Voti bassi creano depressione nei ragazzi

Voti bassi creano depressione nei ragazzi

di Umberto Tenuta

 

Voti troppo bassi causano depressione nei ragazzi,  scrive così un professore di liceo scientifico su donna di repubblica, numero 234 del 15 febbraio 2000: è questa l’accusa dei genitori dei ragazzi.

Nel riservarmi di approfondire il problema sulla stessa rivista, in questa sede vorrei pormi solo il problema dei voti e, conseguentemente, della valutazione in tutto il corso degli studi che ormai può considerarsi obbligatorio, in  quanto inteso a promuovere e realizzare la piena formazione dei giovani.

Sappiamo tutti che uomini non si nasce  ma si diventa solo attraverso l’ educazione, la quale, perciò, è un diritto di tutti i figli di donna, nati immaturi alla vita umana, e come tali bisognosi di un altro grembo materno, il sistema formativo integrato, di cui la scuola è centro animatore e coordinatore.

Ogni figlio di donna nasce immaturo, ma, come ogni altro essere vivente, come la pianta che si innalza al sole, come i lombrichi che spezzati si ricostituiscono, ogni figlio di donna nasce con l’istinto della propria autorealizzazione umana, con un élan vital che lo spinge ad alimentarsi di cibo e di cultura per diventare un uomo.

Più del medico che sente il dovere di conservargli la salute, senza alcun registro di voti, la scuola ha il dovere −costituzionalmente garantito e dal diritto positivo disciplinato− di garantirgli il successo formativo.

Questo è il compito della scuola: garantire il successo formativo di ogni figlio di donna, nessuno escluso.

Tutti gli strumenti che la scuola utilizza, aule, banchi, lavagne, libri, software e hardware, docenti in carne e ossa, hanno questo compito, il compito di portare ogni giovane al successo formativo, diritto superiore al diritto alla vita che pure il nostro ordinamento giuridico protegge e punendo finanche il suicidio.

Orbene, se il successo formativo è un diritto soggettivo, se tutti i giovani hanno diritto al loro successo formativo, se genitori, scuola e società hanno il dovere di garantirlo, come si può nella scuola utilizzare un sistema di valutazione che ostacola anziché favorire il successo formativo di tutti i giovani?

Quale giovane non aspira a crescere robusto, alto e sano nel suo fisico?

Quale giovane non aspira a divenire esperto in tutti i campi degli umani saperi, saper essere, saper fare? Come la pianta ama svettare nel bosco, ogni giovane ama essere sempre più forte, capace e sapiens.

Questo innato bisogno ha bisogno solo di non essere distrutto, ma alimentato, coltivato, stimolato.

E, invece, che cosa avviene?

Avviene che la scuola, disattendendo le sue finalità ed i suoi ordinamenti, boccia, respinge, mortifica con un sistema ossessivo di valutazioni periodiche, sistematiche, quotidiane, l’innato bisogno di autorealizzazione dei giovani.

Quale uomo, quale cittadino accetterebbe di essere valutato, graduato, selezionato ad ogni suo passo nella vita quotidiana?

E, allora, perchè proprio i giovani, le più fragili creature umane, le pianticelle ancora tenere e fresche, vengono sottoposti a continue mortificazioni, sì, sempre,  perché anche il NOVE è inferiore al DIECI, ed anche di DIECI è inferiore al dieci più, il DIECI PIù è inferiore al dieci più con lode, che il bambino, futuro Professore di cardiologia, reclamava sin dalla scuola primaria?

Ad ogni morte, ancor più ad morte di giovane si elevano grida di dolore da ogni parte.

Perché queste grida non si levano ogni giorno, in ogni scuola, per ogni giovane che viene mortificato nella graduatoria del registro dei voti, con l’attribuzione di un NOVE anziché di un dieci?

Sembrerà strano che un NOVE sia una mortificazione, ma pure per me lo è sempre stato, quando il dieci non mi veniva riconosciuto, riconosciuto e non regalato!

E allora, la valutazione che cosa ci sta a fare nella scuola?

Deviazioni del sistema di valutazione!

Si valuta, non per mortificare, non per rimandare, non per respingere!

Respingere è una contraddizione in termini.

La scuola che ha il dovere di promuovere, promuovere la piena, integrale e originale formazione della personalità di ogni figlio di donna, non può respingere.

Ma, si dirà, se il malato non vuol guarire, che cosa fa il medico?

Il medico chiama lo psicologo, chiama il sociologo, chiama il pedagogista per restituire al malato il desiderio di vivere.

Questo il compito soprattutto dagli psicologi nella scuola: proteggere i giovani dagli attentati allo slancio vitale.

Élan vital, che è forte, resistente, profondo e che solo un continuo martellante e oppressivo sistema di valutazione può far venir meno!

Ma allora, allora, allora perchè tante verifiche nella scuola sono previste?

Come le analisi cliniche, non per condannare il malato alla morte, ma per aiutarlo a riprendere il suo slancio vitale, il suo bisogno di alimentarsi, di crescere, di divenire alto, adulto, grande.

Da domani, non rendiamo più note agli studenti le valutazioni, ma utilizziamole per affinare la nostra programmazione, i nostri piani educativi personalizzati, le attività di apprendimento proposte ai giovani.

Si chiama questa valutazione formativa e tale deve essere.

Ma, allora, neanche gli svogliati debbono essere respinti?

Assurdità delle bocciature!

Respingere il diritto alla vita!

Forse, senza forse le mamme sono sempre le più sagge, quando dicono che belli come i loro figli non c’è nessuno.

Saggezza di madre natura che ogni maestra, ogni maestro, se è maestra, se è maestro, possiede.

Senza studi di pedagogia, di psicologia, di sociologia, di tecnologie digitali.