Le vacanze troppo lunghe fanno male all’apprendimento

da tecnicadellascuola.it

Le vacanze troppo lunghe fanno male all’apprendimento

Pasquale Almirante

Si chiama “Summer Learning Loss”, la perdita di apprendimento durante le vacanze estive che in Italia sono le più lunghe d’Europa. E l’università La Sapienza studia il fenomeno partendo dalle ricerche Usa

Il Corriere della Sera riporta quanto un Dottorato di ricerca presso l’università La Sapienza di Roma ha messo in luce e cioè che la povertà ancora una volta fa la differenza anche al rientro a scuola dopo le vacanze estive. In pratica diverse ricerche svolte in USA hanno mostrato che il divario nei livelli di abilità linguistiche tra studenti aumenta dopo la pausa estiva per causa di mancate esperienze significative per l’apprendimento. Emergerebbe in altre parole, sulla base di studi sul “Summer Learning Loss” (SLL), che la perdita di apprendimento dopo l’estate colpisce in particolare gli studenti con un background disagiato oppure chi frequenta durante l’estate ambienti poveri di stimoli. La conclusione dello studio dimostra che se si confrontano i livelli alla fine di un anno e dopo l’estate si osserva che gli studenti con un reddito basso presentano un miglioramento notevole alla fine di ogni anno, paragonabile a quello ottenuto dai compagni con alto reddito, ma questi ultimi sono gli unici a registrare anche un miglioramento dopo ogni estate. E’ chiaro che gli studenti con disagio sociale finiscono per rimanere molto più indietro rispetto ai compagni più fortunati proprio per gli effetti delle pause estive e, anche se durante l’anno il gap fra i due gruppi tende a ricomporsi, ciò non basta a riequilibrare le differenze crescenti negli anni. 
 

Riassumendo: il gap tra studenti può essere spiegato sia dalle “differenti occasioni di apprendimento durante l’estate, che dalle iniziali differenze” legate al background e “l’accumulo delle perdite estive pesa anche sulla scelta di proseguire gli studi”. 

 Ma riesce la scuola a “riequilibrare”? 
Sembra di sì perché gli studenti che vivono in condizione di disagio dopo un anno di scuola riescono a ridurre il gap con i compagni rilevato dopo l’estate, dimostrando che le scuole riescono a temperare l’iniquità socio-economica. È alla luce di queste indagini,riporta il Corriere, e delle note difficoltà della scuola italiana (dati PISA) circa il saper ridurre le iniquità sociali che è stata colta la sfida di verificare se anche nel contesto scolastico italiano si verifichi il fenomeno SLL, avviando una ricerca di dottorato in Pedagogia Sperimentale e inserendo tale studio nel più ampio quadro della ricerca sull’“equità scolastica”, stimolando una riflessione sui compiti estivi e sulla necessità di riprogrammare le attività a inizio del nuovo anno scolastico.