La scuola non insegna nulla ma coltiva il desiderio e la capacità di imparare

La scuola non insegna nulla ma coltiva il desiderio e la capacità di imparare

I grandi maestri non hanno mai preteso di insegnare qualcosa.

La loro missione era più ambiziosa: accendere l’amore del sapere e far diventare tutti capaci di cercarlo!

di Umberto Tenuta

Anche ammesso che fino a ieri si potessero costruire le antologie dei saperi umani, occorre prendere atto che oggi la situazione è profondamente cambiata.

Le conoscenze umane si moltiplicano vertiginosamente ogni anno, ogni giorno, ogni ora.

E così anche la abilità dell’uomo che deve adattarsi a vivere nel villaggio globale di oggi e nello spazio cosmico, nel prossimo domani.

La complessità dei rapporti umani in una civiltà globale, la quale vede annullate le distanze terrestri e celesti, richiede nuovi atteggiamenti in ogni campo della vita umana.

Il sapere di Adamo ed Eva era limitato alle poche esperienze che essi potevano fare nel Paradiso terrestre, che però sconfinato si squadernava nei suoi orizzonti infiniti.

Già i figli di Eva si trovavano dinanzi al patrimonio sconfinato di esperienze che i loro genitori avevano fatto. Figurarsi ai nostri giorni, quando le competenze si moltiplicano sconfinatamente in ogni secondo che inesorabile scorre sulle lancette digitali dei nostri orologi.

Se non infinito nelle nostre menti, certamente infinito nelle cose da conoscere ancora, ancora, ogni giorno raddoppiate, triplicate, centultiplicate, sempre più vaste, anche nei singoli campi disciplinari.

Che fare, allora, dinanzi a sì sconfinati saperi, saper fare, saper essere, che costituiscono l’orizzonte dello sconfinato sapere che l’uomo ha creato, crea e creerà?

Gli Enciclopedisti appartengono al passato dall’umanità. Nessuna Enciclopedia, nemmeno digitale, nemmeno sul Cloud, oggi può racchiudere l’infinito sapere dell’uomo, che sempre più largo si sprofonda negli infiniti orizzonti di ogni scienza umana.

La scelta è obbligata!

Occorre acquisire la bussola dei saperi per imparare a navigare, diremmo oggi, nell’era digitale.

A scuola si va per impadronirsi delle chiavi di lettura degli sconfinati orizzonti culturali che agli occhi di ogni figlio di donna si squadernano sin dai primi vagiti.

Nasce il figlio di donna immaturo e ha bisogno di acquisire le chiavi che gli consentiranno di aprire ogni porta degli sconfinati orizzonti culturali: saperi, saper fare, saper essere.

Le conoscenze, le capacità e gli atteggiamenti che costituiscono le dotazioni minime per vivere da contemporanei al mondo di oggi e di domani.

Al pilota della nave della propria vita occorre fornire, non la rotta, non le rotte, infinite rotte, ma la bussola, i remi, e soprattutto la capacità e il desiderio di navigare verso gli orizzonti sempre più lontani e sempre più larghi che gli si offrono ad ogni risveglio, ogni mattino della propria vita.

Fuor di metafora, ai giovani non bastano più le conoscenze, le capacità e gli atteggiamenti, cioè il sapere, di saper fare e il saper essere che consentiranno loro di vivere da contemporanei dei propri simili, oggi e soprattutto nell’immediato futuro della loro vita, perché per andare oltre occorre una continua alfabetizzazione culturale.

In parole semplici, i giovani vanno a scuola, non per imparare quanto loro servirà nella vita, che peraltro ancora nessuno sa, ma per acquisire gli alfabeti dei saperi, la capacità di saperli utilizzare, e soprattutto il desiderio di utilizzarli. Ancora più semplicemente, agli studenti non importa conoscere i monti, le pianure, i fiumi, i laghi, i mari del proprio paese, ma la volontà e la capacità di esplorare nuove terre, nuovi monti, nuovi mari, nuovi oceani, nuovi cieli.

Non importa conoscere il Vesuvio, ma importa essere interessati ai fenomeni vulcanici, saperli e volerli conoscere sempre più.

Recita un motto cinese, caro anche a Santa Teresa di Calcutta:

Se dai un pesce al tuo amico, lo sfami per un giorno, ma se gli insegni a pescare, lo avrai sfamato per tutta la vita.

 

Ecco i programmi della scuola dell’infanzia, della scuola primaria, della scuola secondaria di primo e di secondo grado!

Non programmi finiti di conoscenze, ma programmi che si svolgono a spirale: conoscenze, capacità e atteggiamenti.

 

Come ha ben presentato alla televisione Piero Angela, il neonato che apre la bocca è il bambino che apre il cassetto, la porta, la finestra; è il bambino che apre il libro; è il giovane che apre la mente; è l’uomo che apre il suo cuore.

Un procedimento ciclico o, meglio, a spirale, ad una spirale che non conosce mai fine, nella vita delle persone, delle civiltà, degli uomini, nell’infinito cammino della loro vita, su questa Terra e negli sconosciuti pianeti che lo ospiteranno nel suo lontano futuro.

Vogliamo schematizzare le conclusioni?

Il primo imperativo categorico dei Maestri è quello di coltivare e allargare gli orizzonti degli amori dei giovani.

Già prima di nascere, nel grembo materno, i figli di donna esprimono il loro bisogno, il loro desiderio, la loro volontà di esplorare, di conoscere, di fare nuove esperienze.

Il primo, fondamentale e ineludibile compito della scuola è quello di nutrire, coltivare, ampliare questo bisogno di conoscere, questa volontà di apprendere, questa innata curiosità umana.

Ancora Ulisse:

“Nati non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza”

Tutto ciò che nella scuola si fa deve, non solo non distruggere, ma soprattutto far crescere la volontà di apprendere.

Ma non basta voler volare per volare.

Per volare occorrono le ali. ma soprattutto occorre saperle e volerle utilizzare.

Voler volare, saper volare, possedere le ali.

Questo in tutti i campi.

Lettura: voler leggere, saper leggere, conoscere gli alfabeti della lettura (a, b, c...).

Bene! Potremmo chiudere qui.

Ma perché non esemplificare ancora?

Che fa il docente di Storia?

Innanzitutto scova e coltiva negli studenti la volontà, il desiderio, il bisogno di conoscere la storia personale, la storia della propria famiglia, la storia della propria città, la storia del proprio paese, la storia dell’umanità.

Poi, mette gli studenti nelle condizioni di acquisire le abilità per conoscere il passato personale, familiare, paesano, cittadino, regionale, nazionale, mondiale

Infine fa acquisire le conoscenze essenziali per fare storia: i concetti di tempo, di durata, del divenire; il concetto del periodizzare, il concetto  dei diversi punti di vista dai quali si guarda e si interpreta il passato…

Per la Geografia?

Non basta conoscere le pianure, le colline, i monti, i torrenti, i fiumi, i laghi, le coltivazioni, gli allevamenti… del proprio paese, della propria città, della propria regione, della propria nazione…

Occorre acquisire la volontà e la capacità di conoscere altre terre, altri paesi, altri continenti…

 

E così per tutte le altre discipline, per tutti gli altri orizzonti delle scienze umane, della cultura dell’uomo, della matematica, delle scienze, dell’arte, della filosofia eccetera eccetera

E allora? Allora la si smetta di pensare di poter far acquisire ai giovani studenti tutte le conoscenze, tutti i saperi, tutte le capacità, tutte gli atteggiamenti umani che loro saranno necessari nella vita.

Nessuno oggi sa quali saranno i saperi di domani, quali saranno le capacità che gli uomini di domani dovranno possedere, e nemmeno quali saranno gli atteggiamenti che gli uomini di domani dovranno imparare per vivere in nuovi contesti culturali, sociali, civili, politici, umani.

Allora una sola cosa la scuola può e deve fare!

Deve innanzitutto coltivare nei giovani l’innata curiosità di apprendere, di conoscere, di esplorare il mondo nelle sue infinite sfaccettature.

Ma i desideri non bastano, se non si possiedono anche le capacità di apprendere.

E non bastano nemmeno la volontà e la capacità di apprendere, perché occorrono anche gli strumenti essenziali per apprendere, le strutture portanti delle discipline nelle quali fino a questo momento si articola l’umana conoscenza.

Dunque, niente nozionismi, conoscenze fini a se stesse, nozioni, ma le bruneriane strutture concettuali fondanti delle singole discipline.

Non le specifiche abilità, non le specifiche capacità, ma le capacità essenziali dell’essere umano.

Addio, dunque, agli elenchi delle nozioni, addio ai saperi enciclopedici dei libri di testo.

Non ci servono menti ben piene, ma menti ben fatte.

Ma soprattutto cuori grandi!

 

Amore che muove il cielo e l’altre stelle!

Le conoscenze le troviamo su Internet, coi nostri Tablet, coi nostri Smartphone!

Gli amori li impariamo a scuola.

 

Scuola della gioia di imparare, scuola dell’amore del sapere, scuola dei filosofi di domani!

Scuola che non insegna nulla.

Ma scuola che coltiva con grande passione la capacità e soprattutto il desiderio, l’amore del sapere nei suoi giovani filosofi, nei suoi studenti!