Il nuovo apprendistato senza formazione

da l’Unità

Il nuovo apprendistato senza formazione

c’è da chiedersi se quanti hanno a cuore, non solo a parole, la formazione come punto centrale dei programmi politici possono accettare la riduzione dell’apprendistato a un contratto senza componente formativa accertata

Paolo Inghilesi – ex responsabile della formazione lavoro Cgil nazionale

ABBIAMO VISTO DI RECENTE IN TELEVISIONE IL PRESIDENTE MATTEO RENZI DICHIARARE AD ANGELA MERKEL IL SUO APPREZZAMENTO PER IL SISTEMA DUALE TEDESCO DI FORMAZIONE E LAVORO. Qualche giorno prima il ministro del Lavoro Poletti ha annunciato l’ennesima riforma dell’apprendistato che toglie alle aziende l’obbligo del piano formativo individuale e della formazione trasversale, cioè sulle competenze culturali e informatiche, finora programmata e erogata dalle Regioni. Così viene portato a compimento lo smantellamento della valenza formativa dell’apprendistato, affidata solo alla buona volontà della aziende senza nessun controllo, a fronte peraltro di forti sgravi contributivi che dovrebbero essere giustificati dall’attività formativa stessa. In Germania il sistema duale si basa invece per l’apprendistato sull’alternanza tra il momento del lavoro e quello della formazione che si svolge sia in azienda sia all’esterno presso la scuola e i centri di formazione professionale, con quantità consistenti di ore di formazione certificate. Su questo modello fu fatta la legge Treu del ’96 che prevedeva per gli apprendisti l’intreccio fra formazione interna all’impresa e quella esterna quantificata in un monte ore e certificata, alla cui realizzazione erano condizionati gli sgravi contributivi. I successivi governi di centrodestra, sotto la spinta di associazioni imprenditoriali miopi attente solo agli sgravi contributivi e noncuranti della formazione, cancellarono in buona parte gli obblighi formativi previsti dalla legge Treu, in particolare per la formazione esterna, fino a ridurli al piano formativo individuale aziendale e a poca formazione esterna sulle competenze trasversali. Oggi l’annunciato decreto legge Poletti toglie anche questi ultimi impegni formativi, in nome di una presunta semplificazione delle procedure amministrative che in realtà comporta una completa distruzione della componente formativa dell’apprendistato. Naturalmente il paragone con il sistema duale tedesco a questo punto è una mistificazione. Tutto ciò si tradurrà in ulteriore perdita di qualità professionale e di produttività della forza lavoro, privata di quella formazione in giovane età che è decisiva per lo sviluppo professionale e che in Germania è considerata come un bene prezioso sia per la competitività delle imprese che per la qualità dei lavoratori. Ma si potranno avere, come prevedono i giuristi, ad esempio Luigi Mariucci in un recente lucido intervento su l’Unità, anche effetti pericolosi sugli sgravi contributivi che in mancanza di formazione certificata per l’occupabilità rischiano di essere annullati dalla Corte di giustizia Europea, come avvenne per i contratti di formazione lavoro. A questo punto c’è da chiedersi se quanti hanno a cuore, non solo a parole, la formazione come punto centrale dei programmi politici (parlamentari, amministratori regionali, forze sociali e in primis lo stesso Renzi che pure ha messo al centro dei suoi progetti questo tema) possono accettare la riduzione dell’apprendistato a un contratto senza componente formativa accertata contro la tendenza dei maggiori Paesi europei, a partire dalla Germania, a rafforzarlo come contratto a finalità formativa importante per l’occupabilità e per la qualità professionale dei giovani.  ​