La Scuola restituisce

La Scuola restituisce

 di Claudia Fanti

E’ incredibile, impensabile, squallido (e le aggettivazioni potrebbero continuare, ma l’immaginazione dei colleghi e delle colleghe ne troverà altre ben più esplicite delle mie che vogliono restare nell’ambito di un linguaggio pulito) leggere e rileggere i programmi dei partiti sulla scuola. A parte il fatto che sono assolutamente scarni, vuoti di una filosofia e di una pedagogia di riferimento, sono  totalmente estranei alla scuola reale.

E’ anche avvilente il fatto che non ci sia mai feeling fra  “noi” e  “loro”. E’ come se si vivesse su pianeti diversi e irraggiungibili. Ci vorrebbe una navicella spaziale mai pensata prima! Questa distanza è il male incurabile della scuola e della società che paga il prezzo dello svuotamento di senso e pedagogia autonomi, liberi e per ciò stesso motivanti. La scuola non è fatta di macchine esecutrici, ma di persone pensanti di carne e  menti che vorrebbero prendere il volo senza i lacci e i laccioli di burocrazia e tagli.

Ma…

Se si guardano i dati del precariato e in particolare le storie di persone che hanno studiato, si sono aggiornate, hanno fatto master, hanno insegnato una vita, si vorrebbe ceder loro il posto affinché potessero vivere un attimo di gloria pedagogica, un po’ di continuità nelle loro attività con i ragazzi e le ragazze, ma in pensione non si può andare, quindi addio cambio e rigenerazione!

Se si volge lo sguardo verso le materie di insegnamento, si nota, oltre che un taglio ad alcune di esse, uno svuotamento a causa degli orari ristretti e conseguentemente dei programmi strapazzati e ridotti all’osso nella pratica. Anzi è praticamente impossibile elaborarli in modo rispettoso della relazione con studenti e studentesse desiderosi di uno scambio umano e non soltanto regolato da interrogazioni, voti, compiti e svolgimento degli stessi.

Se si osserva la composizione delle classi, si resta basiti: si va dai 29 alunni delle scuole dell’infanzia ai 26 delle primarie e secondarie di primo grado per arrivare fino ai 32 delle secondarie di secondo grado. Ovviamente però sugli insegnanti si scarica il male oscuro dell’intera società e si chiede un’attenzione sempre crescente alle dinamiche umane e relazionali dei singoli e dei gruppi inseriti in un tessuto sociale che francamente non offre nulla di sensato sia in termini di educazione sia di offerte ci centri di aggregazione culturalmente validi e accattivanti. Aumentano i casi di bullismo, di solitudine, di anoressia e bulimia, i suicidi dei giovani sconvolgono l’opinione pubblica, la quale però non riesce a fare due più due quattro e si chiede annichilita perché ciò avvenga!

Se si leggono le descrizioni delle scuole del Nord Europa e poi si butta l’occhio sulle nostre, si scuote la testa sconsolati osservando i muri scrostati, le aule spoglie di tutto, i soffitti che perdono pezzi, i bagni disadorni, senza neppure il sapone per lavarsi le mani, non parliamo delle salviette, i laboratori che non esistono, le barriere architettoniche tutte al loro posto senza alcun rispetto per la disabilità…

Se poi si pensa alla tecnologia tanto citata in ogni programma politico, be’ il punto in questione fa ridere di gusto i comici e i burloni: se i pc sono stati donati alla scuola, sono pochi, invecchiati, recalcitranti a ogni nostro sforzo per farli funzionare…e non parliamo delle lim spesso inesistenti e se esistenti non certo all’ultimo grido…

Se si volesse dare vita a qualche sperimentazione su sistemi di valutazione formativa condivisa con qualche collega, apriti cielo, la legge lo impedisce, e il must è puntare su motivazioni estrinseche…tipo voti o a un “nuovo” metodo tutto adorno di spirito valutativo meritocratico a base di medagliette e gagliardetti!

I se sono poi conditi da scarsità di risorse economiche dei fondi d’istituto, da stipendi bloccati quando esistenti o non pagati come nel caso dei supplenti…

Ma i programmi dei partiti sono lì come un pugno in faccia e ci parlano di cose che proprio non ci interessano: chiamata diretta dei prof., Invalsi e valutazioni dei migliori  (?), dematerializzazione e informatica…

Insomma estranei alle necessità della scuola e della società…

Noi, in tanti, abbiamo un programma di politiche scolastiche: vorremmo un ritorno al tempo pieno, vorremmo l’abolizione del “maestro unico”, vorremmo un ripensamento radicale della valutazione degli alunni, un’attenzione a materie fondamentali e fondamenta per le scienze, la matematica, la tecnologia, come filosofia, storia dell’arte, storia, geografia…Vorremmo orari e tempi distesi, insomma una revisione completa della riforma Gelmini. Vorremmo supplenti e che fossero messi in condizione di garantire continuità didattica fin dal primo giorno di sostituzione, in caso di malattia dei docenti di ruolo.

Vorremmo, se proprio devono essere, prove Invalsi a campione e assolutamente sganciate dagli esami di stato. Vorremmo infatti che la scuola tornasse a essere quella della valutazione fatta dai docenti e che ad essi fosse riconosciuta la piena responsabilità valutativa che è parte integrante della professione.

Per i  giovani (ogni partito dichiara di amare i giovani, mah!) vorremmo che non fossero ammassati uno sull’altro nelle classi in un numero che assomiglia a quello dei polli in batteria e come polli in batteria conseguentemente trattati se pur con tutte le dovute cautele.

Insomma vorremmo si tornasse ad annunciare qualcosa di sensato, non esagerato, qualcosa di piccolo piccolo, ma immenso nella sua ricaduta sul quotidiano: poltici-marziani tornate sulla terra, ridate aria al lavoro dei docenti e il Paese volerà alto, si riprenderà, togliete loro il respiro e vedrete tra i futuri cittadini- elettori crescita esponenziale di disimpegno, disincanto, irresponsabilità, depressioni, suicidi, bullismo, mancanza di rispetto verso il prossimo…cittadini ingestibili e schizzati cresceranno e si riverseranno sulle strade alla guida sconsiderata, nelle piazze con le spranghe, nei partiti senza l’ombra di pensiero critico…Non avrete soltanto esecutori che forse farebbe comodo  a molti, avrete cittadini senza anima e senza amore per la vita e per la natura, senza competenze o con competenze svuotate di senso e di utilità pratica negli anni a venire.

La scuola che volete sarà il vostro specchio e rifletterà ciò che le mettete dentro. I vostri partiti che prenderanno il potere e continueranno l’azione di anni e anni di svuotamento di senso della scuola, avranno, unici, la responsabilità dello sfacelo umano e civile dei singoli e della comunità.

Ai miei colleghi e alle mie colleghe vorrei ricordare Montessori, Don Milani, Alberto Manzi, Bruno Ciari e tanti altri maestri che hanno dato lustro alla scuola italiana e hanno affrontato difficoltà enormi, ma hanno, ognuno, resistito all’attualità che non credeva in loro, hanno affrontato problemi immensi e difficoltà indicibili, ma anche noi, colleghe e colleghi, siamo in trincea come loro, alle prese con le sciocchezze del registro elettronico, del nulla di risorse e del tanto delle richieste esterne, anche noi stiamo vivendo da anni una situazione di schiacciamento delle nostre professionalità e competenze, eppure siamo stati in grado di portare avanti classi, di affiancare ragazzi, ragazze, bambini e bambine. Siamo tanto bravi se pur avviliti e spesso ci sentiamo umiliati sia dai media sia dai politici, ma siamo mille e mille volte più avanti per la nostra voglia di stare con le famiglie e con i giovani che nelle condizioni peggiori d’Europa riusciamo ad affiancare, a educare e istruire. Certo vorremmo fare meglio ogni giorno e la frustrazione è grande quando ci accorgiamo che soltanto con un tantino in più di attenzione e umiltà della politica nei confronti della scuola militante finalmente non si farebbero i miracoli, bensì il dovuto e l’atteso di tutti/e.