Giannini: «Si andrà a scuola a cinque anni. Al liceo, un anno all’estero»

da Corriere.it

LA VISITA AL LEONE XIII

Giannini: «Si andrà a scuola a cinque anni. Al liceo, un anno all’estero»

Il ministro dubbioso su il liceo abbreviato: «Allora meglio iniziare prima le elementari». Sulle paritarie: bisogna fare di più per sostenerle.

di Alessandra Dal Monte

«Il liceo quadriennale? È una possibilità, ma deve essere pensato all’interno di un riordino complessivo delle scuole superiori. Perché se l’obiettivo è solo quello di far iscrivere i ragazzi all’università un anno prima, allora perché non mandarli alle elementari a 5 anni?». Così, ieri, il ministro all’Istruzione Stefania Giannini ha risposto a una domanda del pubblico durante una visita al Leone XIII di Milano, scuola paritaria di impronta gesuita. Il ministro ha poi aggiunto che le sperimentazioni di liceo quadriennale già attive in Italia continueranno, e che lei stessa deve approfondire meglio il tema perché ancora non se ne è occupata in modo sistematico. Di certo c’è che un eventuale accorciamento del liceo non può essere visto come mera scorciatoia per iniziare l’università a 18 anni. «Bisogna ragionarci bene».

L’Invalsi si integra ma non si abolisce

Il ministro ha poi risposto a una domanda sui tanto contestati test Invalsi: «Io non sono per fermarli – ha detto Giannini – Anche se sicuramente vanno perfezionati. Ci sono delle criticità, come per esempio il fatto che questi test non tengono in considerazione gli studenti con problemi di apprendimento. E poi gli Invalsi non possono essere l’unico strumento di valutazione del sistema scolastico: misurano solo la preparazione degli studenti e solo da un punto di vista quantitativo, senza tenere conto degli aspetti qualitativi. Devono essere affiancati da altri strumenti che restituiscano una valutazione globale delle scuole». Il ministro ha parlato anche del rapporto tra scuole statali e scuole paritarie: «Serve un sistema integrato, composto da entrambi gli istituti, per dare alle famiglie la possibilità di scegliere il percorso educativo dei propri figli. Purtroppo in Italia la struttura del pregiudizio sulle scuole paritarie è più forte della cultura del giudizio, per questo c’è ancora tanta polemica sugli istituti privati. Ma deve essere chiaro che anche queste scuole fanno servizio pubblico: pubblico non significa gestito dallo Stato, ma a favore della comunità». Nel concreto, quindi, il ministro ha annunciato a breve una conferenza Stato-Regioni per richiamare le Regioni al sostegno delle scuole paritarie e ha ribadito la necessità di applicare la legge Berlinguer del 2000 (che prevedeva un sostegno per questi istituti).

«Andate all’estero ma poi tornate a finire gli studi»

Il ministro Giannini ha poi fatto una riflessione sulla situazione scolastica in Italia. «C’è sicuramente una crisi della dimensione culturale ed etica della scuola, che non è più un fattore di mobilità sociale, è fragile dal punto di vista della formazione umana ed è debole nell’opera di integrazione ed inclusione. La scuola italiana non rende tutti uguali, basti pensare che i problemi di apprendimento sono sempre concentrati tra i gruppi di alunni stranieri. Ma al di là di queste fragilità, dal punto di vista tecnico, la scuola italiana sta dimostrando di saper fornire nuove competenze senza rinunciare a trasmettere la conoscenza. Quindi ai ragazzi italiani dico di andare pure all’estero durante le superiori e l’università, perché la mobilità è importante, ma di completare la formazione in Italia perché l’istruzione nazionale è molto valida». La conclusione del ministro ha riguardato il suo progetto di scuola: «Lavorerò per creare una scuola integrata, autonoma, responsabile, valutabile ma anche aperta. Aperta alla comunità, negli spazi e nei contenuti».