“Io sono soltanto un cane” di Jutta Richter
di Mario Coviello
La casa editrice Beisler si presenta così : “Pubblichiamo i libri che vorremmo leggere se fossimo bambini o adolescenti. Pensiamo che i ragazzi e le ragazze siano una meravigliosa, unica, enorme risorsa. Conoscerli non è facile, educarli è difficile ma un buon libro di sicuro aiuta. L’importante è che dentro ci sia almeno una passione.”
Le scuole primarie in rete della provincia di Potenza di Bella, Rionero, Barile, San Fele e Muro Lucano per la finale della settima edizione del Torneo di lettura che si terrà nella palestra dell’istituto Comprensivo di Bella giovedì 20 marzo dalle 9,30, hanno scelto di questa casa editrice “ Io sono soltanto un cane” di Jutta Richter
Ti sei mai chiesto come i cani potrebbero vedere il mondo? Adesso te lo spiegherà Anton, il cane pastore che viene da molto lontano. Friedbert, Emily e la loro bambina sono la sua nuova famiglia. E una famiglia vuol dire tanto per chi ha conosciuto le gigantesche steppe dell’Ungheria…
Anton è un cane felice, ma guai a credere che se ne stia a guardare! Lui pensa e parla e, soprattutto, è un attento osservatore degli esseri umani. Che strani che sono, medita fra sé, camminano su due zampe, hanno la lingua corta, il pensiero lento e credono che noi cani non sappiamo ridere! Nessuno sfugge allo sguardo attento di Anton. Eh già, perché i cani parlanti la sanno davvero lunga e dicono sempre la verità. E con un po’ di fortuna gli umani non capiranno mai da quale lato del guinzaglio passeggiano!
Dalla penna della celebre autrice per ragazzi tedesca Jutta Richter, un racconto tenero e brioso che ha come protagonista – e come narratore in prima persona – un simpaticissimo, e un po’ incompreso, amico a quattro zampe.
Un punto di vista canino al cento per cento, che evidenzia pregi, difetti e assurdità di questa strana razza umana con la quale gli animali domestici devono fare i conti. E quanta fatica, nonostante gli sforzi di entrambi, per costruire una relazione positiva e, soprattutto, per comunicare senza fraintendimenti, anche quando la buona fede e l’ottima volontà da entrambe le parti è indiscussa!
La storia che ci viene raccontata trae spunto da una vicenda reale, e cioè dal salvataggio e conseguente adozione da parte di una famiglia tedesca – padre, madre e figlioletta – di Anton, cane pastore ungherese.
Per farsi carico di un animale ci vuole senza dubbio tanto amore e la disponibilità a fornire le cure e le attenzioni necessarie. E sicuramente i nuovi padroni di Anton non difettano in nessuno dei due aspetti, seppure l’uomo di casa appaia un po’ burbero e non comprenda appieno le intenzioni del cane e la signora tenda a prendersela un po’ troppo per qualche scarpa rosicchiata e una manciata di stoviglie andate in frantumi.
Ma non importa: ad allietare le giornate di Anton ci pensa Lili, la piccola di casa. La sintonia tra cane e bambina è immediata, la comunicazione tra i due – tutta affettiva e di gioco – è spontanea e proficua, la comprensione assoluta, anche senza l’uso delle parole.
L’amore della bimba fa sì che il nostro protagonista a quattro zampe non avverta troppo la mancanza della sua terra, l’Ungheria delle pianure steppose e sconfinate, delle mandrie di pecore racka e di manzi grigi, che tanto ricorre nelle pagine e nei ricordi del cane.
E che, come sottolinea alla fine di ogni capitolo, non possa lamentarsi della sua nuova vita.
Anton è un irresistibile miscuglio di istinto e tenerezza, di nostalgia per la sua terra – intesa come luogo di libertà, dove un cane può seguire i diktat biologici della sua specie senza le sovrastrutture dell’educazione necessaria per convivere con gli umani – e di desiderio di essere benvoluto dai nuovi padroni, di difficoltà a rinunciare alle sue propensioni naturali e di curiosità per un mondo nuovo e diverso, dove i codici sembrano essere capovolti rispetto a quelli noti.
Anton è sempre in buona fede, positivo, sempre animato dalle migliori intenzioni e le sue motivazioni, non c’è dubbio, non fanno una piega: lui risponde ai principi nobili che da secoli hanno guidato la sua specie e che l’hanno resa eroica nel compito assegnatole: difendere gli animali più deboli dai predatori.
Ma nella terra cittadina le regole cambiano e si fa fatica a comprenderle.
E così si combinano una serie di guai, che divertono e inteneriscono il lettore. Piccoli peccati che però comportano sempre un po’ di frustrazione e, insieme, la necessità che cane e padroni si mettano in discussione.
Qui risiede il bello del libro: pur se la storia è narrata da Anton, rappresenta, in un certo senso, il racconto della costruzione di una relazione tra diversi che si incontrano.
Assieme al cane cambiano un po’ anche tutti i componenti della famiglia, come accade sempre quando un nuovo membro entra in una comunità, umano o quattro-zampe che sia.
“Io sono soltanto un cane” – in Italia edito da Beisler – è una lettura divertente e lieve, che tanto profondamente e opportunamente parla dei nostri amici animali.
Generosi, disposti ad amarci, affettuosi, volenterosi, pasticcioni, a volte testardi…chi di noi ha un cane in casa non faticherà a ritrovarlo in Anton, e ancor più si affezionerà all’uno e all’altro.
Come anche faranno i bambini, solitamente più istintivi e vicini agli animali, che potranno immedesimarsi sia nel peloso protagonista e nelle sue buffe disavventure, sia nella piccola amica di Anton, la bimba speciale capace di ridere insieme al cane e a capire i suoi racconti, seppure non verbalizzati.
La penna di Jutta Richter è, come al solito, esemplare. Appropriata, delicata, poetica, una carezza in una prosa che ha anche la musicalità perfetta per la lettura ad alta voce.
Credo che con questo libro – rinunciando a contenuti più filosofici ed esistenziali e abbandonandosi alla leggerezza e al brio di una storia vivace – possa guadagnare un consenso più ampio, facendosi apprezzare anche da quei piccoli lettori meno abili e un po’ più scanzonati.
D’altra parte solo una grande autrice è in grado di passare così appropriatamente dall’animo umano a quello degli animali, sapendo scavare ottimamente in entrambi. E questo a Jutta va proprio riconosciuto.
Da segnalare che le pagine sono inframmezzate dalle belle illustrazioni in carboncino di Hildegard Muller, espressive ed efficaci nella loro essenzialità.
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