Il Ministro Giannini e gli insegnanti

Il Ministro Giannini e gli insegnanti

Avevamo assunto un atteggiamento attendista nei confronti del neo ministro
dell’istruzione, poiché si è insediata da meno di un mese, per capire il suo punto di
vista sulle questioni che più ci stanno a cuore, come quella della valorizzazione della
funzione docente. Purtroppo, la reiterazione di alcuni leit motiv, rappresentati in
virgolettato, quindi da attribuire direttamente al Ministro, su alcuni principali
quotidiani, ci inducono, inevitabilmente a intervenire.
Come si legge sul testo dell’intervista riportata sul Magazine del Corriere della
sera (21-3), il Ministro Giannini, come in un romanzo di Tolstoj, ripropone la questione
dei docenti in una logica di premi e castighi sovrapponendo, inoltre, la questione della
valutazione con quella della carriera professionale, che è altra cosa.
Come associazione professionale non ci stancheremo mai di ripetere che la
logica premiante ( il ministro parla nell’intervista citata di “premio di produttività” ai
più meritevoli) è una logica di tipo operaistico che non può riguardare dei
professionisti come sono gli insegnanti, anche perché nell’insegnamento la
misurazione del “prodotto” è cosa notoriamente impossibile. Inoltre, che senso hanno
le “sanzioni agli insegnanti incapaci”? Che giovamento ne trarrebbero gli studenti?
Non sarebbe più utile che l’Amministrazione si impegnasse finalmente in una
formazione in itinere per sostenerli gli insegnanti, come avviene in tutte le altre
categorie professionali?
La valutazione va fatta certamente con un sistema nazionale che vede coinvolti
vari soggetti: gli strumenti normativi oggi ci sono, stiamo aspettando la volontà
politica che li attui. Ma la valutazione non va confusa con “la carriera” professionale
dei docenti che si basa su una riorganizzazione del lavoro professionale che le scuole
stanno aspettando fin dall’attuazione dell’Autonomia e conseguente ad essa. ( Legge
59-’97, art. 21 c. 16).
La carriera dovrebbe partire, dalla ricostruzione giuridica del profilo del docente
professionista che per realizzarsi in un’azione collettiva, ha bisogno di ruoli
professionali diversificati e formalizzati cui attribuire le responsabilità complesse della
scuola autonoma, anche quelle valutative, una volta formato nelle scuole un comitato
tecnico scientifico di docenti senior, che affianchi il dirigente. Ovviamente, le modalità
per accedervi potranno essere libere e basate su titoli e una formazione specifica. Di
questo si potrà e si dovrà discutere ma, per favore, gli insegnanti non meritano di
sentire i soliti luoghi comuni.
Si tratta di ridisegnare un nuovo stato giuridico degli insegnanti il cui compito,
com’è noto spetta al Parlamento. E il Ministro, come membro autorevole del governo,
è quindi nella condizione migliore per presentare una legge che metta mano
finalmente alla questione docente.

Paola Tonna
Presidente APEF
( Forum delle associazioni professionali
dei docenti e dirigenti presso il MIUR)