Quando gli studenti fanno da prof ai compagni rimasti indietro

da Corriere.it

EMERGENZA E SOLIDARIETÀ

Quando gli studenti fanno da prof ai compagni rimasti indietro

Il liceo scientifico-tecnologico Majorana-Giorgi di Genova, che non ha più soldi in cassa per pagare i docenti, si affida ai ragazzi più brillanti per tenere (gratis) i corsi di recupero pomeridiani

di Carola Traverso Saibante

Sono le quattro di un martedì pomeriggio qualsiasi. Al secondo piano del liceo scientifico tecnologico Majorana-Giorgi, è in corso una lezione. Materia: fisica. Alunni: Serena e Camilla, IV AST. Professore: Davide, IV AST. Tutto regolare: Davide è un loro compagno di classe, e in questa classe gli alunni più bravi fanno lezione, di pomeriggio e di sabato mattina, a quelli che lo sono meno. Con il benestare del preside e dei prof.

La volontà di essere solidali

«L’idea è nata perché in classe si era creato un divario tra quelli che studiavano e quelli che no. Si avvertiva tensione. I più bravi se la prendevano con quelli rimasti indietro, che bloccavano. Potevamo continuare a insultarci a vicenda: abbiamo deciso di aiutarci a vicenda per andare avanti insieme». Chi racconta è Davide Venticinque, promotore numero uno dell’iniziativa, a cui si sono presto uniti Elia e Riccardo, e saltuariamente, alcuni altri tra i più bravi della classe. Danno ripetizioni di matematica, fisica e chimica, le materie in cui si arranca di più. A usufruirne, oramai, è almeno la metà della classe. «Ci danno un aiuto enorme – dichiara Camilla Mazzotti –. Stiamo imparando cose che prima non eravamo invogliati a studiare. Non è che spieghino meglio dei prof, ma con loro c’è un rapporto diverso. E poi siamo pochi alla volta, non c’è confusione». «I ragazzi mi hanno detto: visto che ci sono problemi grossi, vogliamo fare qualcosa – racconta Enrico Tacchino, loro professore d’italiano e coordinatore di classe –: io ho allargato le braccia e li ho abbracciati. Mi hanno chiesto di annunciare la loro iniziativa durante la mia ora: la classe era commossa, ci sono stati gli applausi…».

A partire dai muri

Davide a febbraio ha scritto una lettera al preside, chiedendo di poter usufruire dei locali della scuola fuori dall’orario delle lezioni, per dare ripetizioni a chi è rimasto indietro. Qualche rallentamento burocratico, ma il permesso è arrivato tutto sommato lesto. E così vari pomeriggi alla settimana, e il sabato mattina dalle 8.00 alle 12/13.00, gli spazi sono a disposizione per i piccoli gruppi di studenti –3 o 4 persone – che seguono il programma con costanza. Tenendo adesso anche una sorta di registro delle presenze, richiesto dal preside. È la stessa aula dove insegnano i veri prof al mattino, con la sua bella parete gialla pitturata di fresco. Un’altra iniziativa di questi ragazzi, che l’autunno scorso hanno ristrutturato la loro classe, grazie all’aiuto del vice-preside, che ha messo i materiali di tasca sua: «Era inguardabile, era proprio distrutta», spiegano. E così nel primo trimestre, quando ancora il progredire dell’anno scolastico non aveva diviso gli animi, il sabato mattina era stato dedicato a quello. Poi la classe prende una brutta piega. «Si stava sgretolando il rapporto umano tra compagni – spiega Tacchino –, questi ragazzi hanno fatto da collante e ripristinato una condizione ottimale: al di là del risultato didattico, dal punto di vista della relazione è perfetto».

Piccoli voti crescono

Tutti i professori sono contenti dell’iniziativa, spiega il coordinatore, che sottolinea come, a differenza di quanto era successo in un liceo romano arrivato alla ribalta delle cronache qualche mese fa per un’iniziativa simile, stimolata però dai professori, nel caso della IV AST genovese tutto sia partito dai ragazzi. E conferma che, anche dal punto di vista dei risultati accademici, le ripetizioni stanno dando dei buoni frutti. «Io in chimica sono passata dal 3 al 7 – racconta Silvia Villa –. I nostri compagni ci chiariscono le idee, perché ti parlano nello stesso linguaggio che parli tu. Poi però devi studiare a casa. In un certo senso sono più severi dei prof: ti dicono: “Se vieni per rompere, stattene a casa!” E i professori cercano di mettersi al passo: quella di matematica, per esempio, adesso per spiegare ci fa vedere i video su YouTube».

Bellissimi tappabuchi

Gli studenti-prof sopperiscono a quelli che sono i buchi dell’istituzione-scuola: fino a un paio d’anni fa al Giorgi, come in molti altri istituti scolastici che soffrono la medesima situazione, a partire dalla seconda metà dell’anno i corsi di recupero pomeridiani li facevano i professori veri. Il Consiglio di classe determinava le materie più «delicate», e venivano attivati i corsi. «Non ci sono più soldi nella scuola – spiega Tacchino –.In passato l’istituto pagava i professori per fare ciò che ora i ragazzi fanno come volontariato». Tacchino tiene un gettonatissimo laboratorio extrascolastico di teatro: a corso già avviato ha capito che l’istituto sarebbe stato in grado di pagargli 16 ore su 60. Il laboratorio va avanti. «Crediamo tantissimo che la scuola debba andare oltre la didattica e sposare la vita» racconta Tacchino. Chissà che, come una III ha copiato l’iniziativa della IV AST e adesso sta ridipingendo i muri della sua aula, altre classi copino anche l’iniziativa solidale degli studenti-prof. Dice Serena Garofalo, una delle allieve: «È bello il fatto che ognuno mette a disposizione quello che ha di suo per darlo agli altri». Bello. Bellissimo. Una bellissima lezione.