«Più posti fissi, ma per vincerli si facciano nuovi concorsi»

da Corriere.it

L’INTERVISTA

«Più posti fissi, ma per vincerli si facciano nuovi   concorsi»

L’economista Daniele Checchi : «Le nuove immissioni in ruolo non dovrebbero servire solo a svuotare le graduatorie dei precari. Sbagliato  tagliare fuori i giovani»

di Orsola Riva

Professor Checchi, in Italia un insegnante su sei non è di ruolo. La nostra scuola di fatto oggi funziona grazie ai precari. Come si è arrivati a questo punto?
«Una prima ragione è antica – risponde Daniele Checchi, docente di Economia politica alla Statale, già consulente del ministro Maria Chiara Carrozza per la spending review – . Il ministero dell’Istruzione non ha mai prestato particolare attenzione alla programmazione del fabbisogno di docenti. Impresa relativamente facile: basta partire dal numero di studenti attuali e proiettarli in avanti con dei modelli di previsione. Se elaborati correttamente, possono valere per l’interno percorso scolastico».

E l’altra ragione?
«Risale a qualche governo fa. Fu con il ministro Moratti infatti che nacque l’idea di poter risparmiare sui mesi estivi licenziando i supplenti a fine giugno per riassumerli a settembre. La pratica fu poi perfezionata dal ministro  Gelmini».

Ma che ci sia una forbice fra “organico di diritto” e “organico di fatto”, fra i docenti di ruolo e l’esercito di riserva dei supplenti, non è inevitabile?
«Sì, ma con un po’ più di programmazione la flessibilità può essere ridotta al minimo, diciamo nell’ordine del 10 per cento».

Quindi lei pensa che si dovrebbe ridurre il numero dei supplenti a vantaggio dei docenti di ruolo?
«Sì. Tocca al ministero dell’Istruzione negoziare con quello dell’Economia un innalzamento dell’organico di diritto: bisogna immettere in ruolo più persone, aumentare i posti fissi. In cambio le singole cattedre dovrebbero avere margini di flessibilità più alti. Se a un certo punto una cattedra di italiano viene sospesa, il docente dovrebbe poter essere riutilizzato per insegnare materie affini come storia o geografia».

Supponiamo che il Miur riuscisse a ottenere un dimezzamento dell’organico di fatto perché il Mef si lascia convincere, le nuove immissioni in ruolo dovrebbero servire a svuotare le graduatorie dei precari?
«Io credo che il sistema più giusto sarebbe quello di indire nuovi concorsi in modo da non tagliare fuori i giovani. Altrimenti si rischia di sacrificare un’intera generazione. I concorsi non sono certo preclusi ai precari ma hanno il vantaggio di essere aperti anche ai neo laureati. Non si può far pagare il costo di un’ingiustizia passata a chi non c’entra niente».