Che fa il prof alla sua prima esperienza agli esami di stato?

da tecnicadellascuola.it

Che fa il prof alla sua prima esperienza agli esami di stato?

P.A.

Che succede quando nella commissione degli esami di stato un commissario, e anche più d’uno, è alla sua prima esperienza? È un po’ come mandare in nazionale un giocatore che non ha mai fatto neanche le coppe europee. Lo rivela l’Ansa

Giovane e forte, sì, ma senza quel bagaglio di esperienza da sfoderare nei momenti più critici. Che cosa significa? Che il prof giovane è fresco di studi e quindi molto preparato dal punto di vista didattico e se dal punto di vista anagrafico ha meno anni rispetto al resto della commissione, sente meno la stanchezza e può tirare avanti i lavori con minore affanno. Però non gli è mai capitato di gestire un blocco emotivo o uno sfogo da ansia, di dover riconoscere uno studente timido da uno apparentemente impreparato. Insomma, è sveglio ma conosce meno il mondo della scuola.
Giovane e dall’aspetto simpatico, a volte capita anche che voglia apparire più vicino al mondo dei ragazzi di quanto non sia in realtà. Potrebbe avere un approccio confidenziale e scherzoso ma non bisogna dimenticare mai che dovrà comunque esaminare: rispetto e distanza, quindi, non guastano anche perché di fatto non è un amico. O, almeno, non più di quanto non lo sarebbe un prof interno più datato.
Non solo difetti, il prof giovane al suo debutto alla maturità può capire meglio i maturandi di tanti altri commissari esterni. Perché? Perché in fondo anche per lui si tratta di un esame da sostenere e, quindi , da superare: la tensione della maturità, con la paura di sbagliare, c’è anche per loro. Probabilmente la sentono anche i prof di lunga esperienza, figuriamoci i più giovani. La maturità infatti è un banco di prova per tutti e i docenti vogliono superarla al meglio. Senza intoppi né incomprensioni. Per un giovane prof, quindi, la prima volta alla maturità da commissario esterno è comunque una prova da sostenere. Tutti sulla stessa barca