L’Italia dei nuovi stranieri
di Antonio Stanca
Di recente è comparsa, nella serie Tascabili della casa editrice E/O di Roma, la seconda ristampa del romanzo Divorzio all’islamica a viale Marconi (pp. 186, € 9,00) dello scrittore algerino Amara Lakhous. L’opera è stata scritta nel 2010 quando l’autore aveva quarant’anni ed è la sua terza prova narrativa dopo Le cimici e il pirata e Scontro di civiltà per un ascensore a Piazza Vittorio.
Lakhous è nato ad Algeri nel 1970, fin da bambino si è cimentato, a scuola, nell’apprendimento dell’arabo classico e del francese, per le strade ha imparato l’arabo algerino, ha letto molti autori stranieri. Ad Algeri si è laureato in Filosofia e dopo ha cominciato a lavorare presso la radio. Nel 1995 è venuto a Roma, ha appreso pure la lingua italiana e presso l’Università La Sapienza ha conseguito una seconda laurea in Antropologia culturale e compiuto un Dottorato di ricerca riguardo alla situazione degli immigrati arabi musulmani in Italia. In Italia ha svolto attività di mediatore culturale, interprete e traduttore, dal 2003 al 2006 è stato giornalista presso l’agenzia di stampa Adnkronos International di Roma. Molte lingue e molti interessi ha coltivato Lakhous se si pensa che nel suddetto periodo di tempo ha pubblicato pure i suoi due primi romanzi e che il secondo ha avuto importanti riconoscimenti oltre ad una riduzione cinematografica. Lakhous, che ora a quarantatrè anni vive e lavora a Torino, è ormai un autore noto, una figura importante nell’ambito dei rapporti che in Italia si verificano con gli immigrati arabi, dei problemi che comportano, delle soluzioni che si cercano. Egli è ancora impegnato quale mediatore culturale, interprete e traduttore. Da questa attività sono derivate le altre di giornalista e scrittore. A delle semplici cronache assomigliano le sue narrazioni, registrazioni sono di vicende veramente accadute, di situazioni veramente vissute in luoghi dove si sono trovate a vivere persone di diversa provenienza, cultura, lingua, religione. Importante è per lo scrittore dire la verità, rendere l’opera un documento di vita, mostrare come sia capace di farsi da sola, come per essa sia sufficiente riportare i pensieri, le azioni, le parole, le voci dei protagonisti, la visione di quanto fanno, l’espressione di quanto dicono. E’ tanto importante per Lakhous scrittore essere vero che molto ridotta è la sua presenza nell’opera. Lascia che la facciano gli altri quasi non volesse correre il rischio di modificare, alterare quel che realmente accade nella loro vita, nella loro storia. Vite quotidiane, storie di persone comuni sono generalmente le sue, realtà, fantasie che si succedono uguali da tempo, aspirazioni, sogni sempre e inutilmente coltivati. Di queste vite, di queste realtà fanno parte nell’Italia narrata da Lakhous anche quelle degli immigrati e di esse soprattutto egli vuol dire per la sua condizione di immigrato e per il suo bisogno di verità. Pertanto anche in Divorzio all’islamica a viale Marconi lo scrittore fa assistere a quanto realmente avviene in una nota strada di Roma, a quanta vita vi si verifica, a come si sono trovati in quel viale molti immigrati musulmani, ai rapporti che corrono tra loro e con la gente del posto, all’importanza che col tempo ha assunto il locale pubblico “Little Cairo” gestito da un immigrato egiziano poligamo e divenuto luogo d’incontro, d’intrattenimento, sede di bar, di cabine telefoniche, di canali televisivi collegati esclusivamente con i paesi islamici, posto tanto frequentato da curiosi e pettegoli da poter dire ormai che niente succede in una casa, in una famiglia, ad una persona di viale Marconi che non si sappia subito e da tutti i suoi abitanti. Ci sono altri locali pubblici, c’è una biblioteca in viale Marconi, ma in nessun posto come al “Little Cairo” avviene, si muove tanta vita. Qui nel 2005 giunge dalla Sicilia il giovane agente di polizia Christian Mazzari spacciandosi per un tunisino di nome Issa che è alla ricerca di una casa e di un lavoro. In verità egli è stato incaricato dai servizi segreti italiani di scoprire il gruppo di immigrati musulmani che sta preparando un pericoloso attentato nella zona di viale Marconi e deve farlo infiltrandosi tra essi sotto falso nome. Deve sventare un grave pericolo e la sua voce, nel libro, si alternerà con quella di Sofia, giovane egiziana immigrata, come il marito Felice, che lavora in pizzeria. Issa e Sofia saranno i titoli dei capitoli dell’opera, saranno i personaggi che parleranno, i testimoni che Lakhous ha voluto investire del compito di riferire quanto succede in quella strada, in quel periodo. I due s’innamoreranno e arriveranno al punto di sposarsi perché lei verrà ripudiata dal marito per la terza volta e per potersi ricongiungere con lui deve, secondo la legge islamica, sposare un musulmano e consumare il matrimonio. Felice sarebbe contento se si sposasse con Issa per poi riaverla ma in verità Issa è un falso musulmano e non può dirlo. Sofia, da parte sua, vorrebbe sposarlo e rimanere sua moglie per sempre dal momento che lo ama più di Felice. La situazione si complicherà, diventerà comica e l’opera si concluderà lasciandola sospesa e spiegando, invece, che l’operazione segreta della quale il falso Issa era stato incaricato era soltanto una prova alla quale gli organi superiori di polizia avevano voluto sottoporre lui, semplice agente, per saggiare le sue qualità. Aveva superato la prova e si era reso degno di una promozione. Intanto dalla sua voce e da quella di Sofia si è saputo, nel corso del libro, tanto, molto della vita, della storia, dei costumi dei paesi musulmani, dei problemi sofferti dagli immigrati. Issa ha parlato riportando quanto visto, ascoltato nel periodo vissuto a Roma come falso tunisino, Sofia è stata più autentica essendo una vera immigrata.
Stavolta è stato particolare il modo usato dallo scrittore per far sapere quanto per tanto tempo è avvenuto e ancora avviene in territori rimasti lontani dalle conoscenze diffuse. Di essi Lakhous vuol dire con i suoi libri, di quell’umanità, di quella vita che si sono verificate all’insaputa di tutti e che ora soffrono i problemi del confronto con altre vite.
Un immigrato è Lakhous che vuole parlare di immigrati, della loro storia, delle difficoltà a loro derivate dai nuovi posti cercati. Sono state la storia, le difficoltà sue, della sua e di altre genti e sono diventate i motivi delle sue opere.
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