Bocciare è il contrario dell’educare

BOCCIARE è IL CONTRARIO DELL’EDUCARE

di Umberto Tenuta

CANTO 159 BOCCIARE è IL VENIR MENO ALLA PROPRIA FUNZIONE DI EDUCARE. DIMOSTRAZIONE LOGICA.

 

Ho gradito molto tutti gli appassionati commenti al Canto DOCENTI NON BOCCIATEVI, sia quelli sfavorevoli che quelli favorevoli.

I primi mi hanno aiutato a riflettere ancora sulla spinosa problematica.

I secondi mi hanno confortato nella mia logica.

Ho fatto ricorso anche alla mozione del cuore, ma non c’è stato verso di convincere i fautori della bocciatura.

E, siccome al cuore non si comanda, ritorno alla logica che dovrebbe essere la caratteristica fondante della persona umana: individua substantia rationalis naturae.

Cosa dice la LOGICA?

Il bambino nasce immaturo, prematuro.

Prematuramente!

Aveva bisogno di restare fino a diciotto anni nel grembo materno.

Ma il grembo materno era troppo piccolo per contenerlo!

Ed allora madre Natura si è inventato un altro grembo.

Il grembo del SISTEMA FORMATIVO INTEGRATO, del quale la Scuola è promotrice e coordinatrice.

È nel Sistema formativo integrato che il prematuro figlio di donna diventa individua substantia rationalis naturae.

Rationalis naturae!

Non nasce razionale, non sa ragionare, non sa governarsi da solo, non è autonomo.

Ha bisogno del suo Virgilio.

Del Virgilio che lo faccia divenir delle cose umane esperto.

Tratto t’ho qui con ingegno e con arte;

lo tuo piacere omai prendi per duce;

fuor se’ de l’erte vie, fuor se’ de l’arte. […]

 

Non aspettar mio dir più né mio cenno;

libero, dritto e sano è tuo arbitrio,

e fallo fora non fare a suo senno:

per ch’io te sovra te corono e mitrio».

 

Ecco, il Maestro finalmente corona e mitria sovra sé l’alunno.

Prima da solo non sapeva andare, non sapeva come e dove andare.

Virgilio non respinge Dante.

Non lo abbandona perché non può fidare sulle sue capacità di andare da solo.

Né Virgilio pensa minimamente di farsi sostituire, lui che il Poeta chiama lo mio Maestro e lo mio Autore:

Tu se’ lo mio maestro e ‘l mio autore,

tu se’ solo colui da cu’ io tolsi

lo bello stilo che m’ha fatto onore.

Virgilio sa che da solo Dante non ce la fa e se ne assume la responsabilità.

Non lo respinge.

Non lo rifiuta.

Il Maestro non può venir meno al compito che ha scelto di assumere quando ha assunto servizio, quando ha accettato il compito di educare i giovani.

I giovani non sono capaci di fare da soli.

Hanno bisogno del loro Virgilio.

E Virgilio non può abdicare al suo compito se non rinunciando al suo ruolo, rinunciando a fare il maestro, l’educatore.

Non lo fa, non lo può fare, per impegno professionale assunto, al quale non può venir meno, pena l’abdicazione al suo ruolo.

E non lo fa anche per orgoglio professionale, se ha stima di sé, se merita la stima di chi sta innanzi ai suoi occhi.

Se riconosce di non meritare stima, ha il dovere morale di dimettersi.

Il medico onesto dice: “Io non so, andate da qualche collega più bravo di me, io rinuncio”.

…Ma l’alunno respinto ha un’altra chance!

Il danno e la beffa.

Le ho fatte tutte, ho fatto tutti i tentativi possibili e tu non ha appreso!

Tutti?

Ed allora, non ce ne sono altri!

Lo crede bene il giovane.

Me lo ha detto il Maestro.

Io non ho più chances.

Per me è finita.

È la fine!

Non mi resta che cercare altrove.

Nella…

Aveva bisogno di voi, e lo avete rifiutato!

Vi ha implorato col suo pianto, e non lo avete ascoltato…

E lo ricordo ancora, nell’aula seminterrata, esposta a Nord, la professoressa di Francese che non mi ha asciugato una lacrima, ed erano tante le mie lacrime, lacrime a dirotto, a singhiozzo!

Ma tu ce l’hai fatta, e bene, poi!

E sì, sono stato fortunato a incontrare un vero Maestro che mi ha guardato negli occhi e ha detto a mio Padre: “Vostro figlio è un ragazzo intelligente!”

Ah, se me lo avessero detto prima!

Io gli ho creduto.

Ed ho bruciato le tappe!

Ma i miei compagni dispersi?

La Dispersione scolastica.

La scuola che mortifica i suoi figli.

La Scuola che respinge i suoi figli.

La scuola che li abbandona.

La lotta alla Dispersione scolastica!

Ma non scherziamo.

Dove nasce la dispersione scolastica?

Ce lo ha insegnato Carlo Lorenzini.

Pinocchio si vende l’Abecedario!

 

Avvocato delle cause perse, io?

Sì.

Ma io non prendo uno stipendio!