Docente che innamora

DOCENTE CHE INNAMORA

di Umberto Tenuta

Innamorare è il primo e più importante obiettivo del docente!
«Se il nostro pensiero e le nostre parole
debbono muovere l’attività del discepolo,
bisogna che qualcosa di vivo che è in noi
passi nello spirito di lui come scintilla di fuoco
ad accendere altro fuoco» (F. Enriques)

Mi chiede la docente:
Qual è il primo obiettivo da perseguire e conseguire nelle scuole di ogni ordine e grado? 
La domanda me l’aspettavo da una docente così intelligente e colta e bella! 
Ma la risposta mi è venuta spontanea, ed ho messo da parte tutti i riferimenti alle Indicazioni programmatiche ministeriali. 
Signora docente, il primo obiettivo, l’obiettivo primo da coltivare nel cuore dei giovani, di qualsiasi età, di qualsiasi scuola, di qualsiasi disciplina, il primo obiettivo è l’amore della disciplina. 
Omnia vicit amore!
Tutto può l’amore, tutte le difficoltà vince l’amore, in tutti i campi dell’umano operare. 
È l’amore che a Gesù di Nazaret ha fatto conquistare il cuore degli uomini di tutte le terre di tutte le genti di tutti i tempi.
È l’amore della conoscenza che ha portato Prometeo a rubare il fuoco agli dei ed a regalarlo agli amici fratelli. 
E l’amore di andare all’Oriente per le vie dell’Occidente che ha portato Colombo a scoprire le Americhe!
È l’amore di Beatrice che ha dato a Dante la forza di scrivere i cento Canti della Divina Commedia. 
È l’Amore che muove il cielo e l’altre stelle… 
Mi fermo qui.
Ognuno si raccolga in sé e scopra quello che l’amore gli ha consentito di fare!
Scopra dove l’amore lo ha portato!
E, d’altra parte, che fa Gian Giacomo Rousseau?
Fa nascere in Emilio l’amore della lettura, e poi d’altro non si preoccupa, perché d’altro non si occupa un grande pedagogista. 
Fa nascere in Emilio l’amore dell’orientamento, e poi non si preoccupa di spiegare la calamita, il Polo Nord, il polo Sud.
Mi diranno i docentii delle diverse discipline:
−Come facciamo a far nascere l’amore per la Matematica, una disciplina che anche i principi del foro disdegnano?
Per carità, non cominciate dalla filastrocca dei numeri!
Non cominciate dalla tavola pitagorica!
Cominciate a incantare i vostri studenti alla bellezza della simmetria delle braccia, degli occhi, delle gambe, delle orecchie.
Bellezza delle simmetrie dei petali dei fiori, delle corolle, dei calici…!
Bellezza della fillotassi!
Bellezza dal ritmo di un canto…!
Bellezza del ritmo dei numeri!
Bellezza del numero che l’universo governa e lo fa essere cosmos! 
Cominciate a incantare i vostri studenti della bellezza delle quantità, delle misure, delle forme!
Ma come si fa a innamorare i giovani, così distratti da tanti giochi oggi nelle loro mani? 
Fate come Giangiacomo!
Fate come Roberto Benigni!
Ma come si fa a innamorare i giovani della scrittura?
Fateli giocare a comunicare i loro pensieri a persone lontane, ad esprimere i loro sentimenti alle persone amate, come faceva Freinet.
Ma come si fa…?
No, non vi faccio questo torto!
Vi dico una sola cosa.
Se un docente ha studiato una determinata disciplina al posto di un’altra, ciò significa che egli quella disciplina amava. 
E, allora, non c’è problema!
Il fuoco che vi divora dentro incendia i vostri allievi. 
Certamente nella scuola non c’è posto per i mestieranti, per i pedanti, per i forzati della cultura, pardon, dell’erudizione. 
I docenti debbono essere primieramente  uomini di cultura, poeti, matematici, storici, geografi, scienziati, musicisti, pittori!
Certamente assieme all’amore dei saperi occorre anche l’arte educativa, e l’arte educativa è invenzione, fantasia, immaginazione, ma anche scienza psicologica, sociologica, pedagogica, metodologica, didattica, tecnologica, anche digitale al giorno d’oggi. 
Chi tale non è, abbandoni questo mestiere che non fa per lui e produce solo danni, danni irreparabili, danni alle vite umane, morti di anime, di cuori, di giovani. 
Dopo l’amore materno (e paterno, anche) viene l’amore delle docenti e dei docenti, amore che non è fatto solo di parole, ma di segni del cuore e della mente, amore che crea l’atmosfera della gioia di vivere, di imparare, di diventare uomini forti, uomini capaci, uomini virtuosi.
Questo amore grande che ogni docente si porta nel cuore e testimonia in ogni suo gesto, in ogni sua parola, in ogni suo sguardo al mondo che lo circonda, contagia i propri studenti e ne rafforza l’innato bisogno di alimentarsi alle fonti della cultura che gli uomini hanno creato e che gli uomini crea.