L’11 ed il 18 marzo, e l’1, 8, 9 e 29 aprile, 8, 14, 27 e 28 maggio, 3, 10, 17 e 24 giugno e 1, 30 e 31 luglio, 5 agosto, 9 settembre 2014 e 31 marzo 2015 la 7a Commissione del Senato esamina il DdL AS 1260, Disposizioni in materia di sistema integrato di educazione e istruzione dalla nascita fino ai sei anni e del diritto delle bambine e dei bambini alle pari opportunità di apprendimento
Esame congiunto dei disegni di legge:
1. STUCCHI. – Disposizioni in materia di attuazione di un piano straordinario di intervento per lo sviluppo del sistema territoriale dei servizi socio-educativi e degli asili nido (753)
2. BITONCI ed altri. – Norme in materia di gratuità dei servizi socio-educativi per l’infanzia (1359)
(7a Senato, 11.3.14) La relatrice PUGLISI (PD) ringrazia il Presidente per aver avviato l’esame del disegno di legge in titolo, che mira ad assicurare l’effettiva attuazione dei diritti di ogni cittadino fin dalla nascita. Afferma infatti che l’importanza dei primi anni di vita, delle condizioni materiali e relazionali in cui si vive e delle relative esperienze è stata ormai accertata dalle scienze pedagogiche, psicologiche, sociologiche e dalle neuroscienze. Registra tuttavia con preoccupazione l’esistenza in Italia di un forte divario, sul piano economico e sociale, che si traduce in diverse condizioni materiali e in diverse opportunità per i bambini e le bambine.
Dopo aver sottolineato inoltre il rilievo di una educazione di qualità, pone l’accento sul tasso di occupazione femminile, segnalando che al Centro-Nord, dove la copertura degli asili nidi ha pressoché raggiunto i parametri europei, si registrano buoni tassi di occupazione delle donne, mentre al Sud tali livelli sono assai bassi anche in correlazione con una insufficiente garanzia degli asili nido.
A ciò si aggiunge anche che il tasso di dispersione scolastica, insieme ai livelli di apprendimento, è condizionato dalla frequenza di un asilo nido e della scuola dell’infanzia. Rammenta peraltro che l’Italia deve ridurre la dispersione scolastica entro il 2020 dal 20 al 10 per cento.
In tale contesto giudica perciò urgente il disegno di legge, che completa un lungo percorso iniziato da una proposta di legge di iniziativa popolare fatta propria dall’allora senatrice Anna Maria Serafini, arricchita successivamente di ulteriori contenuti. Rileva infatti che anche nei comuni dove i servizi per la fascia di età 0-6 anni sono attualmente presenti, i relativi costi sono diventati insostenibili. Occorre dunque una nuova modalità di finanziamento del sistema integrato, che individui i livelli essenziali e promuova un governo pubblico. Evidenzia peraltro che attualmente nella scuola dell’infanzia sono presenti molte scuole paritarie, in gran parte gestite dai comuni, con conseguenti oneri per i bilanci degli enti locali. Fa presente inoltre che l’impegno dello Stato oppure dei comuni varia fortemente da un territorio all’altro, al punto che nelle Regioni settentrionali è molto più diffusa la scuola dell’infanzia comunale, che invece è pressoché totalmente statale nel Mezzogiorno. Nella prospettiva di assicurare le stesse opportunità a tutti i bambini e le bambine e di estendere tali servizi, il testo prevede il finanziamento di una quota capitaria da parte di Stato, Regioni ed enti locali, proprio per dare certezza di esigibilità dei predetti diritti.
Ritiene poi essenziale escludere i costi del sistema istruzione dai vincoli del Patto di stabilità, in quanto si tratta di fatto di investimenti. Si augura in proposito che tale richiesta diventi uno dei temi del semestre di presidenza italiana dell’Unione europea. Tra le priorità messe in risalto dal testo, la relatrice menziona un impegno pubblico di rilievo; l’inserimento della progettazione dei servizi educativi prescolari nel quadro di politiche generali a favore dei bambini e delle loro famiglie per combattere la povertà e l’esclusione sociale; l’unificazione del settore dell’educazione della prima infanzia, garantendo la continuità educativa e un adeguato livello di preparazione del personale; la scelta di un approccio universalistico. Sottolinea inoltre l’importanza per gli enti locali di una maggiore flessibilità tra le sezioni del nido e quelle della scuola materna, allo scopo di promuovere “poli dell’infanzia”.
Rimarca indi l’importanza di concepire l’asilo nido non come servizio a domanda individuale ma come diritto per ogni bambino. Nel rilevare che il provvedimento è volto anche a superare le diversità di trattamento economico dei lavoratori del settore, si sofferma sul diritto al riposo dei bambini e sulla necessità di prevedere servizi integrativi che si affianchino agli asili e alla scuola dell’infanzia per sostenere la genitorialità. Cita al riguardo i servizi domiciliari, che devono essere provvisti di requisiti qualitativi adeguati.
Avviandosi alla conclusione, evidenzia che il testo è atteso da anni e sollecita lo svolgimento di un ciclo di audizioni nelle quali coinvolgere anzitutto la Conferenza dei Presidenti delle Regioni, l’Unione delle province italiane (UPI), l’Associazione nazionale comuni italiani (ANCI) ed eventuali esperti, proprio per valorizzare le buone pratiche.