Renzi rischia la faccia, ma gli insegnanti la cattedra

da Tecnica della Scuola

Renzi rischia la faccia, ma gli insegnanti la cattedra
di Aldo Domenico Ficara
Per il governo Renzi il voto di fiducia al senato deve essere tutto conquistato, infatti, come scrive Andrea Indini su “Il Giornale” sulla base dei partiti che dovrebbero sostenere l’esecutivo, la conta mette insieme 107 senatori del Pd (sarebbero 108 ma Pietro Grasso non vota), 31 del Nuovo centrodestra, sette di Scelta civica e dodici popolari.
E ancora: dieci senatori delle Autonomie, quattro ex grillini ora passati al Misto (Anitori, Mastrangeli, Gambaro e De Pin), tre senatori di Gal (Scavone, Compagnone e l’ex leghista Davico). In tutto 174 ai quali si dovrebbero aggiungere i cinque senatori a vita: Mario Monti, Renzo Piano, Elena Cattaneo, Carlo Rubbia e Carlo Azeglio Ciampi. Per un totale di 179 voti. Passato questo primo scoglio inizierà la fase operativa delle riforme veloci, per dirla con le parole di Antonello Caporale su Il Fatto Quotidiano: “quale carica espressiva si dipana nella frase: faremo una riforma al mese! Neanche se parlassimo di frittelle!“ e ancora “l’Italia l’ha scelto (Renzi) perchè non ne poteva più del potere immobile, incartapecorito”. Le riforme veloci coinvolgeranno anche la scuola, infatti, come scrive Luisa Ribolzi su Il Sussidiario ci saranno novità su Formazione, reclutamento e carriera dei docenti. In questo articolo al punto 2 si espone una priorità del nuovo Ministro dell’istruzione che dice: “Su questo tema francamente non saprei più che cosa dire di originale, perché la questione è sempre la stessa. Posso cavarmela con una battuta, e cioè “la scuola di oggi forma i ragazzi di domani con gli insegnanti di ieri”, oppure con una citazione del 1985 di Sabino Cassese, secondo cui “la Pubblica Amministrazione non sa chi vuole, non lo cerca e non lo forma”. “L’imprecisione nel determinare percorsi formativi e modalità di professionalizzazione e poi reclutamento, l’impossibilità per le scuole di scegliere gli insegnanti in modo coerente con la propria offerta formativa, l’idea che non si possano individuare i docenti migliori e anche se si possono è comunque preferibile non premiarli, e via dicendo, porteranno una crescente disaffezione dei laureati migliori verso l’insegnamento, considerato una scelta di ripiego“. Se a queste parole si aggiungono le argomentazioni passate sulle 24 ore settimanali e la riformulazione delle scuole superiori di secondo grado a quattro anni, le attese e i dubbi degli insegnanti si fanno sempre più pressanti. Riepilogando si apre una stagione dalle riforme veloci che investirà anche il mondo della scuola, sicuramente Renzi rischierà la faccia, speriamo che gli insegnanti non rischino la cattedra.