Maestra brava un bacio sulla fronte ti diamo ci dai

MAESTRA BRAVA UN BACIO SULLA FRONTE TI DIAMO CI DAI

di Umberto Tenuta

 

Dietro la lavagna Renzi non vuole andare!

E dietro la lavagna io non volevo andare.

Perchè? Perché non volevo andare?

Perché dietro la lavagna si soffre la mortificazione della propria sete di autorealizzazione, dell’innato desiderio di crescere, di diventare grande!

Vorrei chiedervi se avete mai osservato un filo d’erba sotto la pietra che lo schiaccia.

Che fa il filo d’erba?

Cerca la luce che lo fa vivere e crescere e diventare alto (sinonimo di adulto!).

Fuoriesce dalla pietra, si dirige verso la luce del sole che lo alimenta, lo fa crescere, lo fa diventare alto, lo fa svettare sulle altre erbe, lo fa fiorire, gli fa produrre i suoi semi, i suoi eredi.

Così fa il lombrico che, tagliato a pezzi, si rigenera, ricresce, cresce e un altro lombrico diventa.

Forza della vita!

Èlan vital, direbbe Bergson!.

E che volete?

Pensate voi che nel bimbo appena nato non c’è lo stesso slancio vitale, slancio vitale che lo porta ad attaccarsi ai capezzoli materni per alimentarsi, slancio vitale che lo porta a non cadere dal fasciatoio ove la madre lo ha lasciato solo, slancio vitale che gli impedisce di soffocare sotto i cuscini!

C’è in ogni batuffolo di carne umana una forza più grande della forza gravitazionale del sole che fa girare la terra, che le impedisce di cadere nel vuoto cosmico.

Il bimbo si agita, tocca, porta le dita in bocca, apre gli occhietti, drizza le orecchie alle campanelle, là, sulla culla.

Succhia il latte, vorace, lo assimila, cresce velocemente nei primi mesi di vita!

Se crescesse allo stesso ritmo durante l’età evolutiva toccherebbe le nuvole con i capelli della testa.

È una meraviglia questa forza grande, questo slancio vitale, questa fame di latte, di luce, di suoni, di odori, di sapori che porta il bimbo a ergersi sulle gambette, a fare i primi passi da solo, a correre per i prati fioriti della sua prima l’infanzia.

A un anno pattina, a due anni impara a leggere, a tre anni suona il violino e parla due lingue.

A quattro anni è già a metà del suo cammino, un camino che non finisce mai, fino al suo ultimo respiro, quando la falce crudele gli taglia le ali.

La mamma lo capisce, ne anticipa le domande, gli fa le carezze prima che le chieda, gli infila in bocca i capezzoli, lo stimola con le mani, col calore del suo corpo, con la melodia della sua voce.

Cresci bimbo, figlio della mamma, cresci, alimentati, impara, parla, prendi, cammina!

Le maestre della scuola dell’infanzia, scuola materna, lo accolgono nella sala tappezzata, i tavolinetti intorno alle pareti, abbellite con i fiori, veri, non dipinti. Lo specchio alto e largo, là in fondo!

Gli offrono doni, doni froebeliani, agazziani, montessoriani, doni per i piedi, doni per le mani, per gli occhi, per le orecchie, per il naso, doni anche per la bocca, oh quanto dolci!

È una seconda casa la scuola dell’infanzia!

Mamme e maestre si abbracciano, si vogliono bene, si parlano, hanno in comune l’amore per i bimbi che toccano, assaporano, ascoltano, esplorano…

Hanno in comune la gioia di veder crescere, di far crescere, i bimbi che esplodono di gioia ad ogni conquista fatta.

È un tripudio di amore, amore di mamme, amore di maestre, amore di bimbi che avvertono il turgore della vita che urge nei loro corpi, nei loro cuori, nelle loro menti.

Un mondo il bimbo esplora, conosce, fa suo, nella memoria e nel cuore!

È già un piccolo uomo, quando a cinque anni ha già imparato a leggere, a scrivere con le letterine mobili, anche sul tablet.

Ora, a cinque anni, a sei anni, non importa, il bimbo entra nella scuola primaria.

Che cosa trova?

Ditelo voi, maestre di scuola primaria!

Io vi dico solo quello che il bimbo vorrebbe trovare.

Ora è cresciuto, cresciuto nel corpo, in altezza e in larghezza, cresciuto nella mente. ha imparato a camminare e ad esplorare il suo piccolo mondo, nelle terre vicine che ha potuto esplorare, nelle terre incantate delle favole belle che mamma e maestra dell’infanzia gli hanno raccontato, nei cieli azzurri di soli che sorgono e tramontano, di stelle fulgenti che nelle notti estive brillano nei cieli azzurri, nei torrenti impetuosi che d’inverno trascinano alberi e pietre, spettacolo meraviglioso dalle forze della natura!

È cresciuto, e la sua fame di diventare forte nelle gambe, nelle braccia, nel cuore è diventata più urgente.

Ora vorrebbe crescere crescere crescere ancora, correndo, saltando, nuotando…

Vorrebbe crescere parlando le lingue che ha cominciato a parlare, ma non gli bastano.

Vorrebbe parlare con i bimbi di altre terre, di altri paesi, bimbi che egli sente fratelli, fratelli coi quali giocare, scambiarsi doni, conoscenze e virtù.

Oh, quante cose il bimbo ora vorrebbe imparare per crescere, per diventare più grande!

Imparare a leggere le fiabe di Perrault, di Andersen, dei Fratelli Grimm…

Imparare a scrivere i suoi desideri, le sue fantasie, le sue storie…

Ha tanta voglia di leggere e di scrivere.

Una voglia così grande che già a quattro anni gli ha consentito di imparare a leggere.

Ora deve solo diventare più bravo, più bravo, sempre più bravo, sempre più egli vuole diventare!

A casa e nella scuola dell’infanzia egli ha già imparato a contare, a contare le caramelle che papà gli compra, a contare le ciliege che mangia, a contare le rondini che volano nel cielo con le nuvole bianche!

Ma ora vuole capire le duine, le treine, le quattrine..le decine, le dozzine, le ventine.

Vuole capire quante decine di euro ci sono in quel verde biglietto che il nonno gli ha regalato il primo giorno d’ingresso nella Scuola primaria.

Vuole conoscere il nome delle erbe che crescono nel prato, il nome delle piante del bosco nel quale ha trovato refrigerio alla calura estiva.

Vuole conoscere il nome delle colline e dei monti che chiudono il suo sguardo all’orizzonte vicino e lontano.

Vuole conoscere le storie dei nonni, le storie che le mamme non ricordano.

Vuole conoscere i nomi delle stelle che nella notte chiara luccicano sopra la sua testolina.

Quante cose vuole conoscere!

Ma la maestra non gli dà mai risposte.

La maestra lo ascolta, con grande attenzione, ammira le sue domande, incoraggia le sue domande.

Ma poi che fa?

Mica risponde!

Vagabonda, la maestra gli dice: ora tu scoprirai le risposte a tutte le tue domande.

Vedi, io ti aiuto a fare da solo, ma lascio a te la gioia della scoperta.

Perché tu possa, non solo trovare le risposte ai tuoi perché, ma anche e soprattutto imparare a cercare risposte.

Tuo imparerai come si fa a coltivare il piccolo scienziato che già sei, a diventare un grande scienziato che tutto si impegna a scoprire, anche se ad alcune domande non troverà mai risposta.

Vedi, bimbo, io ti apparecchio il laboratorio di Matematica con le pietre colorate che tu ed i tuoi compagni avete raccolto sulla spiaggia, durante l’estate.

Io ti apparecchiò il laboratorio delle scienze con tutte le piantine che coltiviamo nei vasi, là, sul davanzale dell’aula.

Ti apparecchio il laboratorio di storia con tutte le fotografie delle case nuove, delle case vecchie e delle cose antiche che nel nostro paese ci sono.

Ti apparecchio… tanti laboratori…

Ed altri laboratori troveremo nelle vicinanze della scuola, senza andare lontano, affrontando disagi e pericoli di treni che deragliano.

E i libri, Maestra?

I libri di fiabe, di racconti, di storie incantate…… sì, tanti, là, nella biblioteca della scuola!

Maestra, ma i miei amici più grandi hanno i libri di testo, tanti libri di testo, tanti libri che nei loro zaini grandi non ci stanno, o maestra!

Sì, bimbo caro, voi bimbi, ciascuno di voi bimbi, vi costruirete i vostri libri.

Raccoglierete le pagine delle fiabe, dei racconti, delle storie che vi piacciono…… è quello sarà il vostro libro di lettura.

Raccoglierete tutti i racconti delle storie dei popoli antichi, dei popoli delle varie epoche e dei vai paesi del mondo, e sarà il vostro libro di Storia!

Raccoglierete nei vostri tablet tutte le fotografie di colline, di monti, di valli, di fiumi, di laghi, di mari… e quello sarà il vostro libro di Geografia!

Raccoglierete tutte le foto dei fiori raccolti nei campi, delle piante osservate nei boschi, degli scoiattoli che vi sono sfuggiti sotto gli occhi, delle mucche al pascolo, dalla rane nelle pozze d’acqua, dei girini… e quello sarà il vostro libro Scienze.

Contenti, bimbi?

Sì, maestra, tu sei tanto cara!

E dire che di te ci dicevano tante cose brutte!

Che eri cattiva, che ci sgridavi sempre, che ci punivi ogni giorno coi voti, con le note al dirigente scolastico, con le comunicazioni ai nostri papà.

Ma soprattutto ci punivi mandandoci là, dietro la lavagna!

Oh quanto sei brava, tu, o Maestra.

Tu ci innamori!

Tu fai crescere il nostro desiderio di imparare a leggere, a scrivere e a far di conto, e ad acquistare tante altre virtù.

Tu sei la nostra amata guida, la guida che non risponde alle nostre domande, ma sempre ci aiuta a fare da soli, perché possiamo imparare a fare a meno di te.

Come dice il poeta, tu se lo mio maestro, lo mio autore.

E, noi, Maestra, ti vogliamo bene, ti vogliamo bene, ti vogliamo bene.

Ti vogliamo bene anche perché mai dietro la lavagna ci mandi.

E noi, Maestra, ti diamo un grande bacio, sì un grande bacio sulla tua larga fronte!

Ma, o Maestra, un’ultima cosa noi ti chiediamo, te la chiediamo anche a nome delle nostre mamme e dei nostri papà.

Un tuo grande bacio sulla nostra fronte!

 

POSTSCRPTUM

Se qualcuno ritiene che io abbia fatto solo un bel sogno, me lo dica, per favore!