Insegnante no, incendiario sì

Insegnante no  incendiario sì
Insegnante, io? No. Io sono un incendiario!

di Umberto Tenuta

Sì, mica sono uno che insegna, che fa i segni, che incide il marmo, l’ottone, il bronzo, l’oro?

Io non insegno perché nella scuola e nella vita non si può insegnare a nessun figlio di donna.

Gli esseri umani non sono insegnabili: nulla si può incidere nella loro mente.

Sono uomini, sin dal loro primo vagito, uomini chiusi nella loro capsula spaziale, monadi leibniziane senza porte e senza finestre.

Ti ascoltano? Solo se vogliono: sennò non odono le tue parole.

Tu mostri la tua mercanzia: se essi non vogliono, non la vedono.

Tu spandi i tuoi profumi:  se essi non vogliono, non li odorano.

Gli esseri umani vedono, ascoltano, odono, odorano, assaporano solo se essi, e non tu, e non alcun altro, solo se essi vogliono.

E, allora?

Allora, è inutile  fare discorsi ai nostri venticinque mocciosetti che stanno lì, di fronte a noi, seduti nei banchi con le mani conserte, gli occhi spalancati, le orecchie tese, le narici sgombre.

È inutile!

Abbiamo una sola possibilità.

Riuscire a far dire loro di sì.

Sì, Maestra, voglio, voglio io, non tu: voglio vedere, ascoltare, odorare, assaporare, imparare.

Voglio usare tutti i miei sensi, tutti i miei organi sensoriali, anche quelli tattili, anche quelli cinestetici.

Voglio imparare da solo.

Voglio fare da solo!

Semmai, tu mi puoi aiutare a fare da solo.

E allora?

Allora, ne traggo le conseguenze.

Sì, io non sono così stupido da continuare ad affannarmi a parlare, a fare lezioni, a dare spiegazioni a chi non me le chiede…

Faccio l’unica cosa intelligente che io, tu, lei, lui possiamo fare.

Possiamo incendiare i cuori dei giovani che stanno di fronte a noi!

Ed io li incendio con il mio fuoco ardente per la poesia, per la Poesia che mi arde dentro, che mi brucia il cuore, che esce da tutti i miei pori: poesia di Anacreonte, poesia di Omero, poesia di Virgilio, poesia di Dante, poesia di Petrarca, poesia di Foscolo, poesia di Leopardi, poesia di…

Sì, io li incendio con il mio amore ardente per la Matematica che, bambino, mi vedeva, come Empedocle, scrivere sulla terra nuda, disegnare i triangoli ed i quadrati, perché mi appassionava calcolare perimetri ed aree.

Li incendio con il mio amore per la Geografia che, adolescente, mi incantava ad osservare il sole che là, sui monti della Sila, si affacciava il mattino, splendente di luce, ad illuminare e a riscaldare la mia verde Valle del Crati, fugandone le opprimenti bianche nebbie.

E li incendio ancora per la Geografia che, adolescente, mi faceva proporre al mio compagno di giochi, Mario, di scalare le montagne che il cielo di Rose, mio paese di nascita, toccavano: e andammo, per strade, per fossi, per dirupi. Là sulla cima arrivammo esausti e contenti, perché la gioia non riuscivamo a chiudere nei nostri petti in tumulto.

Li incendio con il mio amore per la Storia che, dopo gli stupidi sussidiari della scuola elementare, nella scuola media mi prendeva con le pagine di fine capitolo della Historia longobardorum di Paolo Diacono.E, Maria Montessori, poi mi confortò in questo amore perchè anche lei innamorava così i suoi studenti alla historia patria.

Li incendio con la mia passione per la Botanica che, fanciullo e adolescente, mi portava, nuovo Gian Giacomo, ad ammirare incantato i fiori dei campi, margherite bianche e rosa, fiori di ginestra, fiori sulla viva cima del ciliegio già morto.

Li incendio con la mia passione per la Zoologia che, bambino e adolescente, mi portava ad osservare il volo dei colombi, delle rondini, dei passeri, dei pettirossi sugli alberi imbiancati dalla neve. E ricordo, ricordo, ancora fanciullo, mi arrampicai sul pioppo più alto della mia ischia,  per ammirare da vicino il gralio, meraviglioso uccello dalle mille sfumature di giallo…

E, poi, mi fermo qui, mi fermo perché d’altro non so incendiare!

Non so cantare, non so suonare, non so danzare, non so dipingere…

Ahi, quante cose non so fare, perché nessuno me ne ha saputo innamorare!

Quante mutilazioni ho patito nella scuola, malgrado tutti i docenti di musica e canto, di educazione fisica, di disegno.

O scuola cattiva, o scuola ingiusta, perché non rendi poi quel che prometti allor? Perché di tanto inganni i figli tuoi?

Perché non dai tutto a tutti, ma lasci che ognuno apprenda quello che sa apprendere, sa apprendere perché…. perchè…

Lo dirò un’altro volta.

Ora voglio ripetere solo questo.

Insegnare non si può.

Una sola possibilità noi abbiamo, la possibilità di incendiare i cuori dei nostri giovani, coltivando gli amori tutti per tutti i saperi umani.

Per fare questo, ci vogliono competenze, competenze profonde, non superficiali, non nozionistiche. Ma ci vuole soprattutto passione, amore grande della Matematica, della Storia, della Geografia, della Poesia, del Canto, della Musica, dell’Arte scultore, pittorica, grafica…

Senza passione, senza amori, si producono solo danni.

Si fanno odiare i saperi umani, si uccide l’innata curiosità umana, l’innato bisogno di ogni figlio di donna di divenire grande, esperto delle umane: di crescere in virtute e canoscenza.

Chi non sa incendiare i cuori, scelga un altro mestiere.

Quello di maestro non fa per lui.

Se per sbaglio è capitato nella scuola, ne esca al più presto con una lauta buonuscita.

Ovunque, ma soprattutto a scuola vale il motto: primum non ledere.