Amore di mamma, no amore di maestra

Amore di mamma, no amore di maestra
Sinite parvulos venire ad me (Matteo, 10, 14)

di Umberto Tenuta

Lasciate i piccoli venire a me.

Venite, bambini, fanciulli, giovinetti, giovani, venite a me!

Io sono venuta per voi, io sono venuta per accogliervi, per abbracciarvi, per stringervi al mio cuo-re, al mio cuore fanciullo, come il vostro.

Sono venuta come madre amorosa, come sorella per avervi tutti intorno, per giocare con voi.

Io sono venuta per giocare con voi.

Vi hanno detto cose non vere sul mio conto.

Vi hanno detto che io sono severa, che io sono cattiva, che io vi punirò, non con la cinghia come un tempo lontano, non con la bocciatura come fino a ieri, non con i voti e con le note al dirigente scolastico.

Non è vero, piccoli amici miei.

Io vi amo, io vi amo con tutto il cuore.

Io sono venuta a portarvi tutto il mio amore, amore di madre per i suoi figli, amore di sorella mag-giore per i suoi fratelli.

Io sono venuta per accendervi di amore.

Sì, io sono venuta per soffiare sul fuoco, per incendiarvi di amore, amore che vi arde dentro, nei vostri cuori fanciulli, amore per questa terra sconosciuta alla quale siete approdati.

Sì, usciti la dal grembo materno che voi già conoscevate a menadito, sì a menadito, perché con le dita delle mani e dei piedi lo avevate esplorato in lungo e in largo, ora un infinito universo vi si squaderna intorno.

Infinito universo, sì tutto, tutte le cose, tutti i saperi umani, tutte le virtù umane.

Volti delle mamma e volti dei papà, volti delle sorelle e dei fratelli, volti dagli amici tutti che la faccia della Terra popolano ed hanno popolato nel corso dei millenni.

Sì, voi  volete conoscere i loro volti, i loro occhi, i loro nasi, le loro orecchie, i loro capelli, i loro colli, le loro braccia.

E volete apprendere le loro lingue, le loro parole, le variazione della loro parole, il significato delle loro parole, le parole di oggi e le parole di ieri, le parole dei fratelli francesi e dei fratelli inglesi,  le parole dei cinesi e degli argentini.

Voi vi portate dentro una insaziabile curiosità che mamma e papà non hanno spento, ma hanno a-limentato.

Volete conoscere i vostri fratelli sparsi nel mondo e le loro terre, i loro costumi, i loro cieli, i loro fiumi, i loro mari.

Tutto voi volete conoscere, tutto ciò che è umano.

Nihil humanum a me alienum puto.

Tutto ciò che gli uomini sono e sanno e fanno voi volete imparare.

Ed io questa vostra sete non spegnerò con le mie punizioni, con i voti, con i giudizi, con i richiami.

Una sola arma io ho e la userò tutta per voi, non contro di voi, ma a vostro escluso vantaggio.

L’arma che io ho ed è grande, grande, grande, scusatemi l’immodestia, la mia arma è l’amore.

Vi incendierò di amore par la lingua che parlate, per la lingua dei vostri padri, per le lingue dei vo-stri fratelli sparsi per il mondo.

Vi incendierò di amore per i fiori, per i colori dei loro petali, per le simmetrie delle loro corolle e dei loro calici, dorati come quelli dall’altare.

Vi incendierò d’amore per le rondini che volano nel cielo azzurro della vostra giovinezza, per i pet-tirossi che volano di frasca in frasca, per i rovi nei quali si nascondono.

Vi incendierò di amore per ogni cosa bella che sulla Terra sulla quale siete approdati si squaderna, è stata e sarà.

Non ci saranno confini alla vostra innata curiosità che io stimolerò, coltiverò, farò crescere a di-smisura come quella del vostri fratelli scienziati, fratelli di sangue, fratelli più grandi che vi hanno preceduti e che voi prendete a modello, per crescere, per diventare adulti, grandi come e più di lo-ro.

E la nostra aula, la nostra scuola sarà tutto ciò che la circonda.

L’ambiente sempre più largo che dinanzi ai vostri occhi si squaderna, anche con gli strumenti digi-tali che voi vi portate nelle vostre tasche, sarà il territorio delle vostre curiosità, sarà il vostro libro di testo, il vostro sussidiario.

Il mio amore vi accenderà i cuori ogni mattina.

Ogni mattina voi mi direte quale sarà l’oggetto del vostro amore, quale sarà l’oggetto del vostro studio, sì, studium.

Non vi spaventate, non è la pena, non è la tortura, non è la condanna!

Lo studio, dal latino studium, è amore, amore come quello delle vostre mamme, come l’amore mio, come l’amore vostro per ogni cosa che il disio miri.

O bimbe, o giovinetti, o giovani, quale fuoco di amore io incendierò nei nostri cuori fanciulli!

Sì, venite, venite a me!

Io vi sto aspettando con le braccia aperte, per stringervi tutti al mio cuore che arde di amore come il vostro, di amore per terre e cieli vicini e lontani nello spazio e nel tempo, per la vostra lingua, per quella dei vostri fratelli vicini e lontani, per ogni cosa bella.

Sarà la nostra scuola una casa, una casa gioiosa, una casa della gioia di esplorare, di scoprire, di inventare, di cantare, di correre, di volare là dove la vostra fantasia vi porta.

E la nostra sarà la casa ove tutti saremo fratelli e sorelle.

Ed io sarò la vostra mamma, la vostra sorella, la vostra sorella più grande, la vostra sorella che, ahimé, ha un bel po’ di anni più di voi!