Gap tra docenti e nativi digitali

GAP TRA DOCENTI E NATIVI DIGITALI di Umberto Tenuta

CANTO 172 se abbiamo i livelli di abbandono più alti d’Europa è anche perché si sta allargando il gap tra docenti e nativi digitali

Sinite parvulos venire ad me (Matteo, 10, 14)

…”Ma se abbiamo i livelli di abbandono più alti d’Europa è anche perché la scuola si allontana sempre più dagli studenti, non parla il loro linguaggio- spiega Linda Lanzillotta, presidente di Glocus – Dobbiamo mettere in atto una serie di politiche perché si sviluppi una consapevolezza nuova: e considerare finalmente gli strumenti digitali parte dei servizi essenziali della scuola, come l’acqua e la luce. Serve un salto di qualità nel metodo d’insegnamento, perché si sta allargando il gap tra docenti e nativi digitali”. (http://www.orizzontescuola.it/docenti-senza-formazione-digitale-si-allontanano-sempre-pi-dai-loro-alunni)

 

Certamente!

Ma, attenzione, la distanza è anche quella tra la cattedra e il banco in fondo all’aula.

E il banco della prima fila di tre banchi biposti.

La distanza è anche quella tra la LIM ed i libri di testo sui banchi.

Ma, Signori, la distanza è anche quella tra il Tablet del docente ed i tablet degli studenti seduti nei banchi biposti.

Ed allora?

<<Serve un salto di qualità nel metodo d’insegnamento>>!

Scoppio dalla gioia, mi domando:

“E qual è questo salto?”

−Oddio, l’assalto al digitale!

−Calma, Signori miei!

L’assalto c’è già stato. Lo hanno fatto i giovani. Lo hanno fatto da soli, all’insaputa della scuola e dei genitori.

Ma, come per chiari segni vedete, non è bastato!

−Forse perchè non lo hanno fatto, questo salto, anche i docenti?

Ma, non vedete che anche i docenti nelle borsette e nei borselli lo smartphone lo hanno tutti, ed anche l’ipad!

Insomma, allora distanza non c’è!

Pari siam.

Pari sono docenti e studenti!

Credevo di essere stato chiaro in tanti miei Canti, ma prendo atto che non lo sono stato.

Chiedo scuse, e mi ripeto.

Abbiate la bontà di ri-ascoltarmi!

Nella mia pedanteria.

Le mani servono per fare dolci carezze.

La mani servono per strangolare.

Così il DIGITALE.

Lo puoi usare per riascoltare la lezione del docente e per rivedere le mappe concettuali della LIM.

E non ti serve.

O ti serve ben poco!

SE ACOLTO, DIMENTICO.

SE VEDO RICORDO.

Eugenio, il mio compagno sanfilese, leggeva una sola volta le quattro pagine di Storia e con la sua memoria eidetica le ricordava come se fossero dinnanzi agli occhi, quando il Professore lo interrogava e sempre dieci gli scriveva sul Registro di carta scura riciclata.

SE FACCIO CAPISCO.

VERUM ET FACTUM CONVERTUNTUR

Lontane vecchie rimembranze!

Ma

Piaget: <<L’intelligenza è un sistema di operazioni… L’operazione non è altro che azione: un’azione reale, ma interiorizzata, divenuta reversibile. Perché il bambino giunga a combinare delle operazioni, si tratti di operazioni numeriche o di operazioni spaziali, è necessario che abbia manipolato, è necessario che abbia agito, sperimentato non solo su disegni ma su un materiale reale, su oggetti fisici…>>[1]

Non basta?

Bruner

<<Se è vero che l’abituale decorso dello sviluppo intellettuale procede dalla rappresentazione attiva, attraverso quella iconica, alla rappresentazione sim-bolica della realtà, è probabile che la migliore progressione possibile seguirà la stessa direzione>>[2]

Ancora non basta!

Manca il Digitale.

<<Emblematicamente, nel Programma di Matematica del 1985 per la scuola elementare si legge: «Nel conseguimento dei diversi obiettivi è importante procedere in modo costruttivo e significativo, fornendo agli alunni una adeguata base manipolatoria e rappresentativa. Ciascun alunno va messo in condizione di utilizzare, inizialmente, materiali diversi, comuni o strutturati, che forniscano adeguati modelli dei concetti matematici implicati nelle varie procedure operative……

Tuttavia è importante che egli si distacchi, ad un certo punto, dalla manipolazione dei materiali stessi per arrivare ad utilizzare soltanto le relative rappresentazioni mentali nella esecu­zione e nella interpretazione dei compiti a lui assegnati.

Il passaggio dall’esperienza alla rappresentazione e quindi alla formalizzazione può avvenire muovendo dalle situazioni più varie; fra di esse un ruolo importante hanno le più naturali e spontanee: quelle di gioco».[3]

Tutto chiaro, ora?

No, forse è più chiaro se aggiungiamo Problem solving, Cooperative Learning.

E perchè no?

Team Teaching!

 

Oddio!

Ma allora non bastano i Tablet gratuitamente forniti dalla scuola ad ogni studente?

E no, Signori!

Il coltello…

Puoi usare il Tablet per leggere le pagine dei libri di testo digitali.

E serve ben poco.

Ma puoi usare il Tablet −magari 3D, magari con la realtà aumentata− e prendere quattro belle ciliegie di Bracigliano, tu per tre volte ed io per cinque volte!

E tu pensi che così Mena dimentichi la tavola pitagorica del QUATTRO?

E tu pensi che così Mena non abbia compreso il metodo per apprendere anche le altre tabelline, ed altro ancora?

E tu pensi che così Mena non abbia fatto pace con la maledetta Tavola di faggio costruita da quello strambo di Pitagora?

E tu pensi proprio che Mena sia così egocentrica da non partecipare questa sua scoperta all’amichetto Alberto?

Suvvia, è così bello giocare assieme!

Nell’aula svuotata dei banchi.

 

Un bel metodo questo?

Questo?

Sì!

 

Pubblicato in

http://www.edscuola.it/dida.html

 

 

[1] PIAGET J., Avviamento al calcolo, la Nuova Italia, Firenze, 1956, p. 31.

[2] BRUNER J.S., Verso una teoria dell’ístruzione, Arnando, Roma, 1967, p. 85.

[3] UMBERTO TENUTA, Quarta rappresentazione. http://www.disced.unisa.it/ava/u__tenuta_quarta_rappresentazione.htm