Valutazione. La guerra ai test tra ideologia e utopia

da tuttoscuola.com

Valutazione. La guerra ai test tra ideologia e utopia

Quali sono le ragioni che hanno indotto una parte del sindacalismo autonomo di base, Cobas e Unicobas, a fare la guerra ai test Invalsi, fino a proclamare uno sciopero (finora con scarso successo, peraltro, salve rare eccezioni) per impedirne la somministrazione?

Prendiamo per esempio, tra i tanti proclami anti-Invalsi, il ‘Manifesto’ dei Cobas di Savona, nel quale si legge che “L’Invalsi, strumento delle politiche  di privatizzazione della scuola della repubblica, promuove gli obiettivi del mercato: selezione, merito individuale, competizione”.

E ancora “L’Invalsi è nato vent’anni fa insieme ai piani di demolizione della Scuola garantita dalla Costituzione, perseguendo il progetto eversivo del libero mercato dell’Istruzione, a vantaggio dell’istruzione privatizzata”.

A parte l’imprecisione sulla data di nascita dell’Invalsi, che ha assunto questa denominazione nel 1999 (ministro Berlinguer), subentrando al Cede (Centro Europeo dell’Educazione) in quasi tutti gli aspetti (sede di Frascati, personale, organizzazione), sembra davvero difficile attribuire tali propositi ai governi di centro-sinistra di quel periodo (Prodi, D’Alema, Amato, con Berlinguer e De Mauro al Miur). E per la verità accuse del genere non sembrano fondate neppure se riferite al successivo governo Berlusconi-Moratti, che non ha certo utilizzato gli spazi aperti sul piano giuridico da Berlinguer con la legge sulla parità (n. 62/2000) per effettuare operazioni di sostegno economico alla scuola non statale. Anzi, i primi guai (e tagli) per le scuole paritarie risalgono al ministro dell’economia del tempo, Giulio Tremonti.

Cobas, Unicobas e comitati vari ‘per la scuola della Repubblica’ veleggiano in realtà tra l’utopia di una scuola statale in grado, essa sola e da sola, di garantire il carattere democratico dell’istruzione, e una lettura tutta ideologica della valutazione di sistema, che sarebbe non al servizio delle scuole e dei policy makers ma di occulti poteri economici sovranazionali.