“Basta trabocchetti: dal prossimo anno cambierà il test Invalsi”

da La Stampa

“Basta trabocchetti: dal prossimo anno cambierà il test Invalsi”

La presidente: ma la valutazione è importante, deve restare
ANSA

Sono più di due milioni gli studenti che da oggi affronteranno le prove Invals

flavia amabile
ROMA

Mai più domande trabocchetto, mai più quiz inutilmente arzigogolati: la promessa è della presidente dell’Invalsi Anna Maria Ajello alla vigilia della nuova tornata di test che prendono il via da oggi coinvolgendo oltre due milioni di studenti fino a giugno. Gli ultimi a sostenere la prova saranno i ragazzi di terza media per i quali il test sarà prova d’esame.

Con i test Invalsi tornano anche le polemiche. Lei ha scritto ai docenti alla vigilia delle prove accennando allo sviluppo di pratiche didattiche più efficaci.

 

Che cosa vorrebbe cambiare?

«I test vengono rivisti regolarmente e cambiati perché, ad esempio, alcune formulazioni sono troppo complicate. Ho provato a leggere le domande del test di seconda elementare, in alcuni casi ho dovuto leggerle due volte prima di capire la domanda. Non è ammissibile».

 

Sono le domande-trabocchetto.

«Non si possono effettuare le prove sulla base di tranelli o furbizie. Non vanno rese più difficili i test ricorrendo a queste complicazioni».

 

Generazioni intere di futuri studenti la ringrazieranno. Renderà finalmente meno ostiche le domande?

«Sto già incontrando gli esperti per capire come all’interno del quadro delle indicazioni nazionali si possano mettere a punto delle prove ben fatte».

 

È una promessa? Dal prossimo anno quiz più semplici?

«Sì, è una promessa».

 

Resta l’opposizione dei sindacati. Oggi scioperano i Cobas contro quello che definiscono «l’insensato rito del quiz-indovinello».

«E’ vero che c’è sempre opposizione ai test ma è anche vero che si tratta di un’opposizione molto ridimensionata rispetto a quanto avveniva in passato. È anche vero che, se per quelli che hanno un po’ di anni come me, un tempo la valutazione nemmeno esisteva, ora, invece, si tratta di un tema di cui discutere, da modificare semmai, ma da cui non si prescinde. Non è un risultato banale ed è il frutto del lavoro di questi anni da parte anche degli insegnanti che si sono lasciati coinvolgere. Senza di loro questo sistema non starebbe in piedi, voglio sottolinearlo».

 

Non tutti sono convinti, però.

«Ma anche chi ha dei dubbi fa svolgere regolarmente le prove e molti di loro riescono anche ad usare i dati».

 

Il nodo è proprio questo: come vengono poi usati i dati?

«Chi sostiene che i test Invalsi servano a valutare gli insegnanti irrobustisce solo le critiche. Servono per valutare le competenze acquisite e per confrontare i dati in modo da mettere a punto indicatori per evidenziare il peso che le diverse variabili socio-economiche, socio-culturali e familiari possono avere nel determinare i risultati ottenuti» .

 

La ministra dell’Istruzione Stefania Giannini chiede il coinvolgimento dei dirigenti scolastici nella valutazione. Lei che ne pensa?

«In una buona scuola il dirigente spesso fa la differenza, ha una funzione fondamentale, insostituibile. Va definita meglio la valutazione del suo operato in base alle specificità della scuola. Si deve riuscire a valutare la quotidianità del suo lavoro, una quotidianità che deve essere chiaro però che è molto complessa».

 

C’è un’altra novità di cui si parla da anni, l’introduzione del test Invalsi all’ultimo anno delle superiori. A che punto siete?

«Siamo in una fase di sperimentazione tra proposte diverse. Siamo ancora in mare aperto, dobbiamo fare in modo che la comunità scientifica raggiunga un accordo. Ci sono ancora molti nodi da sciogliere: deve essere una prova di opere come avveniva negli istituti tecnici, o di competenza? Uguale per tutti o diversa in base agli indirizzi di studio? Vorrei che la discussione su come dovrà svolgersi la prova avvenisse sotto forma di dibattito pubblico».

 

I tempi?

«Di sicuro non brevi».