Giovani anche troppo istruiti

da ItaliaOggi

Giovani anche troppo istruiti

Il 34% dei 15-34enni accetta un lavoro a bassa qualifica

Emanuela Micucci

E poi li chiamano bamboccioni o gli etichettano come neet. Ma il 34,2% dei 15-34enni italiani accetta un lavoro che richiede un titolo di studio inferiore a quello posseduto. Pur di avere un’occupazione. Lavoratori sovraistruiti causa crisi fotografati dall’Istat nel Rapporto annuale 2014 (www.istat.it). Nel mercato del lavoro italiano la sovraistruzione interessa oltre 4,8 milioni di occupati, il 22%. Un fenomeno in crescita rispetto al periodo pre-crisi: il 23% in più rispetto al 2007. I più colpiti gli under 34, appunto, e gli stranieri (40,9%). Elevata tra le donne: è sovraistruito un terzo delle lavoratrici, il 25,3%, contro il 21,2% degli uomini.

Il 31% degli occupati sovraistruiti si concentra nel grande gruppo professionale dei servizi e del commercio, il 17,5% in quello delle professioni non qualificate, il 15% in quelle tecniche e il 12,4% tra artigiani, operai specializzati e agricoltori. Il 21,5% riguarda imprenditori, alta dirigenza, legislatori, solo il 2% professioni intellettuali, scientifiche e di elevata specializzazione. Se il titolo di studio è un paracadute in tempo di crisi del mercato, tanto che nel periodo 2008-2013 l’occupazione dei laureati è salita del 12,3% (+443mila unità), un’analisi più dettagliata delle caratteristiche dei lavoratori più istruiti mette in luce una scarsa valorizzazione delle loro competenze; infatti, sale del 30% il numero di laureati che accettano impieghi meno qualificati, contro un +8,6% di quelli che svolgono professioni che richiedono skill elevati. e inferiori a quelle possedute. Un fenomeno insidioso che «può intrappolare i lavoratori per un lungo periodo in attività insoddisfacenti, che non sfruttano appieno il loro potenziale e che per questo possono portare ad un’obsolescenza delle competenze inizialmente possedute», commenta l’Istat, «la maggiore forza in termini di occupabilità dei soggetti più competenti si traduce in una incapacità del sistema economico nel mettere pienamente a frutto le competenze disponibili». Il profilo del sovraistruito delineato dall’Istat vede a rischio le donne e i più giovani da un punto di vista sia anagrafico, 15-24 anni, sia lavorativo, con una durata dell’attuale lavoro inferiore a 2 anni. Più propensi alla sovraistruzione gli occupati del Nord e del Centro rispetto a quelli del Sud. Tra i diplomati gli uomini sono i più esposti e, contrariamente ai laureati, il fenomeno è meno rilevante al Nord e al Centro. Maggiore probabilità di sovraistruzione per i diplomati autonomi e con contratto a tempo determinato, l’opposto del rischio per i laureati, maggiore per quelli a tempo indeterminato. «Tale segnale – commenta l’Istat – indica che i laureati sono probabilmente propensi a privilegiare un lavoro che offre migliori prospettive di stabilità, sebbene non garantisca un adeguato utilizzo delle competenze acquisite».

I laureati in scienze sociali e umanistiche e quelli in scienze economiche e statistiche sono i più penalizzati, avendo un rischio sovraistruzione superiore del 25% quello dei laureati in scienze mediche e infermieristiche.