Gli italiani? Non sono certo un popolo di studiosi

da Tecnica della Scuola

Gli italiani? Non sono certo un popolo di studiosi
di Alessandro Giuliani
È quanto emerge nel rapporto Istat “Noi Italia. 100 statistiche per capire il Paese in cui viviamo”: uno su due tra i 25 e i 64 anni non va oltre la terza media (contro il 25,8% della media Ue a 27), il 17,6% dei 18-24enni ha abbandonato gli studi prima di conseguire il titolo di scuola media superiore (12,8% Ue) e  il 23,9% sono Neet (siamo quasi la maglia nera in Europa). L’incidenza della spesa in istruzione e formazione sul Pil è del 4,2% (5,3% Ue) e solo il 21,7% dei 30-34enni ha la laurea. Sorprende il grado di istruzione degli stranieri che vivono in Italia: ben il 40,5% ha il diploma di scuola superiore.
Impietosi. Sono i dati sui titoli di studio raggiunti dagli italiani, che l’11 febbraio l’Istat ha pubblicato all’interno del VI rapporto Istat “Noi Italia. 100 statistiche per capire il Paese in cui viviamo”.
Su tutti, crediamo particolarmente indicativo questo: nel 2012 la percentuale della popolazione del Belpaese tra i 25 e i 64 anni che ha conseguito la licenza di scuola media come titolo di studio più elevato il 43,1%, un valore inferiore solo a quelli di Portogallo, Malta e Spagna. E soprattutto tanto distante dalla media Ue a 27, del 25,8%.
Pure sul fronte degli abbandoni l’Italia ha ancora parecchia strada da fare: il 17,6% dei 18-24enni ha abbandonato gli studi prima di conseguire il titolo di scuola media superiore (12,8% in media Ue), quota che sale al 21,1% nel Mezzogiorno.
Se si allarga il range anagrafico, il quadro diventa ancora più nero: sono oltre due milioni i giovani 15-29enni (il 23,9% del totale) non inseriti in un percorso scolastico e/o formativo e neppure impegnati in un’attività lavorativa, un valore fra i più elevati in Europa. E la differenza fra i generi mette in luce una incidenza dei Neet più elevata fra le ragazze. Si amplia inoltre lo svantaggio del Mezzogiorno. Dal rapporto emerge pure che solo il 6,6% degli adulti è impegnato in attività formative, un valore che evidenzia il ritardo dell’Italia in materia di apprendimento permanente.
Decisamente bassa risulta poi l’incidenza della spesa in istruzione e formazione sul Pil è pari al 4,2%, valore ampiamente inferiore a quello dell’Ue27 (5,3%).
Leggermente in ripresa sembrerebbe, invece, la formazione accademica: tra coloro che hanno conseguito un titolo di studio universitario (o equivalente) figurano il 21,7% dei 30-34enni. Con un incremento di 6 punti percentuali nel periodo 2004-2012 : malgrado l’aumento di “dottori”, va sottolineato che la quota è ancora molto contenuta rispetto all’obiettivo del 40% fissato da Europa 2020.
Tra i dati più sorprendenti, stavolta in positivo, risulta quello relativo al grado di istruzione degli stranieri che vivono in Italia: ben il 40,5% è in possesso del diploma di scuola superiore. Nel complesso, spiega sempre l’Istat, la popolazione straniera tra i 15 e i 64 anni presenta livelli di istruzione simili a quelli degli italiani: la quota di stranieri con un titolo di studio fino alla licenza media è pari nel 2012 al 49,8% contro il 44,1% degli italiani; il 40,5% ha un diploma di scuola superiore contro il 41,7% degli autoctoni; il 9,7% possiede una laurea contro il 14,3%. Le differenze maggiori fra popolazione straniera e nazionale emergono in relazione al genere: le donne straniere hanno livelli di istruzione molto simili alla popolazione femminile italiana, mentre gli uomini presentano differenze più marcate. Il 54,5% degli uomini stranieri è in possesso della licenza media mentre tra gli italiani sono il 45,5%. Risultati differenti emergono anche per i titoli di studio più elevati: il 6,8% degli stranieri maschi è laureato contro il 12,6% degli italiani. Il livello medio di istruzione è in generale più elevato nelle regioni del Nord e del Centro, meno nel Mezzogiorno.