Non valuteremo i prof con i test

da ItaliaOggi

Non valuteremo i prof con i test

Il sottosegretario all’istruzione Reggi: pretestuose le polemiche contro le prove Invalsi

Alessandra Ricciardi

Invalsi, si parte. Da oggi e fino al 13 maggio si svolgono le prove nazionali di italiano e matematica per testare le capacità degli alunni delle elementari e delle medie, in un clima effervescente in cui alle proteste e agli scioperi dei docenti, contro il potenziale uso strumentale dei risultati, si associano le contestazioni degli studenti contro la scuola-quiz. «I docenti stiano tranquilli, non c’è nessuna intenzione di utilizzare i dati per valutare i prof.

E ai ragazzi dico di viverla con serenità, è solo un tassello di un rapporto con la scuola che è molto più ampio», dice Roberto Reggi, sottosegretario all’istruzione, con delega sulla valutazione. E, in merito al blocco della riforma dell’organico funzionale, Reggi lancia una stoccata al ministero dell’economia: «Non può limitarsi a rilevare sempre che ci sono problemi di copertura… Trovi piuttosto le soluzioni, attenendosi alle priorità politiche indicate dal premier Matteo Renzi. Di ragionieri non abbiamo bisogno».

 

Domanda. Anche quest’anno ci sono le prove Invalsi e c’è la protesta da parte dei docenti.

Risposta. Innanzitutto a nome del ministero ringrazio tutti gli insegnanti per il lavoro che fanno ogni giorno e per il ruolo fondamentale che rivestono anche in questa occasione. Però anche questa idea della protesta va ricondotta nelle sue più corrette dimensioni. Più del 70% delle scuole utilizza efficacemente i dati di dettaglio sugli esiti delle singole classi che forniamo loro. Sono pochissimi i docenti che protestano e non collaborano. Altro discorso per chi avanza critiche costruttive su specifici aspetti: di queste teniamo sempre conto e non a caso le prove Invalsi si adattano continuamente.

D. La valutazione del rendimento degli studenti sarà elemento per valutare anche i docenti? Le dichiarazioni del ministro sembrano andare in questa direzione.

R. Bisogna distinguere. Un conto è affermare, come ha fatto il ministro Stefania Giannini, che l’aumento della retribuzione dei docenti non può essere legato solo all’anzianità, e su questo anche io sono d’accordo. Un conto sostenere che lo strumento per valutare i docenti siano le prove Invalsi. Questa tesi, portata avanti in passato, non ci appartiene e non ha fondamento scientifico, dato che non possiamo dedurre dal solo uso dei dati delle prove altri aspetti che riguardano il funzionamento della scuola e tanto meno l’efficacia dell’insegnamento del singolo insegnante.

D. La valutazione potrà essere finalizzata anche a differenziare i finanziamenti alle scuole?

R. Per quel che riguarda il finanziamento alle scuole, dobbiamo intenderci: se dalle prove Invalsi scopriamo che in una determinata area geografica ci sono particolari ritardi in un determinato ambito, non trovo disdicevole concentrare le poche risorse economiche che abbiamo per l’aggiornamento dei docenti o per l’ammodernamento dei laboratori per colmare quei ritardi. Questo non vuol dire dare pagelle ai docenti, ma misurare gli andamenti per decidere come intervenire.

D. Cosa cambia con le prove di quest’anno?

R. Quest’anno le novità principali saranno tre. Si completa l’ancoraggio esplicito di tutte le domande delle prove Invalsi alle Indicazioni nazionali, fornendo così ai docenti utili strumenti di riflessione sui possibili usi didattici delle prove; non si fa la prova in prima media grazie all’affinamento del sistema informativo del ministero che consente la restituzione ai docenti delle medie dei risultati di V primaria. E poi sarà anticipata rispetto al passato la restituzione alle scuole delle prove: nel mese di settembre arriveranno i risultati, sia a livello di scuola sia di classe, per tutti. A ottobre alle sole scuole secondarie di secondo grado verranno dati riferimenti per singolo indirizzo di studio, favorendo così comparazioni più omogenee e maggiormente informative.

D. Alcune ricerche stanno cominciando ad evidenziare che le prove potrebbero non far venire fuori le effettive capacità dei ragazzi. Sono allo studio modifiche? E per matematica, che è la bestia nera dei ragazzi?

R. Sulla matematica, grazie all’impulso della nuova presidente dell’Invalsi, AnnaMaria Ajello, l’istituto ha iniziato un ragionamento specifico, che darà i primi risultati dal prossimo anno. Tutte le prove in generale misurano solo alcuni aspetti e per la matematica questo è particolarmente vero. Si dovrà trovare il modo di articolare maggiormente le prove, senza aumentarne eccessivamente il numero per non appesantire l’impegno dei ragazzi, in particolare nella scuola primaria.

D. Ce la farete a far partire a settembre il più complessivo sistema nazionale di valutazione?

R. Sì, sarà così effettivamente possibile la valutazione analitica delle scuole, grazie al mix di autovalutazione, valutazione esterna e piano di miglioramento. Fino ad oggi le prove Invalsi hanno rappresentato l’unico elemento di valutazione del sistema, ma così non può essere, visto che misurano solo i risultati in matematica e lingua. Con Snv affianchiamo elementi diversi e tutti importanti e ciò renderà ancora più evidente la funzione di induzione del miglioramento che si attribuisce alla valutazione. L’auspicio è che alle polemiche si risponda col miglioramento progressivo della scuola. Una scuola che migliora se stessa è una scuola più equa, più attenta agli ultimi e svolge pienamente la sua funzione di ascensore sociale.

D. I genitori potranno sapere il livello dei risultati di una scuola? Ad oggi le scuole non sono tenute a pubblicarli e quasi mai lo fanno soprattutto quando i risultati non sono granché.

R. Sono convinto che i genitori, gli studenti e ancor di più i dirigenti scolastici conoscono bene il livello degli insegnanti di ogni scuola a prescindere dalla pubblicazione o meno dei risultati di una prova seppure importante. Come spesso accade nelle battaglie ideologiche si perde di vista l’essenza delle cose per concentrarsi sui simboli: la classifica delle scuole, la pagella ai docenti… La cosa importante invece è che lo Stato ha il dovere di valutare i docenti e i dirigenti scolastici e che questi hanno il diritto ad essere valutati. Solo così potremo investire dove serve e le scuole potranno avviare i processi di miglioramento quando serve.

D. Ma lei da genitore non vorrebbe sapere la pagella della scuola dei suoi figli?

R. Le dico che sono molto più interessato a conoscere quali azioni la scuola dei miei figli vuole intraprendere per migliorarsi piuttosto che come si colloca nel ranking degli istituti della provincia. Da persona con responsabilità di governo invece le dico che è fondamentale che una cultura della valutazione si affermi nella scuola. Ma nei ritardi che scontiamo oggi ha responsabilità identiche sia chi si oppone, facendo leva sulla paura dei colleghi e sulla difesa corporativa di un modello di scuola che non esiste più, sia chi quelle paure ha alimentato minacciando sfaceli e non facendo nulla in concreto. Con la messa a regime del Sistema Nazionale di Valutazione porteremo il dibattito fuori dalla disputa ideologica, togliendo alibi a chi non vuole che le cose cambino e a chi non interessa il miglioramento della scuola italiana.

D. Lei ha avuto dal ministro Giannini deleghe di peso, infanzia, scuola primaria e secondaria, valutazione, reclutamento… Quale riforma mette in testa alle priorità?

R. Sulla scuola si deve lavorare a 360. Per esempio i servizi per l’infanzia, vorrei che fossero estesi a tutti. Da sindaco so quanto sia importante per le mamme che lavorano e per i bambini. Poi c’è tutto il tema della stabilizzazione dei docenti che deve essere legata a una programmazione triennale dei fabbisogni. Per il 2014/2015 ci saranno 29 mila nuove assunzioni, di cui 15 mila prof per il sostegno. Stiamo poi lavorando perché con l’istituto dell’organico funzionale si esca da una logica emergenziale, mettendo le scuole nelle condizioni di programmare le attività.

D. Con quali coperture? Sull’organico funzionale il mef ha detto più volte di no.

R. L’Economia deve essere coerente con le scelte politiche auspicate dal premier Renzi, non può bloccare lo sviluppo del paese quando la scuola è chiaramente indicata tra i punti programmatici chiave. Al Mef devono trovare la soluzione al problema finanziario, di ragionieri che si limitano a dire che non si può fare non abbiamo bisogno.

D. In queste settimane migliaia di docenti sono impazziti per aggiornare il loro punteggio in graduatoria, il sistema informatico del Miur non regge. Non le pare che per un governo che spinge sull’efficienza della pubblica amministrazione non sia un buon segnale?

R. Non è accettabile che il sistema non regga il flusso di domande, che si debba lavorare in una situazione di difficoltà permanente. Noi siamo arrivati da poche settimane, stiamo cercando di capire il perché dei problemi e le responsabilità, utilizzando tutti gli strumenti che i contratti di gestione ci danno. La scuola 2.0 non può permettersi queste cadute.