disposizioni sul reclutamento, tramite lo scorrimento delle graduatorie a esaurimento e dei concorsi ordinari già esistenti, che induce a ritenere che gli organici continueranno ad essere compilati recando l’indicazione della tipologia di posto.

E l’assenza di disposizioni di legge modificative dei criteri di compilazione degli organici non fa che confortare la tesi, secondo la quale, i docenti di ruolo che sono stati assunti con il vecchio sistema dovrebbero continuare ad insegnare su posti dell’area per la quale sono stati assunti.

In caso contrario si andrebbe in rotta di collisione con il principio di infungibilità degli insegnamenti. Che preclude la spendibilità in altri insegnamenti dei titoli professionali posseduti dai docenti attualmente in servizio.

Sussistono, dunque, rischi concreti di incrementare il contenzioso. Specie se si pensa che, cambiare le regole del gioco mentre si sta ancora giocando, proprio adesso che il ministero ha emanato la circolare con le disposizioni per le immissioni in ruolo sul sostegno (la n. 362 del 6 febbraio scorso, si veda anche ItaliaOggi di martedì scorso) rischia di mandare in fumo le legittime aspettative di centinaia di precari giunti, dopo anni di attesa, a un passo dall’assunzione.